CINEMA Il Ricatto

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala nella provincia di Savona
Il ricatto

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

Il ricatto
Film in sala nella provincia di Savona
 

Titolo originale: Grand Piano

Nazione:  Spagna

Anno: 2013

Genere: Thriller

Durata:  90 min.

Regia: Eugenio Mira

Cast: Elijah Wood, John Cusack, Kerry Bishé, Tamsin Egerton, Allen Leech, Don McManus, Alex Winter, Ricardo Alexander, Dee Wallace

Produzione: Nostromo Pictures, Telefónica Producciones, Grand Piano Productions, Nostromo Canarias 1 AIE

Distribuzione: M2 Pictures

Sito italiano: http://www.mymovies.it/film/2013/grandpiano/
Data di uscita: 20 Marzo 2014 (cinema)

Recensione di Biagio Giordano

In sala nella provincia di Savona 

 Tom Selznick è un giovane e geniale pianista, affetto da una forma di  fobia da palcoscenico, un disturbo psichico particolarmente ostico che suscita forme diverse di terrore  fino al punto a volte di  invalidare il colpito, esso è del tutto imprevedibile nei suoi attacchi, quest’ultimi quando giungono  non sono per lo più controllabili tanto da togliere temporalmente ogni libertà all’individuo.  

Durante uno di questi assalti fobici Tom commette nel suo lavoro artistico un clamoroso errore: alcune note del brano La cinquette verranno da lui eseguite in modo stonato, cosa che lo costringerà al ritiro dalle scene per parecchio tempo.

 Dopo la cura, durata cinque anni Tom Selznick  torna sul palcoscenico ben intenzionato a ripresentarsi ai suoi critici e ammiratori con la bravura di un tempo. Nel momento in cui si appresta a dare il via al concerto di rientro, Tom trova scritto in rosso  sul suo spartito appoggiato sul pianoforte il messaggio “Sbaglia una nota e morirai”, un cerchietto mobile in rosso  spostandosi poi tra le pagine  dimostra a Tom che è effettivamente sotto il tiro di un cecchino.


Il pianista viene informato dal misterioso individuo, attraverso l’auricolare del cellulare, che anche sua moglie, seduta in poltrona sul palco, ha una carabina puntata addosso, e che quindi egli qualunque cosa pensi di fare  per sottrarsi al controllo non potrà farla franca,  dovrà eseguire inoltre tutto ciò che di nuovo  gli verrà via via comunicato sul cellulare.

Seduto rigidamente al pianoforte con l’espressione  paralizzata dalla paura, il giovane pianista è così costretto a suonare alla perfezione i non facili brani  previsti dal programma della serata e nello stesso tempo a pensare ossessivamente a come uscire da una situazione che il cecchino rende sempre più difficile perché lo obbliga  ad azioni quasi impossibili, senza sosta, apparentemente prive di senso, assai imbarazzanti e acrobatiche.

Il cecchino chiaramente affetto da forme psicopatiche è estremamente lucido nel suo Io tanto da saper dare soddisfazione alle richieste dei sintomi patologici che lo attanagliano. Ad un certo punto della sua escalation sadica egli costringe il pianista a trasgredire dal programma della serata e ad eseguire alla perfezione il pezzo non previsto de La Cinquette, il brano che in una delle sue precedenti crisi fobiche in pubblico Tom non era riuscito ad eseguire correttamente  rimanendone tanto deluso da decidere  di ritirarsi dalle scene.


Riuscirà Tom a ideare una via di uscita dalla pesante situazione in cui si trova immerso insieme alla moglie? E lo farà senza che qualcuno muoia? E se si salverà riuscirà a capire il senso di tutta questa follia che lo ha spaventosamente soggiogato?

La paura da palcoscenico nelle sue forme più fobiche e ossessive genera nella mente dei colpiti dei veri e propri mostri fantasmagorici che poco hanno da invidiare a quelli presenti nella realtà essendo dei  persecutori psichici con poteri  malefici concreti agenti il più delle volte contro la sfera psichica più razionale dell’individuo, aspetto quest’ultimo che procura guai a non finire.

La lotta, con un intento terapeutico ingaggiata dall’Io del pianista Tom contro il suo male di origine inconscia è ben espressa dal film in una forma metaforica che non tralascia di sottolinearne i diversi toni drammatici che il conflitto  assume nelle varie aperture a cascata della rimozione presa in una deriva fallimentare.

Questa opera filmica può essere considerata a tutti gli effetti la migliore modalità clinica con cui il sintomo di Tom si mostra all’osservazione, rendendosi espressivo e comunicativo, tanto da dare l’idea  allo spettatore di come le pulsioni cliniche in gioco possano giungere dopo apparentemente bizzarri movimenti circolari  a una soddisfazione in grado di dare al malato una tregua   di serenità tra un attacco e l’altro.


Il film è sorprendente per il modo con cui  riesce attraverso la  finzione narrativa, intessuta di un reale ben formulato, a muoversi con disinvoltura, lo fa districandosi dentro complesse logiche psicanalitiche inconsce. Il film pur esprimendosi con una scrittura diversa, assomiglia di fatto a una classica novella clinica freudiana.

La paura del grande rientro nel palcoscenico, tanto atteso da Tom e dal suo pubblico, è implacabilmente impregnata di una logica che porta al dramma, legata com’è al severo giudizio finale previsto dal pubblico che restringe, per via della presenza di un genio come Tom,  ogni tolleranza  per eventuali errori da lui commessi.

In un certo senso quindi il cecchino psicopatico è proprio l’inconscio del pubblico, che ha il potere di uccidere di nuovo Tom, questa volta per sempre, simbolicamente, a seconda di come va il concerto.

Una paura quella del pianista Tom che per un’inevitabile lavoro difensivo dell’inconscio, fatto di  spostamenti e condensazioni, viene personificata da un nemico persecutore diverso dal pubblico. La scomparsa definitiva della notorietà artistica di Tom, il prestigio perso con il pubblico, il mito del pianista giovane e geniale che svanisce nel nulla, tutto ciò è in gioco tra la vita e la morte simbolica. Anche la bella moglie di Tom nel film è metaforicamente in pericolo essendo la sua immagine di felicità  legata simbolicamente e materialmente alle sorti del marito.


Questo film dello spagnolo Eugenio Mira (compositore musicale, sceneggiatore, attore, regista noto per Los cronocrímenes (2007) e Los Totenwackers (2007).) molto raffinato, è destinato ad un successo di elite, perché la lentezza delle scene ricca di preziosi dettagli che sollecitano la meditazione per intuirne gli incastri successivi, imminenti, fa si che il ritmo narrativo nel suo complesso cali dal punto di vista  dell’equilibrio azione-forma-contenuti deludendo attese immediate tipiche delle grandi masse, il film si pensa che possa piacere a un pubblico selezionato che sa attendere pazientemente durante la proiezione del film i suoi sviluppi essendo durante la narrazione nel frattempo allietato dalle raffinatezze compositive che scorrono davanti a lui.

Un film quindi, questo, destinato al circuito del cinema d’essai, a un pubblico colto o amante del thriller in un modo particolare, ossessivo. 

 BIAGIO GIORDANO
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