CINEMA: Bed time
RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
In uscita in questi giorni nella provincia di Savona
Bed time (L’ora del letto)
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RUBRICA SETTIMANALE DI BIAGIO GIORDANO
In uscita in questi giorni nella provincia di Savona
Bed time (L’ora del letto)
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Regia: Jaume Balagueró
Uscita Cinema: 27/07/2012
Genere: Horror, Thriller
Sceneggiatura: Alberto Marini
Attori: Luis Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Iris Almeida, Carlos Lasarte, Pep Tosar, Petra Martínez, Tony Corvillo
Fotografia: Pablo Rosso
Montaggio: Guillermo De La Cal
Musiche: Lucas Vidal
Produzione: Filmax Entertainment
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Spagna 2012
DURATA: 102 Min
FORMATO: Colore
Recensione di Biagio Giordano
Al cinema in arrivo in questi giorni nella Provincia di Savona
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Protagonista della storia è un giovane portinaio dall’aspetto popolano, semicalvo, che lavora in una gradevole palazzina stilistica di Barcellona. L’uomo, per la comodità stessa degli inquilini, ha le chiavi di tutti gli appartamenti, ciò gli consente di poter intervenire tempestivamente, senza prendere appuntamenti, su urgenti problemi idraulici, elettrici, o di assistenza dog sitter. Nei ritagli di tempo il portinaio esegue anche piccole riparazioni, controlla lo stato dei fiori ed eventualmente li annaffia, prende provvedimenti risolutivi per casi di criticità igieniche dovute a invasioni di scarafaggi, formiche, topi, etc. Il portinaio, di nome Cesar, (Luìs Tosar, Miami Vice e Cella 211) si presenta come un uomo fondamentalmente buono, dall’aria gentile ed educata. Ogni giorno, all’uscita e al ritorno degli inquilini, cerca di aprire con essi una conversazione distensiva, mostrando anche una disponibilità pratica ai problemi di casa. Cesar manifesta, quando emerge una questione di funzionalità dell’appartamento o di piega esistenziale dolorosa, una generosità illimitata, avvalorata da un pensiero tendente sempre a uno stile costruttivo. Per lo spettatore in sala Cesar potrebbe a questo punto apparire come una persona dalla vita appagata o rassegnata, comunque una personalità del tutto innocua, seppur timida, in grado di sopportare pazientemente anche le critiche più violente dell’amministratore nei suoi confronti, che avvengono soprattutto in merito all’inosservanza dell’orario di lavoro, alle insufficienti cure dei fiori, al suo cattivo curriculum di lavoro dove traspare con chiarezza la sua frequente inadattabilità a ogni genere di mestiere. |
Un giorno Cesare scopre di essersi innamorato di una bella ragazza bionda, Clara, anche lei inquilina del palazzo. La donna è un tipo particolare, molto cordiale, sorridente, e sembra amare senza pause la vita e le persone. La timidezza impedisce a Cesare un normale tentativo di approccio seduttivo verso la donna, aspetto questo che gli procura molta sofferenza ma nello stesso tempo accentua il suo desiderio erotico portandolo a fantasie dalle forme assai contorte che diventano via via vere e proprie anticamere psichiche a più gravi sintomi maniacali, quest’ultimi dominati da fantasmi inconsci di forte pregnanza simbolica materna. |
Cesar pensa di poter ovviare con l’astuzia e l’intelligenza a ogni sua remora psicologica , in particolare a quella che lo paralizza nell’esprimere una domanda d’ amore e poter giungere quindi a conquistare la donna per vie traverse, insolite, vivendo cioè il bene che ha per lei esclusivamente nel proprio immaginario. Escogita quindi un piano dalle forme un po’ surreali, studiato nei minimi dettagli, che verrà messo in pratica con somma cura. L’uomo utilizza le chiavi di casa di Clara per introdursi segretamente nel suo appartamento, di notte, e nascondersi sotto il letto; Cesare sopporta quella scomoda posizione il tempo necessario alla ragazza per addormentarsi. Dopo di ché la narcotizza e si sistema al suo fianco approfittando del suo corpo inerme. L’aberrante idea-sintomo del possesso gli procura una potente soddisfazione, ma indubbiamente gli crea anche una spaventevole dipendenza, tanto da portarlo a decidere di replicare diverse volte le visite a dispetto di ogni buona regola condominiale. Ma dopo alcune notti vissute intensamente l’evolversi irrazionale della passione sconvolge la mente di Cesar, creandogli ansie patologiche di ogni tipo; l’uomo si rende conto dell’assurdità della situazione da lui tenacemente voluta che si presenta nella realtà del tutto priva di sbocchi sentimentali veri; e ha coscienza del rischio di essere visto quando