Cinema: Il sipario strappato

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Il sipario strappato

 

 RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

 Il sipario strappato
 
 
Titolo Originale: TORN CURTAIN (Tabella di Torn)
Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti: Paul Newman, Julie Andrews, Lila Kedrova, David Opatoshu Durata: h 2.10
Nazionalità: USA 1966
Genere: spionaggio
Recensione di Biagio Giordano

L’insegnante americano di fisica, Armstrong (Paul Newman), accompagnato dall’assistente-fidanzata Sarah (Julie Andrews), si trova in Europa per partecipare ad una conferenza internazionale sulla matematica, in realtà la sua presenza a quel consesso scientifico è solo un pretesto per portare avanti, nelle vicinanze, un altro ambizioso disegno che gli sta a cuore da tempo.

Armstrong vuole entrare in contatto, per carpire informazioni teoriche particolari, con i maggiori fisici della Germania Est al fine di poter continuare a lavorare ad una idea che riguarda la costruzione di un missile, un ordigno nuovo in grado di colpire tempestivamente un missile nucleare che attacca.

 Il lavoro sperimentale fino allora da lui intrapreso in America non gli ha dato i frutti sperati, la formula matematica da lui usata avrebbe portato all’esplosione del missile durante la partenza.

Per realizzare il suo disegno Armstrong deve riuscire ad accedere agli alti ambienti accademici comunisti, specialisti in fisica, per far ciò gli viene un’idea  semplice ma molto rischiosa: egli intende nascondere ai comunisti le sue vere intenzioni, e far credere di essere un traditore della patria disposto a dare informazioni sui progetti in atto nel suo paese per neutralizzare i missili con testate nucleari. Lo scopo di Armstrong è di carpire le formule matematiche più avanzate in possesso dei suoi avversari comunisti.

Egli conta, parlando della sua esperienza in materia, e scrivendo alla lavagna le formule matematiche usate nei suoi progetti, di suscitare curiosità scientifica e un confronto franco, qualcosa cioè che porti i comunisti accademici a svelare le loro formule sui missili antiatomici, forse già collaudate con successo.

Il sipario strappato è uno degli ultimi film del geniale regista inglese. La pellicola, oggi rivista, pur risultando datata per tanti aspetti, sia tecnici che narrativi, continua a interessare e a coinvolgere. Perché? Certamente in virtù del modo di girare che aveva Alfred Hitchcock, così ricco di suspense e dettagli espressivi umani, quest’ultimi erano divenuti famosi perché caratterizzati da una variatissima tipologia di sguardi che entravano in scena spesso bucando lo schermo per effetto stranezza e originalità, nonché impressionabilità.

Inoltre da sottolineare anche la vasta e ben studiata minuteria di gestualità e atteggiamenti psicologici straordinari e ordinari nei personaggi, che era sempre in grado di suscitare quella curiosità originale, di tipo cinematografico, che compare spesso ben legata allo stupore visivo dell’immagine stessa e alla sua finzione.

Aspetti questi che oggi sono ritenuti, erroneamente, in buona parte inutili, ma che in realtà ben inseriti nella narrazione di fondo andrebbero tutt’ora, il più delle volte, a rafforzare nello spettatore l’empatia magnetica e la suggestività nei confronti  dei personaggi.  Due risultati quest’ultimi che rappresentano nel cinema da spettacolo una vera e propria posta in gioco per ottenere il successo.


Con Hitchcock, ad esempio, un omicidio non è mai un semplice omicidio, ossia qualcosa di scontato e facilmente eseguibile, ma una sorta di dura lotta tra istinti primari spesso dagli esiti incerti che divengono metafora estesa dell’affrontare senza l’intenzione di soccombere, il vivere quotidiano. Ciò appare anche in questo film, dove assistiamo all’uccisione, per necessaria difesa, del dirigente della polizia di stato quando lui scopre in una casa di campagna il ruolo di spia di Armstrong e vuole portarlo in galera per tutta la vita insieme alla sua complice appartenente all’associazione clandestina del pi greco in lotta contro il regime comunista. E’ una lotta lunga con potenze ed energie in gioco spaventose rese quasi inesauribili dall’odio presente tra rappresentanti del sistema comunista e di quello liberale.

 Il dirigente della polizia di stato, con un coltello piantato vicino alla gola, resiste a lungo, addirittura riesce ancora a reagire con forza tentando a sua volta di soffocare con le mani Armstrong, e quasi ci riesce se non interviene tempestivamente la donna presente, contadina sua complice, aprendo il gas del forno e sospingendo la testa del poliziotto dentro il forno.

Una scena da antologia cinematografica, il cui valore sta proprio nel rifiuto nella ripresa di ogni forma di sintesi, cioè nell’articolazione completa, priva di pudori ipocriti, del dinamismo delle drammatiche pulsioni in gioco.

 

Biagio Giordano  

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