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L’origine

della moneta

e la sua evoluzione
Quarto di sette brevi contributi

Dario Ferro


Bronzetto di Alessandro Magno

Circolo culturale filatelico numismatico savonese
 

Via Sormano 11
17100 Savona

 

1 - Primitive forme di scambio e genesi dei mezzi di pagamento

 

2 - Chi ha inventato la moneta?

 

3 - Monete arcaiche nel medioevo e nell’età moderna

 

4 - L’esplosione artistica della Grecia classica (questa settimana)

 

5 - La moneta in Italia in età antica: dai pani di bronzo al trionfo del ritratto

 

6 - Mille e una monetazione nel mondo antico

 

7 - Miti, leggende e misteri della numismatica classica
 

 


 

L'esplosione artistica della Grecia classica

 

 

Quali furono le monete più belle dell’antichità? I paragoni sono sempre difficili, spesso ingrati. Risposta ardua, dunque, ma molti propenderebbero senz’altro per le monete della Grecia classica.
Per il gusto, la ricercatezza dei conii, la finezza artistica delle incisioni, la plasticità dei rilievi in perfetta armonia con la fisionomia del tondello, le monete greche sono uniche.
A quelle coniate dalle oltre 30 zecche del territorio “metropolitano” e delle isole vanno aggiunte le monete battute nelle colonie d’Asia, d’Africa, dell’Italia meridionale e della in Sicilia (in Magna Græcia in tutto ben una cinquantina di zecche): 1.400 popoli e 600 personaggi (ma la stima è senz’altro per difetto) attraverso le monete raccontano la storia del mondo antico.
Nel sistema attico, il più diffuso, la moneta per eccellenza era la dracma d’argento da 4,4 grammi. Per l’oro lo Statere, per il bronzo la Litra di 12 once. Per le monete più piccole si usava la parola Lepton (“spiccioli”).

 

Nel mondo greco, a detta di molti, le più belle monete furono coniate in Sicilia: le monete di Siracusa raggiunsero le vette dell’arte, con gli argentei tetradrammi e decadrammi
 

Magna Græcia: a sinistra, Aretusa su un tetradramma di Siracusa (405 – 400 a.Cr. - 16,82 gr. - Ars Classica, ottobre 1998); a destra, quadriga guidata da Helios (?) su un tetradramma di Akragas (Agrigento - 43 gr., 412-411 a.Cr.)
 

Così come in Magna Græcia, anche nella “madrepatria” fu un brulicare di zecche che si distinguevano per gli animali e le piante raffigurati e che diffusero i simboli della città di emissione. Ad Atene abbiamo così la civetta, sacra a Pallade Atena, mentre ad Egina vediamo la tartaruga, a Corinto il Pegaso.

Atene – Tetradramma del periodo 449 – 431 a.C. con pallade Atena e la civetta – mm.26, gr.17

 

 

 

In Sicilia ed in Magna Græcia è tutto un fiorire di zecche e di monete, con una ricchezza, un’eleganza, una varietà e, diremmo addirittura, una carica di sensualità ignote alla madrepatria.
Tali talenti artistici rimangono purtroppo anonimi nella maggioranza dei casi. Capita tuttavia che, come premio alla loro bravura, si conceda agli artisti di firmare alcune fra le monete più belle d’argento e d’oro: Eumene, Frigillo, Eracleide, Aristosseno hanno potuto così tramandarci i propri nomi oltre alle loro opere straordinarie.

 

Il volto di Apollo dalla testa fiammeggiante, ad opera di Eracleide su un tetradramma per Catania

Dario Ferro


Arrivederci alla prossima settimana con l'incontro numero 5 a tema:


La moneta in Italia in età antica: dai pani di bronzo al trionfo del ritratto

 


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