Cinema: Kronos, il conquistatore dell’universo
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Kronos, il conquistatore dell’universo
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Kronos, il conquistatore dell’universo
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A poche miglia dalla costa messicana dove si è inabissato un UFO, emerge un gigantesco robot dall’aspetto minaccioso, lo scopo della sua presenza è immagazzinare dal pianeta Terra quanta più energia possibile per trasportarla sul pianeta di provenienza che sta morendo. L’energia grazie ad avanzate tecnologie verrà trasformata in una preziosa materia in grado di rivitalizzare quel pianeta.
La missione programmata dell’automa, che ha una corazza composta da un materiale sconosciuto praticamente impenetrabile, si preannuncia portatrice di tragedie per il nostro pianeta. Il robot inizia infatti a compiere devastanti operazioni di assorbimento energetico sulle centrali e linee elettriche del nostro pianeta. La sicurezza nazionale, dopo i primi misfatti di Kronos, decide senza esitazione la sua distruzione. Ma nonostante l’uso di potenti ordigni nucleari, a nulla servirà l’attacco al robot da parte dei militari. Scoraggiati dall’insuccesso gli scienziati sul punto di smarrirsi intravedono all’improvviso una possibile soluzione, di tipo chimico-elettrico: consistente nel far interagire tra i due elettrodi, positivo e negativo, situati sulla sommità dell’automa, un materiale con caratteristiche radioattive isotopiche, lanciato da un aereo; si prevede con ciò di poter invertire i poli degli elettrodi innescando sul robot medesimo un processo elettrico verso l’interno in grado di danneggiare le funzionalità principali dell’automa. Che sviluppi avrà questa storia drammatica? Una certa critica cinematografica fa notare l’esistenza di una debolezza d’insieme nella regia di Kurt Neumann, regista che non sarebbe riuscito a dare forza visiva alle scene chiave, abbandonandole a un freddo significato funzionale a una narrazione spicciola, solo informativa, priva di estetica, inoltre la critica sottolinea una mancanza di originalità nelle scene, in quanto diverse immagini apparirebbero spesso come già viste o un po’ scontate rispetto a quanto sul tema era già stato proposto al pubblico in modi efficaci. Nessun critico, un po’ a sorpresa, si è soffermato sui contenuti scientifici o parascientifici del film che sono del tutto originali e caratterizzano buona parte della pellicola dandogli una forza particolare, soprattutto di intelligenza spettacolare. L’idea scientifica che sta alla base del film e il suo relativo sviluppo narrativo non trovano riscontro in altre pellicole di fantascienza, per lo meno non così come vengono proposte da questa pellicola: con tutta la loro ben articolata problematicità e la gradevole forma narrativa che si avvale tra altri aspetti anche di un dialogo divertente tra un vecchio computer a valvole (che guastandosi spesso sembra voler lasciare il posto da protagonista all’uomo), il suo operatore entusiasta, una donna attraente e uno scienziato particolarmente geniale. Trasformare l’energia in materia come erano in grado di fare gli abitanti del pianeta di origine del robot Kronos e andare incontro poi a gravi carenze di energia tanto da veder morire il proprio mondo fa pensare per simmetria inversa ai nostri gravi problemi energetici legati all’inquinamento, alla dissipazione irrazionale dell’energia, all’esaurimento delle fonti energetiche, che fa riflettere su un futuro che si preannuncia difficile per il pianeta Terra. Raramente il cinema di fantascienza aveva trattato questi argomenti in modo così drammatico e avvincente. La regia di Neumann in realtà non perde un colpo, con mano sicura rende la narrazione suggestiva e coinvolgente, egli dirige gli attori con grande professionalità e determinazione, a tal punto da far assumere alla finzione stessa aspetti a tratti del tutto realistici, che fanno dimenticare allo spettatore, per lunghi istanti, di essere in sala. Da un punto di vista un po’ più psicanalitico il film sembra evocare nell’immaginifico del pensiero fantascientifico la questione umana della proiezione di parte di sé nella ricerca sul cosmo, una sorta di a-priori immaginifico che si manifesta lungo il viaggio fantasioso: e che è spesso di provenienza inconscia. Con essa il mondo spaziale interplanetario con cui veniamo a contatto appare sempre legato in qualche modo ad argomenti problematici nostri, dal tono familiare che riguardano o hanno riguardato la nostra vita sociale e più immaginativa. Ad esempio il tema proposto della carenza dell’energia in altri pianeti presuppone di conseguenza che in quei mondi esistano vite bio-sociali simili alle nostre. L’osservazione poi, nel film, di uno stato di un avanzamento o meno, scientifico, di altri pianeti abitati rispetto al nostro, porta alla constatazione dell’esistenza di un’ottica di risultati scientifici che si possono muovere paralleli al nostro, lungo uno specchio che sembra riflettere solo scoperte divenute per noi essenziali e recenti. Difficilmente riusciamo ad immaginare le vite e le loro rispettive organizzazioni sociali in altri pianeti, in una forma del tutto diverse dalla nostra, ad esempio con esseri biologici senza sistema respiratorio o riproduttivo, con una diversa composizione chimica tale da poter far scaturire dalla natura cellule e corpi senza bisogno di acqua e cibo, o intelligenze non originate da un cervello acquoso e poroso ma da altre strutture biochimiche con cellule composte da molecole a noi sconosciute.
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