Cinema: Il verdetto (The Children Act)

Il verdetto (The Children Act) , di Richard Eyre con Emma Thompson, Stanley Tucci,
Paese GB,
Anno 2017,
Durata 105 minuti,
Genere Drammatico

Attenzione questo commento contiene spoiler

Fiona Maye (una eccezionale Emma Thompson ben diretta dal regista e dal direttore di fotografia, in particolare nei primi piani) è una giudice di grande impegno professionale; la donna nel suo ambiente sa farsi apprezzare dai suoi colleghi senza dover mostrar loro alcun eccessivo riguardo che sia estraneo alla loro attività professionale.
Il marito però le rimprovera qualcosa di importante, forse legato al troppo impegno della donna assunto nel lavoro (che non sempre a lui sembra essere così necessario).
L’uomo le ricorda, con una certa fermezza, che sta trascurando i rapporti coniugali più intimi, dopo di ché un po’ a  sorpresa aggiunge un ultimato: la minaccia che nel caso  rimanesse indifferente alla questione posta avrebbe iniziato una relazione con un’altra donna.
La moglie non accetta compromessi e lo avvisa che appena lui inizierà una storia d’amore nuova, lei entrerà decisamente nell’ordine di idee di lasciarlo.
Durante questo periodo non facile, la giudice si trova a dover affrontare un caso che lei percepisce come molto delicato e difficile.
Il giovane minorenne Adam Henry cresciuto in una famiglia di Testimoni di Geova, è affetto da una forma di leucemia, e non vuole, in accordo con i genitori, accettare la cura prevista che è basata sulla trasfusione di sangue.
Ciò è dovuto ad una discutibile interpretazione di una legge levitica presente nell’antico testamento, la quale vieta di “bere sangue” umano (verrebbe da dire per   indignazione che un conto è bere sangue umano per nutrirsi o dissetarsi come accadeva all’epoca, non sempre per chiari motivi, e un conto accettare una trasfusione per salvare una vita umana, cosa del resto accettata da quasi tutte le altre religioni che si ispirano in qualche modo al vecchio testamento).
La giudice Fiona, nonostante la legge dica che per i minorenni è il tribunale a decidere una eventuale trasfusione e non i genitori, cerca di convincere personalmente il ragazzo della necessità della cura, rassicurandolo che assolutamente essa non va contro l’etica presente nelle scritture, né procura effetti collaterali pericolosi al suo organismo.
Si reca quindi in ospedale per parlare col ragazzo. Durante l’incontro, ricco anche di reciproca empatia e solidarietà materna, il ragazzo si innamora della giudice e accetta la cura del sangue.
Uscito dall’ospedale il ragazzo seguirà la giudice come un’ombra, cercando in tutti i modi di entrare nella sua vita, di vivere con suo marito e lei, godendo, senza disturbare, di un’atmosfera materna superiore fatta di arte musicale, buone maniere, sicurezza esistenziale…
La donna pur attratta dal ragazzo, che è anche di bella presenza, non ché poeta e musico, respinge ogni genere di possibile rapporto.
Al ché lui a un certo punto rifiuta di proseguire le cure del sangue riammalandosi, e presa coscienza che quando aveva fatto la scelta di accettare quella cura di trasfusioni il suo Io non era libero di agire, perché invaso dalle pulsioni di innamoramento formatesi con l’attività dell’inconscio, decide di lasciarsi morire. Lo farà con una fede ritrovata in tutta la sua integrità.
Grande sarà il dolore della giudice, che a quel punto capisce come il suo lavoro, che si immerge quotidianamente nel sociale, negli eventi più sfavorevoli della vita, nell’umano più religioso e drammatico, non possa sempre svolgersi mantenendo del tutto separato il privato dalle istituzioni preposte alla giustizia. Cioè, una volta emessa la sentenza, avvenuta interpretando correttamente le leggi, una eventuale conseguente vita sentimentale con l’interessato al processo deve essere libera, non condizionata dalle convenzioni abitudinarie più pigre dell’ambiente in cui si opera.
Film di pregio, per contenuti e forma, ricco di idee narrative e interrogativi che rispecchiano senza mediazioni fantastiche le problematiche di un mondo vero in forte evoluzione…
Grande successo di critica…
Biagio Giordano

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