Cambiare sistema: per forza!

Cambiare sistema: per forza!

Cambiare sistema: per forza!

Puntuale è arrivata, come arrivano ormai con la cronaca quotidiana le notizie d’inchieste di malapolitica, di corruzioni, uso distorto di denaro pubblico, collusioni e misfatti che legano indissolubilmente imprenditori, politici, funzionari.

Questa notizia però è stata un ulteriore  pugno nello stomaco.

A Roma una vera e propria cupola mafiosa con affiliati: partiti, ex sindaci, dirigenti pubblici, uomini politici e di spettacolo  che ha tenuto in ostaggio la capitale d’Italia.


Puntuale è arrivata a testimoniare come solo la Magistratura italiana sia in grado di dare tutte le prove che ormai abbiamo toccato il fondo.

Lo hanno fatto  in unga la lista d’indagini finite con politici inquisiti, condannati insieme a dirigenti pubblici, imprenditori diventati esso stessi i malavitosi, in quasi tutte le Regioni d’Italia.

Lunga la lista, da Nord a Sud, di vicende che hanno portato alla perdita di credibilità di molte amministrazioni pubbliche.

Anni fa erano le Regioni del Sud nelle mani della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta  che tenevano in scacco le istituzioni di quelle regioni privandole di legalità, di libertà e trasparenza. Aziende inventate, depuratori fantasma, società intrecciate fra loro per fregare soldi e sovvenzioni alla Comunità Europea, dove l’associazione a delinquere finalizzata a truffare e danneggiare lo Stato, gli abusi d’ufficio e i  disastri ambientali portavano all’accumulo di ricchezze personali inaudite di malavitosi , ma anche di funzionari, imprenditori e politici.

Oggi, non solo nelle stesse Regioni nulla è cambiato, ma la contaminazione si è estesa a tal punto da convincerci di vivere in un Far West fatto di intrecci di politica e malaffare, di logiche clientelari che garantiscono migliaia di voti al politico e al Governo di turno.

Anni e anni di lavoro, d’inchieste, di “deprecabili (?!)” intercettazioni telefoniche, dove traspare anche un’avvilente vocabolario nel linguaggio in uso, che prova lo squalificarsi degli uomini che dovrebbero amministrare la cosa pubblica hanno permesso  alla Magistratura di far emergere questa o quella punta dell’iceberg.

Emerge un linguaggio da bettola tra il malavitoso e i funzionari inquisiti di Genova che trattavano cene e sesso in cambio di appalti.

Emerge un linguaggio violento degno di Scarface nelle telefonate romane.

Penso a quello che i telegiornali stranieri diranno in questi giorni.

Penso a quello che i telegiornali tedeschi diranno in questi giorni e quanto questo non deve lasciarci indifferenti, europeisti e non.

Chi sarà così pazzo da investire in Italia, il Paese europeo della corruzione, della criminalità e del magna-magna dopo il bunga-bunga?

Chi può credere in un Paese dove il parassita, il ladro, lo sprecone, il furbo, il politico colluso sono intoccabili e fanno sistema?

Il sistema mafioso scoperto a Roma ci svela il marcio sedimentato nella nostra classe dirigente, ci svela come i vizi del potere siano ormai diventati abitudini.

I fatti di Roma generano anche un senso di ripugnanza nel ripensare alle contestazioni contro clandestini inermi e  zingari, pilotate da chi vergognosamente faceva su di loro i suoi sporchi affari.

I soldi si sa non hanno odore, non hanno colore, per questo nessun partito politico è rimasto estraneo a questa come alle altre vicende e per il potere dei soldi aumenta il livello di gravità delle infiltrazioni malavitose.

Un sistema che s’incancrenisce nell’aggiudicazione di appalti, nell’assegnazione di servizi delle amministrazioni comunali, con un’accelerazione che diventa potere indiscusso.


La vera cancrena culturale sta proprio nell’accettazione del fatto che se vuoi lavorare ma soprattutto arricchirti devi abbandonare l’onestà, l’etica e la moralità.

Per questo sembrano aumentare le persone che alimentano capillarmente quest’agghiacciante modo di governare, di amministrare, di assegnare appalti, ma anche di creare consenso politico, tutti parte di un sistema diventato sempre più rigido dove tutti gli elementi sono  legati fra loro in modo da formare una rete che non può essere spezzata.

Questa condizione è conosciuta da tutti anche da coloro che, ad inchieste iniziate, sembrano aver vissuto in un altro pianeta; tutti sanno e non potevano non sapere.

Che fare? Intanto non emarginare chi da sempre testimonia e lancia allarmi, ma ritenerlo una risorsa per cambiare se davvero si vuole. Cominciare a eliminare o diminuire sostanzialmente tutte quelle inutili e costose municipalizzate, dove, proprio com’è stato a Roma, si annidano le condizioni per dare linfa al malaffare e al guadagno illecito con le clientele politiche indispensabili.

Dare spazio a chi è in grado di promuovere un nuovo sistema politico.

È da tempo che lo si dice, ma bisogna  farlo subito, mandando a casa tutti , ma tutti coloro che sono stati anche sfiorati da queste vicende. Basta ricicli o ripuliture. Basta amnesie.

Infine un nuovo modello di dirigenti che si basi su un nuovo modo di recepire la vita, le relazioni, l’economia, lo sviluppo, il denaro.

Noi italiani purtroppo dimentichiamo spesso, mentre dovremo “bandire” dalla vita politica chi si è macchiato di così gravi misfatti, che invece saremmo capaci di rivotare.

 Ma questa è l’ultima occasione per ricostruire un nuovo dna al nostro Paese, del nostro modo di essere, recuperando modi e stili di vita sobri, correttezza in quello che facciamo sia sul lavoro, che in politica, che nella vita di tutti giorni.

Il livello di gravità e l’estensione del problema ci convince che potrebbe essere un percorso lungo, ma bisogna iniziare subito perché quello che è  avvenuto a Roma non ci lascia scampo.

Una prossima volta non esiste.

      ANTONIA BRIUGLIA

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