Cinema: I recuperanti regia di Ermanno Olmi

I recuperanti, 1970, Italia, regia di Ermanno Olmi, sceneggiatura di Ermanno Olmi con la collaborazione di Tullio Kezich e di Mario Rigoni Stern

I recuperanti è un film culturale-storico, di ottima fattura, che vive di emozioni proprie vincolate al contenuto, cioè senza meccanismi letterari supplementari o tecniche cinematografiche produttrici di effetti piacevoli ma artefatti tipici dell’intrattenimento lontano dal vero.

La forma stilistica di questo film è pertanto una sorta di neorealismo a colori.

Il film. Altopiano di Asiago. Il racconto si sofferma sulle figure dei recuperanti: uomini che svolgevano un lavoro abusivo, tollerato dalla giustizia perché di fatto quei lavoratori andavano via via bonificando da esplosivi zone montagnose che erano state durante le ultime guerre, teatro di tragici scontri armati.

Un lavoro molto difficile quello del recuperante, e rischioso, che presupponeva una conoscenza non presente nei libri, ma acquisibile solamente con una lunga esperienza sul campo.

Era una attività priva di ogni forma di protezione assicurativa, e diffusa sopratutto nelle zone più povere, generalmente montagnose, dell’Italia: dopo che eventi come la prima e seconda guerra mondiale avevano lasciate disseminate nel terreno ogni genere di pericoli.

Si trattava di estrarre dalle bombe, dalle mine, e dai proiettili da cannone inesplosi, il piombo, il ferro, il rame, l’acciaio, l’ottone, per poi vendere il tutto al mercato dei metalli, ottenendo spesso, almeno per un certo periodo, dei buoni profitti.
Per poter estrarre i metalli occorreva far esplodere il congegno bellico trovato, in un modo ben preciso affinché non andasse distrutto quanto si voleva recuperare.

Il film. Siamo nel secondo dopoguerra: il giovane Gianni torna al suo paese natale dopo essersi miracolosamente salvato nella guerra italiana in Russia condotta insieme all’esercito tedesco.
Gianni ritrova un amore che aveva dovuto lasciare per andare in guerra, e si mette quindi alla ricerca di un lavoro che possa dare una prospettiva alla sua relazione d’amore.

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Il lavoro non c’è, si presentano qua e là solo lavori di durissima manovalanza.
L’incontro coinvolgente con un anziano recuperante del posto, arricchitosi proprio con l’inesploso che trovava nel sottosuolo, lo porterà ad accettare la sua improvvisa offerta di diventare socio con lui proprio in quella attività…

Film da premi, pedagogico, vero, con profili psicologici dei personaggi ben approfonditi grazie grandi capacità di sintesi visiva messe in scena dal regista e a dialoghi neorealisti proposti dalla sceneggiatura.

Un film che inoltre istruisce, (senza orpelli), portando conoscenze su alcune dure realtà italiane del dopoguerra, e ciò lo fa senza fare sconti allo spettatore ossia senza offrirgli qualche fetta della classica torta spettacolo…

(Il libro allegato argomenta la storia dei recuperanti alla fine della seconda guerra mondiale, ed è propedeutico alla visione del film).
La copertina è tratta da Amazon. It che vende il libro

Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia
dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)

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