CINEMA: La grande bellezza

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 6 al Cinema Diana a Savona
La grande bellezza

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala 6 al Cinema Diana a Savona
La grande bellezza

Regia: Paolo Sorrentino

 Titolo originale: La grande bellezza
 
Nazione e Anno: Italia, 2013
Genere: Drammatico
Durata: 142 minuti
 
Cast: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Piero Gimondo, Isabella Ferrari, Serena Grandi, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Giulia Di Quilio
 
Distribuzione: Medusa
 
Produzione: Indigo Film
Recensione di Biagio Giordano
In proiezione alla sala 6 del cinema Diana, Savona
La grande bellezza è un film di raro splendore figurativo, animato da un ritmo  narrativo avvincente, senza soste, che lo pone indubbiamente sopra le righe rispetto ai più convenzionali stili letterari cinematografici, anche internazionali. Nell’ambito della storia del cinema italiano questo film merita un posto di onore per innovazione stilistica e originalità dei contenuti, espressi quest’ultimi con un giusto equilibrio tra investigazione sulla verità di costume di un’epoca e di una città e ricerca dello spettacolo puro fine a se stesso.

Un misterioso pathos trasmesso dagli attori principali  nei personaggi ne accentua la bellezza.

Il film è diretto magistralmente da Paolo Sorrentino,  il cui coraggio per aver voluto costruire dei personaggi di età matura, va molto apprezzato,  l’età avanzata nel cinema, inteso quest’ultimo almeno in parte  come fabbrica dei sogni, non ha quasi mai funzionato bene, i film dove essa compare subiscono una perdita estetica e di incassi anche notevole, seppur, in certi casi,  sotto l’aspetto dello spessore culturale, possono avere un certo valore ed essere apprezzati in ambiti diversi.


Ma Sorrentino accetta questa sfida storica, e punta decisamente su un pubblico di massa, con un film di anziani. Lo fa con arguzia , compiendo un’operazione-offerta caratterizzata da una trasversalità generazionale di scene che può portare a  un buon successo di pubblico.

Per quello che vuole esprimere di stilisticamente nuovo nel film l’età avanzata a Sorrentino gli sta più che bene, infatti in questo caso nonostante essa sembri per cattiva abitudine, per chi non ha visto il film  o per chi assiste alla primissima parte, un limite essa lungo lo scorrere verso il finale della narrazione si rivela invece una componente preziosa, di una più ampia e felice composizione del quadro filmico.

Un po’ paradossalmente, grazie ad una sceneggiatura  opportunamente studiata per un suo preciso voluto effetto d’insieme, l’età avanzata mette ben in risalto proprio la vita, attraversando  le maggiori intensità dei vissuti dei personaggi e soffermandovisi. Ciò  arricchisce straordinariamente il film di vivacità ed energia a impronta  giovanile.

Nella storia trattata la memoria ha un peso notevole, i personaggi hanno un frequente legame visivo con i ricordi, i quali entrano in un contrasto d’epoca con il presente del tutto nuovo nel cinema  esaltando l’ evocazione dell’immagine psichica, dando allo spettatore con il  flash back,  temporalmente emesso ad arte, una comunicatività particolare, eccezionalmente penetrante.

I personaggi seducono nonostante l’età, e questo proprio perché il loro  cammino nel viale del tramonto è psicologicamente comunicato, esplicitato in varie profondità d’immagini giovanili che per come sono espresse celebrano il desiderio, risultando radicate in un  passato sostanziato da passioni ed enigmi.

 

 

A Cannes 2013 la pellicola, seppur applaudita calorosamente dal pubblico è stata del tutto  incompresa dalla giuria che si è orientata  verso film interpretati da giovani con contenuti problematici sul diverso di forte  ritorno d’attualità, come il lesbismo che evoca la questione sociale e istituzionale molto seria  dell’amore libero ancora fortemente ostacolato in tutto il mondo occidentale da estesi e fortemente radicati pregiudizi.

Nel film La vita di Adele di Abdellatif Kechiche vincitore della Palma d’oro a Cannes come opera migliore, la pellicola  narra  una storia ricca di passioni  lesbiche nate tra una studentessa adolescente e una pittrice dai capelli bleu.

La grande bellezza  per l’insuccesso a Cannes  lascia delusi e un po’ perplessi, pur avendo ciò, almeno in parte,  una spiegazione oggettiva che è anche di un certo conforto.

Da una parte infatti  ha pesato sul giudizio l’assenza di un giurato italiano nella commissione d’esame, qualcuno cioè che mettesse  in risalto sostenendolo a spada tratta il valore estetico del film preso nel suo insieme, sottolineando perciò la funzione scenica dei numerosi personaggi anziani che solo apparentemente  si svolge a tutto campo,  ciò avrebbe messo in evidenza l’alto valore espressivo della sceneggiatura  e la sua attenzione alla vita più che  alla decadenza, e dall’altra ha pesato il fatto di aver affidato la Presidenza della giuria   di Cannes a S. Spielberg  (Lo squalo, Salvate il soldato Ryan)   che è  noto soprattutto per la sua bravura nell’industria cinematografica spettacolare ma che non ha mai  capito fino in fondo il valore estetico e culturale dei film italiani d’autore, sia passati, sia presenti, e in progetto, ne fa fede tra l’altro il fatto che  in nessun caso ha fatto omaggio nei suoi film di un  codice visivo italiano (cioè riproduzioni di scene madri simili), cosa rara nella storia del cinema, ciò  fa pensare che Spielberg sia pervaso da una sorta di pregiudizio, forse inconscio, verso la creatività cinematografica italiana.


La grande bellezza di Paolo Sorrentino  ha un valore artistico inestimabile che verrà probabilmente pienamente riconosciuto solo con il passare degli anni, quando il film diventerà  vintage, lasciando stupite le generazioni cinefile future per l’originalità e la bravura figurativa dell’opera.

Giustamente il film vuole essere ambizioso,  non tanto per una  eccessiva, narcisistica valutazione del film  fatta in positivo  da parte di Sorrentino e dei suoi produttori,  magari per propagandare meglio il film, quanto per  la sua riuscita comunicatività al pubblico con contenuti  di altissima ispirazione artistica costituiti dal tessuto del pathos delle origini cinematografiche, oggi raro.

E’ qualcosa che  pervade da tempo Sorrentino portandolo a realizzare opere speciali, che sente in modo particolare, aspetto questo che ricorda per potenza espressiva dell’autore certi film del neorealismo.

Il film avrà a breve altri esami, partecipando a  concorsi internazionali.

  BIAGIO GIORDANO
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