Metamorfosi 2

Si diceva, nella prima parte di questa nota, pubblicata qualche tempo fa...LEGGI... che il tipo narrativo della metamorfosi fu molto fecondo nella storia della cultura occidentale. Vorremmo qui soffermarci su alcune testimonianze di questa fecondità, scelte a caso fra le molte secondo le conoscenze e le preferenze di chi scrive. 

Non tutti sanno che Goethe fu pure un valente botanico. Dall’osservazione delle piante dell’Orto botanico di Padova e di Palermo, durante il viaggio in Italia, egli dedusse l’esistenza di una Urpflanze che conteneva in sé tutte le possibilità evolutive, donde per mutazioni successive nacquero le specie attuali. Poi ampliò questa prima intuizione nel Versuch die Metamorphose der Pflanzen zu erklären, pubblicato nel 1790. 

Mi si era rivelato che in quell’organo della pianta, che normalmente siamo abituati a indicare come foglia, giace celato il vero Proteo che si nasconde in ogni forma e che potrebbe manifestarsi. In avanti e a ritroso la pianta è soltanto foglia (lettera a Herder del 17 maggio 1787). 

Negli ultimi tempi l’insoddisfazione (su cui chi scrive non concorda, ma questo ha poca importanza) per il paradigma scientifico riduzionistico, dominante da almeno due secoli, ha indotto molti a cercare nuove vie, che Stefano Pederiva (introd. a Il paradigma vegetale. La scienza e l’arte contemporanea rileggono “La metamorfosi delle piante” di Goethe, a cura di Barbara Eletta Camoni, edito da Pendragon nel 2003 per il Circolo botanico di Bologna) definisce qualitative, e non solo quantitative, di accostamento all’indagine della realtà, onde il nuovo interesse per le ricerche scientifiche di Goethe, che sinora erano parse una bizzarria del genio letterario. 

La medesima idea torna nel convegno curato da Stefano Zecchi: “Oswald Spengler: tramonto e metamorfosi dell'Occidente” alla Statale di Milano e a palazzo Feltrinelli di Gargnano nell’aprile del 2002. Scrive Zecchi: 

In quest'idea [della metamorfosi dell’Occidente] vi è un richiamo esplicito a una cultura rimossa: la visione goethiana, organicistica della cultura. Goethe, come denunciava Nietzsche, ha subito una rimozione. La sua visione del rapporto tra le diverse forme di conoscenza, che trovano nell'espressione estetica il momento culminante, è venuta meno. Il principio metamorfico è stato abolito dalla cultura europea, che ha consegnato il timone di comando all'economia. Si è così spezzato il legame tra cultura, politica ed economia e lo si è radicalmente rovesciato. Spengler è tra i pochissimi goethiani del Novecento (un altro è Ernst Jünger) che, attraverso la comprensione simbolica delle forme, ha ricavato lo spazio da cui muovere una battaglia forse minoritaria, ma che va al di là della pura testimonianza individuale. 

Analisi impeccabile, che ha però il difetto, capitale per uno scettico, di non fare i conti colla realtà dominante: v’immaginate un mondo come quello che ormai ci circonda, o piuttosto ci sommerge, dominato dalla cultura? 

Als Gregor Samsa eines Morgens aus unruhigen Träumen erwachte, fand er sich in seinem Bett zu einem ungeheueren Ungeziefer verwandelt. Er lag auf seinem panzerartig harten Rücken und sah, wenn er den Kopf ein wenig hob, seinen gewölbten, braunen, von bogenförmigen Versteifungen geteilten Bauch, auf dessen Höhe sich die Bettdecke, zum gänzlichen Niedergleiten bereit, kaum noch erhalten konnte. Seine vielen, im Vergleich zu seinem sonstigen Umfang kläglich dünnen Beine flimmerten ihm hilflos vor den Augen (Franz Kafka, Die Verwandlung, 1915). 

Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta da letto, vicina a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio,dinanzi ai suoi occhi (Kafka, La metamorfosi, trad. it. di Rodolfo Paoli). 

Solo uno sciocco potrebbe chiedere che significhi l’atroce trasformazione qui descritta nell’incipit d’uno dei più celebri e straordinari testi del Novecento. Come diceva Valéry: “Se avessi voluto dire, avrei detto”. Non significa nulla, e d’altr’onde, ha forse un significato la nostra esistenza? E dunque, perché dovrebbe averlo un’opera d’arte? 

Né va dimenticata la mutazione di due lavandaie, rispettivamente in albero e in pietra, in un altro dei libri capitali della modernità, il Finnegan’s Wake (1939; I, cap. 8). 

Look, look, the dusk is growing! My branches lofty are taking root. And my cold cher's gone ashley. Fieluhr? Filou! What age is at? It saon is late. 'Tis endless now senne eye or erewone last saw Waterhouse's clogh. They took it asunder, I hurd thum sigh. When will they reassemble it? O, my back, my back, my bach! I'd want to go to Aches-les-Pains. Pingpong! There's the Belle for Sexaloitez! And Concepta de Send-us-pray! Pang! Wring out the clothes! Wring in the dew! Godavari, vert the showers! And grant thaya grace! Aman. Will we spread them here now? Ay, we will. Flip ! Spread on your bank and I'll spread mine on mine. Flep! It's what I'm doing. Spread ! It's churning chill. Der went is rising. I'll lay a few stones on the hostel sheets.

 

Senza ovviamente voler far accostamenti ingenerosi e insensati, ma in omaggio alla tersa scrittura di Lalla Romano, infine, le sue Metamorfosi, la raccolta di brevi testi in prosa con cui esordì nel 1951, raccontando i sogni di cinque personaggi uniti da legami di parentela e prossimi all’autrice, ma innominati.

 Ci sono poi le affascinanti metamorfosi dell’entomologia, che studia gli insetti olometaboli ed emimetaboli: si può leggere il celebre trattato di Bouvier, Habitudes et métamorphoses des insectes, pubblicato a Parigi da Flammarion nel 1921. E quelle delle foglie delle piante, che si trasformano a seconda delle necessità in cirri, spine, stipole, perule, catafilli... 

Infine ci sono le metamorfosi del potere. Come pensava Marx, i governanti sono attori che si alternano sul palcoscenico del theatrum politicum indossando di volta in volta la maschera imposta dalle circostanze. In Italia, dove il fenomeno è particolarmente diffuso almeno dai tempi di De Pretis, si chiama trasformismo. Ma è molto meno affascinante delle metamorfosi entomologiche, ahimè!

MISERRIMUS