Cinema: La brava moglie
La brava moglie, 2020, di Martin Provost, con Juliette Binoche, Marie Zabu Kovac, Annamaria Vartolomei, genere commedia, Francia
Commento con spoiler
Film ambientato nel ’68, alla vigilia della forte scossa innovativa sul costume e la politica proveniente dai movimenti studenteschi, femministi, e dalle fabbriche, in Italia e in Francia nonché negli Stati Uniti.
Il film consiste in una commedia raffinata (ma con uno sfondo ironico-sarcastico più rude) ambientata in quell’epoca, realizzata scegliendo, per poter esprimersi al meglio, una forma del tutto metaforizzante.
Tutto ciò avviene all’interno di un severo istituto economico-educativo per ragazze, (di impronta religiosa), dove si insegna a diventare brave mogli al completo servizio del marito e delle istituzioni maschiliste sulla base di una subcultura già esistente.
Il gruppo di ragazze via via si ribella a quelle forme educative, prendendo come pretesto la ricerca di una propria identità, ciò avviene dopo essere state in qualche modo spettatrici e testimone delle ipocrisie delle maestre educatrici rispetto a ciò che pretendevano dalle educande.
Le ragazze finiranno per coinvolgere nella protesta anche la Direttrice dell’Istituto, rimasta vedova (con una eredità dal marito di soli debiti che comprometteranno la sopravvivenza stessa dell’istituto educativo) la quale intuisce a un certo punto che un nuovo vento culturale e politico sta spirando tra l’Europa e gli Stati Uniti, e che quindi quella che sembra una inutile follia trasgressiva delle ragazze non può invece che rappresentare il preludio ad una nuova cultura, soprattutto per quanto riguarda i rapporti interpersonali uomo-donna e le istituzioni politiche; qualcosa di portata grandiosa, inestimabile.
Film divertente, vero, con ottime attrici corali nella parte delle educande e una regia sopra le righe che ricorda (specialmente nella raffinatissima prima parte del film) per diversi aspetti alcuni registi francesi del ’68 post Nouvelle Vague.