Berruti nel pantano

Mancano i posti per mantenere le promesse elettorali
Berruti nel pantano
tra alleati famelici e compagni scomodi
Il caso Sara Vaggi: da mancato assessore alla presidenza dell’Ata
 Il Psi punta i piedi, l’Idv lacerato da polemiche interne
Bufera a Palazzo Sisto IV per lo staff raddoppiato

 Mancano i posti per mantenere le promesse elettorali

Berruti nel pantano
tra alleati famelici e compagni scomodi
Il caso Sara Vaggi: da mancato assessore alla presidenza dell’Ata.
 Il Psi punta i piedi, l’Idv lacerato da polemiche interne. Bufera a Palazzo Sisto IV per lo staff raddoppiato
 

 Pantano. C’è finito dentro fin oltre le caviglie Federico Berruti, inzaccherando la vittoria a mani basse nel match per la riconferma a Palazzo Sisto IV. Un pantano provocato dagli appetiti della maxi coalizione di centrosinistra (Pd, Sel, Lista Berruti, Udc, Federazione della sinistra, Idv) e dalle molte, troppe promesse pre elettorali di Berruti agli alleati veri o presunti.

 E che poteva (e doveva) evitare con un atteggiamento meno tremebondo e nella assoluta consapevolezza, al di là di pretestuosi e devianti sondaggi, di non avere avversari capaci di sbarrargli il passo. Secondo copione, al momento di distribuire le poltrone in giunta, la messa all’incasso degli alleati.

Ad un mese scarso dalla consultazione elettorale, Berruti si ritrova più debole e forse anche più vulnerabile. Sistemati gli assessorati di spettanza Pd (Sorgini, Martino, Lirosi, Apicella) e quello del tecnico esterno, il fido avvocato Gaggero, vicesindaco con delega all’Urbanistica, subito in salita la sistemazione degli altri tasselli, vuoi per mancanza di posti per accontentare tutti, vuoi per l’impossibilità di sistemare gli esclusi nei cda delle società partecipate, vietate ad ex consiglieri e/o parenti di amministratori in carica.

Il tutto condito dal maldipancia provocato al Pd da Sara Vaggi, l’acchiappavoti della Lista Berruti, sospettata di aver attinto preferenze nella cooperativa di cui era presidente fino al momento di candidarsi, stoppata dal Pd nella corsa all’assessorato, ma risarcita da Berruti con la presidenza dell’Ata (40 mila euro l’anno) al posto dell’ingegner Giraudo, marito dell’assessore Sorgini. Incroci forieri di altre tensioni. Senza contare l’ira funesta del piccolo Psi, non più abituato a restare a bocca asciutta a fronte delle poltrone di vicesindaco (Paolo Caviglia) e presidente del consiglio comunale (Marco Pozzo) nella giunta precedente.

A rendere ancora più congestionato il cammino del Berruti bis, lo stato confusionale di un alleato, leggasi Idv, in balìa di faide interne, bersaglio l’ex assessore Tuvè, primo dei non eletti dietro all’agente immobiliare finalese Christian Bagozzi.

Il partito di Di Pietro, tra liti e prese di distanza, si è così ritrovato a cavare una soluzione a sorpresa: Bagozzi (202 preferenze) resta consigliere, assessorato all’outsider Elisa Di Padova, quarto posto nelle preferenze (92), giovane speaker allo stadio Bacigalupo e addetta stampa del Savona Fbc, Tuvè fuori dai giochi.

 

 A un quadro già desolante si è aggiunto il malcontento generale per la decisione di Berruti di raddoppiare (da 2 a 4) il suo staff personale con l’assunzione dell’ex assessore alla Cultura, Ferdinando Molteni, bocciato dalle urne, e del fido Musso, suo prezioso collaboratore in campagna elettorale.

Una “gratitudine”, senza entrare nel merito delle specificità degli interessati e sull’appesantimento per le casse comunali, che ha sollevato malumori e commenti non proprio idilliaci anche tra i dipendenti di Palazzo Sisto IV.

 

Partenza falsa, insomma, per il Berruti bis. Solo il Pd sembra tenere il punto, forte dei suoi quattro assessorati pesanti, in apparenza sempre pronto a sostenere il sindaco, ma deciso nel potere di interdizione su scelte non condivise.

Un pantano che si poteva evitare. Un’immagine poco edificante della politichetta savonese. Bene o male nasce la nuova giunta. Non resta che attenderne gli sviluppi, nella speranza che la “città delle idee”, vagheggiata e promessa dal titolare di Palazzo Sisto IV, non finisca seppellita ancora una volta dalla “città del cemento”.

 

La redazione di Trucioli Savonesi

5 giugno 2011 

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