Cinema: Il diritto di uccidere (Eye in the Sky)

Il diritto di uccidere (Eye in the Sky) è un film del 2015 diretto da Gavin Hood.
Titolo originale Eye in the Sky
Lingua originale inglese, swahili
Paese di produzione Regno Unito
Anno 2015
Durata 102 min
Genere: moderna guerra digitale
Sceneggiatura: Guy Hibbert
Fotografia: Haris Zambarloukos
Interpreti:
Helen Mirren
Aaron Paul
Alan Rickman
Phoebe Fox
Barkhad Abdi
Jeremy Northam

Locandina tratta da Amazon.it che vende il film

Commento con spoiler

La pellicola, prendendo spunto da fatti realmente accaduti, (in zone di guerra lontane dagli Stati Uniti), porta al centro dell’attenzione dello spettatore l’importanza della riflessione etica a cui sono obbligati i comandi decisionali dell’esercito e della politica quando si prevedono nei teatri di guerra, vittime tra i civili. (Ciò sopratutto per quanto riguarda donne e bambini, ma anche a volte giovani e anziani).
Capita non di rado che persone del posto vengano casualmente a trovarsi nelle vicinanze di un obiettivo militare, proprio negli istanti che precedono un attacco missilistico, in questo caso nel film trattasi di un missile americano proveniente da un Drone teleguidato via satellite.
Il film. Nairobi, Kenya. Un gruppo di terroristi islamici, vengono spiati nella loro abitazione da una cimice volante comandata da un fiduciario del posto al servizio della C.I.A.

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Il gruppo sta per compiere un attentato in un supermercato della città, si prevedono circa 70 morti. La loro cattura è ufficialmente dichiarata impossibile.
La regia di sorveglianza e comando degli Stati Uniti, ha tutto sotto controllo via satellite, essa valuta, con appositi programmi, i possibili danni collaterali che provocherebbe un missile lanciato da un drone statunitense già pronto in zona per essere utilizzato.
Quando il calcolo del computer sui possibili danni collaterali darà un risultato compatibile con l’operazione di lancio, accade qualcosa di assai spiacevole, improvvisamente apparirà sugli schermi una bambina che si mette a vendere del pane su un tavolino all’aperto, situato molto vicino all’abitazione dei terroristi.
La regia di comando allora blocca tutto, prima di far lanciare il missile deve calcolare in fretta quante sono le probabilità che la bambina venga colpita a morte a seguito dell’operazione prevista.
Per poter lanciare l’ordigno mortale, le regole etiche prevedono che le probabilità di morte non devono superare il 40%. Il computer, dopo un velocissimo calcolo, darà un responso che lascerà tutti allibiti: saranno del 75% le probabilità di morte della bambina.
Dopo uno scontro durissimo tra il magistrato di turno, il politico rappresentante il governo degli Stati Uniti, il Generale di comando supremo, e il colonnello (donna) comandante (una eccezionale Helen Mirrer) dell’operazione, si deciderà di lanciare l’ordigno, (tenendo poi vergognosamente nascosto da parte del colonnello il dato elaborato dal computer che indicava la non possibilità etica del lancio essendo le probabilità di morte della piccola islamita del 75%).
Il missile ucciderà i terroristi, ma con essi morirà anche la bambina, che ferita a morte da numerose schegge si spegnerà all’ospedale tra immani dolori, accanto allo strazio dei genitori ancora increduli di quanto accaduto.
Film di grande interesse. Costruisce in modo magistrale un affresco sulle grandiose tecnologie digitali usate oggi militarmente, basti pensare per associazione con gli eventi di questo film che intorno alla terra sono in orbita ormai centinaia e centinaia di satelliti appartenenti a numerose nazioni, in grado, con lo sviluppo inarrestabile della tecnologia digitale, di ingrandire a dismisura ogni dettaglio della vita all’aperto e al chiuso (con le cimici volanti) di un popolo. Ciò rende il mondo sempre più piccolo e visibile, destando però anche un’atmosfera di inquietudine, mai provata prima: un sentimento nuovo molto forte, non del tutto negativo perché porta a riflettere anche sul nostro futuro etico sempre più in pericolo. Un sentimento che il film ha la straordinaria capacità di trasmetterci giocando sulla nostra indefinibile e intelligente curiosità.

Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia
dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)

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