entra o esce dall’appartamento, cosa che potrebbe procurargli gravi problemi con la giustizia. Tuttavia il portinaio sempre più innamorato è ormai incapace di fermarsi, ha trovato in Clara un punto di diletto esaltante che lo fa sentire diverso da prima: qualcosa che lo mette al riparo dalle sue numerose angosce quotidiane alimentando, seppur irragionevolmente, la sua già grave nevrosi. Il prezzo che Cesar paga è di andare incontro a profonde dissociazioni psichiche e morali: il bene e il male in lui sembrano diluirsi nell’oscuro mare del piacere erotico che sembra ridestargli scomode pulsioni, ataviche, legate a leggi primitive del tutto incompatibili con il mondo civile moderno. Il senso di responsabilità comunitaria verso gli altri in Cesare naufraga del tutto a vantaggio del proprio egoismo che in quella situazione sembra sconfinare oltre ogni limite etico conosciuto. |
Il portinaio è un infelice e un asociale, il cui unico rapporto vero, autentico, con la vita è rappresentato dalla madre, che assiste in coma all’ospedale. Ma la storia abnorme prosegue. Il portinaio appare sempre più invidioso e geloso della vita sociale e sentimentale di Clara tanto da cominciare a pensare di farle del male. Il portiere ferisce gradualmente la bellezza del volto della donna con iniezioni di urticanti chimici, infesta la sua casa di scarafaggi per stressarle la vita, progetta sempre nuove e minute opere criminose finalizzate a spegnere del tutto il sorriso dalle labbra della ragazza affinché diventi indesiderabile agli occhi del mondo. Riuscirà Clara con il suo fidanzato ufficiale Marcos (Alberto San Juan, noto per film come La Isla interior, Dias de furbo), a smascherare in tempo i misfatti di Cesar, prima cioè che essi procurino loro guai molto seri e irrimediabili? Splendido thriller psichiatrico, diretto da Jaume Balaguerò, noto per Rec-La paura in diretta, film horror (2007) dove uno scoop sui pompieri di Barcellona si trasforma per i giornalisti in un incubo, Para entrar a vivir horror (2006) in cui una giovane coppia è attratta da un appartamento disponibile a un prezzo molto basso ma teme qualcosa. In questo film dai contenuti psichiatrici netti e ben formulati, l’articolazione sintomatica del male del portinaio diventa un vero e proprio gioiello letterario, perché viene mostrata tutta la contestualità che accompagna la sua azione maniacale, in ogni suo aspetto clinico, calandosi in ciascun minuto meandro della sindrome maniacale più nota, con una cura estrema dei dettagli, capaci quest’ultimi di rendere presenti in qualche modo tracce di pensieri contorti o pulsioni di desideri proibiti. L’abnorme nascosto della psiche malata di Cesar, che lo spettatore conosce e i personaggi del film per lungo tempo no, crea un gioco voyeuristico di indubbio pregio ludico, ma è portatore anche di una istanza di alta responsabilità perché a un certo punto lo spettatore, dopo i ripetuti successi sintomatici del protagonista nelle sortite notturne, pensa che sia arrivato il tempo di parteggiare per la giustizia, che, sembra, non arrivare mai angosciandolo un po’. I contrasti con la normalità, ripetuti e ben delineati, una volta svelati nella loro totalità creano effetti estetici di alta tensione apprensiva, come accade ad esempio con la gentilezza-finzione di Cesar nel suo lavoro, che nasconde abilmente il suo male, o la grande disponibilità di Cesare a risolvere problemi pratici negli appartamenti che in realtà è del tutto strumentale, finalizzata cioè a compiere meglio il crimine che ha in testa. E’ come se con la sua finzione nel lavoro, caratterizzata dalla gentilezza e dalla educazione, che mostra di fatto con quei modi di fare ammiccanti qualcosa di opposto ai desideri e bisogni di mal comportamento che lo tormentano, il portinaio volesse isolare meglio il suo male, conservarlo intatto senza destare sospetti, rassicurandosi di più sul quel che di sbagliato sta per fare. Conoscendo infatti solo lui le sue intenzioni malvagie legate a lacerazioni interiori psichiche profonde, e non lasciando in giro per il palazzo alcuna traccia esteriore dei suoi veri pensieri, è come se nel suo immaginario nessuno potesse moralmente scoprirlo, e la sua coscienza senza testimoni potesse trarre un grosso vantaggio, cessando di corroderlo. L’aberrante nulla osta a fare del male Cesar lo riceve dalla sua condizione di infelicità assoluta, dall’isolamento esistenziale in cui vive suo malgrado, dal diritto umano alla felicità a lui preclusa, da una bellezza che lo circonda ferendolo, godibile solo da chi si trova all’interno del flusso normale della vita.
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