Bisogna superare il provincialismo, guardare oltre i nostri limitati orizzonti, accettare e pretendere il principio civile che chi inquina dovrebbe pagare, dall’automobile alla grande industria.
Auto e futuro

Nonna Abelarda


 

Tempo fa avevo inviato un pezzo in tono semiserio, sulle caratteristiche dei savonesi...leggi.... per ribadire che, se intendiamo criticare e cambiare la mentalità di chi ci governa, dovremmo prima di tutto migliorare noi stessi, in quanto cittadini e in quanto elettori. Il che vuol dire smettere di adagiarci in certi difetti, pigrizie e immobilismi storici, smettere di praticare il mugugno generalizzato e disfattista, oppure strumentalizzato alle idee politiche, ma piuttosto diventare attivi, propositivi, concreti. Questo sarebbe già un gran passo in avanti, certo, però poi dobbiamo andare oltre, non basta il senso pratico, bisogna trovare anche lo slancio, il coraggio di pensare al futuro. Altrimenti, nel momento stesso in cui fossimo in grado di costruirci un presente accettabile, questo sarebbe già obsoleto.
Come dire, va bene quando si è in emergenza pensare a soluzioni immediate e praticabili, a scelte logiche per uscirne, ma se non si riesce a ragionare a più ampio respiro, non si otterrà altro risultato che di traghettarsi verso una nuova emergenza.
Stavolta vorrei fare , in quest’ottica, qualche considerazione in margine all’interessante intervento di Paolo Bossi sul tema parcheggi e mobilità...leggi... che lui, appunto e giustamente, definisce “pragmatico”.  In questo caso vorrei fare il bastian contrario ed essere un po’ meno pragmatica, forte anche del fatto che, sul tema automobile, l’Italia sia in grave ritardo di soluzioni e mentalità e Savona e i savonesi ancora di più,  e forte del fatto che, in altri luoghi e con la collaborazione fattiva di tutti, soluzioni più interessanti siano state trovate.
Non mi riferirò ai molti argomenti per i quali mi trovo in accordo con lo scrivente (nuove ed efficienti piste ciclabili, necessità di prevedere un adeguato numero di parcheggi/box/garage per ogni nuova costruzione, recupero dei cortili e delle aree idonee, parcheggi ai margini del centro, incremento della zona pedonale, incremento e miglioramento dei trasporti pubblici ecc.); mi soffermerò piuttosto su un paio di considerazioni che non condivido, riguardo la necessità di accettare come inevitabile la mentalità corrente.
Parcheggio di piazza del Popolo: un errore trasformarlo a pagamento? Non sono d’accordo. L’unico errore è che ancora adesso non sia disponibile al lunedì. Capisco che è nello spirito di tutti mal digerire il fatto che una cosa prima gratuita non lo sia più, ma il fatto che ancora adesso, a distanza di anni, non ci siamo abituati, e il peregrinare per ore e le soste in doppia fila alla ricerca di ipotetici parcheggi migliori non sono errore dell’amministrazione, testimoniano solo la nostra imbecillità, visto che tempo e benzina sono un costo almeno quanto i soldini dei parcheggi, e visto che, non ho informazioni recenti, ma almeno fino a un po’ di tempo fa il primo periodo di sosta era gratuito. L’imbecillità non è un dato di fatto, si può e si deve cambiare. Se rimproveriamo a chi ci amministra i tanti, spesso imperdonabili e devastanti errori, dobbiamo saper anche riconoscere i nostri difetti. Proviamo a pensare che i soldi versati per il parcheggio non siano un iniquo balzello, piuttosto un piccolo indennizzo da parte nostra per i danni che il traffico causa alla collettività. Piuttosto di chiedere di non pagare, chiediamo, pretendiamo e controlliamo che i soldi vengano spesi per servizi alla collettività. Questa sarebbe una mentalità più moderna e civile.
La guerra alle auto è impossibile, perderemmo? Probabilmente sì. Ma non è un buon motivo per non farla, perché se non si cambia  al più presto, se non ci rendiamo conto che questo “stile di vita” descritto come ineluttabile e i modelli di sviluppo incentrati sull’automobile portano lentamente al collasso, alla catastrofe ambientale e non solo, ne pagheremo, noi e ancor di più i nostri figli, tutte le conseguenze.
Perciò limitare i danni non vuol dire creare più parcheggi o strade più scorrevoli, né fare ridicole “domeniche senza auto”, ma cambiare gradualmente il sistema, razionalizzare e limitare l’uso dell’auto privata, specie in città, e se occorre, anche se è impopolare dirlo, farne pagare in qualche modo i costi. Insomma, altrove si parla o si pratica già il pedaggio d’ingresso in città, e noi protestiamo per un parcheggio a pagamento? Bisogna superare il provincialismo, guardare oltre i nostri limitati orizzonti, accettare e pretendere  il principio civile che chi inquina dovrebbe pagare, dall’automobile alla grande industria.
Soprattutto, dobbiamo aver ben presente una cosa, una semplice legge matematica che si potrebbe enunciare così:”realizzati strade o parcheggi per N veicoli, con N grande a piacere, esisterà sempre un numero N+1 di veicoli che non riusciranno a trovarvi posto.”
Insomma, se non si va alla fonte del problema,  e la fonte è, che ci piaccia o no, limitare o penalizzare il traffico privato e cambiare progressivamente i modelli di sviluppo, non si arriverà mai a una soluzione durevole. E questo vale anche per Savona, nel suo piccolo.  
 
Nonna Abelarda