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IL MIO “LEGGITTIMO IMPEDIMENTO”…

 

di Antonia Briuglia

 

…ad accettare oggi la polemica sull’ambientalismo.

 

Non è la solita diatriba tra economisti ed ecologisti.

Un dibattito tra chi pensa che lo sviluppo delle nostre città e del nostro pianeta, debba necessariamente passare per una continua “crescita” basata su domanda/offerta, costi/ prezzi, anche quando raggiungere gli obiettivi, significhi adottare dinamiche di rinuncia alla salvaguardia dell’ambiente e della salute umana e tra coloro che ritengono che lo sviluppo non voglia dire necessariamente consumo dissennato  di fonti , di territorio e risorse del pianeta.

Non si discute più dell’opportunità o meno di vendere combustibili fossili a basso costo, rischiando la destabilizzazione del clima con relativi disastri ambientali o della capacità o meno di vedere la finitezza delle risorse naturali e la loro sostenibilità.

Non è più il tempo di disquisire sulla differenza tra termini come crescita, sviluppo o compatibilità ambientale.

Le decisioni strategiche necessarie non sono state prese.

Così le nostre azioni quotidiane, che ci impongono di fare scelte misurate, civili e coerenti nei confronti di beni, servizi e prodotti rispettosi dell’ambiente e della nostra salute, si scontrano con la gravosità e l’offesa degli accadimenti quotidiani.

 

…ad arrendersi alla notizia quotidiana del disastro ambientale.

 

Tra una notizia e l’altra, sull’ennesima truffa colossale ai danni dello Stato, su storie di gigantesche evasioni fiscali, di riciclaggi, di collusioni con le mafie per opera di politici e imprenditori, arriva puntuale la notizia sul disastro ambientale.

Piccole e grandi tragedie che un giorno sono frane e smottamenti, conseguenze di un inarrestabile dissesto idrogeologico, un altro sono speculazioni edilizie forzatamente legalizzate dove il territorio è stato aggredito, barattato, svenduto per l’interesse personale di qualcuno, un altro ancora una nube tossica o due milioni e mezzo di litri di petrolio in un fiume.

 Per non voler citare i disastri ambientali che si consumano giorno dopo giorno, nell’inadeguatezza delle Istituzioni come l’inquinamento atmosferico frutto di emissioni industriali o di centrali termoelettriche o ancora quello dovuto al traffico veicolare arrivato al collasso al punto da organizzare vacanze gratuite a bambini in luoghi dove potranno respirare. (notizia demenziale ma vera, riferita al Comune di Milano, appresa la scorsa settimana su organi di Stampa).

“Disastri ambientali d’ignoti”?  Disastri ambientali di uomini, che spesso, a vari livelli, hanno le leve del comando.

Uomini che spesso si sentono furbi, potenti e intoccabili confidando nell’impunità che, nel nostro Paese, sta diventando sempre più la norma e la regola istituzionalizzata e perseguita anche da chi è alla testa del Governo. 

 


...a pensare che possa continuare un civile dialogo.

 

Qui il dibattito si ferma, non si tratta più di disquisire su chi vuole definirsi ambientalista o ecologista o chi ritiene che le prese di posizione più intransigenti siano controproducenti.

Non si riesce neanche più a pensare a un atteggiamento compromissorio, che sarebbe accettabile se le parti fossero onestamente convinte di operare per il bene comune.

Non si riesce più a credere alla buona fede di chi conscio del dissesto del territorio permette che vi si continui a edificare oppure di chi pensa che dietro un non meglio definito bisogno di case, (5000 alloggi in provincia di Savona) si possano giustificare e accettare ulteriori cementificazioni.

 Ammetto il mio deciso, legittimo impedimento ad accettare che tutto questo debba essere tollerato.

Gli “eco crimini” anche dalla Corte Penale Europea saranno presto riconosciuti come crimini contro l’umanità, perché la vita degli esseri umani dipende da quella del pianeta.

Crimini contro un’umanità che vive lungo le rive del Lambro o del Po, che vive sui terreni franosi di Giampilieri, di Sanfratello, di Ischia, di Noli o di Albissola Marina.

 

In Italia invece, si sa, chi inquina la fa franca e paradossalmente proprio chi inquina le acque con scarichi industriali, dal 2 febbraio 2010, non incorrerà più in nessun reato!

…..a credere nella buona fede di chi legifera in Italia.

 

In questo nostro curioso paese, dove la Magistratura è composta di comunisti e talebani, e dove si pretendono l’immunità e l’assoluzione, il Parlamento ha pensato bene di depenalizzare con una legge, comma 5 articolo 137 del TUA, lo scarico industriale inquinante oltre i limiti di legge nelle acque dei nostri corsi d’acqua.

Pagherà, così, solo una multa da 3.000 a 30.000 euro il responsabile della distruzione di un ecosistema, come quello del Po, e sarà un precedente per altri criminali come lui.

Quindi, mentre l’Europa si mobilita contro quest’odioso crimine, l’Italia col suo Ministro all’Ambiente, di fatto, lo assolve.

Rivendico il mio legittimo impedimento ad accettare anche questa nuova vergogna italiana che assolve affaristi senza scrupoli, che per loro profitti danneggiano l’ambiente, il territorio e la salute di chi lo abita.

…ad accettare, ad occhi chiusi, le Certificazioni Ambientali in Italia.

 

Mentre il Lambro e il Po si tingono di nero, la centrale a carbone di Vado si tinge di verde!

La Tirreno Power ha presentato , infatti, la terza dichiarazione ambientale Uni En Iso 14001, del 2008  ribadendo la sua attenzione per l’ambiente.

E possibile leggerla perché l’Azienda è obbligata a renderla consultabile ai cittadini che, per Legge, sono i clienti per cui viene prodotta la certificazione.

 

E’ stata convalidata da un verificatore che ha dichiarato la validità del sistema di gestione ambientale, adeguata ed efficace dell’attuale centrale a carbone di Vado Ligure.

Quindi, possiamo stare tranquilli, nessun inquinamento.

Possiamo anche tranquillizzare il segretario provinciale della Filcem, Berruti, che in una recente... intervista (secolo del 24 febbraio) dichiara che l’alternativa alla richiesta di un ‘auspicabile ampliamento della centrale sia nel” tenersi l’inquinamento che c’è adesso e accontentarsi di muovere le gru in porto solo quando c’è sereno e buon vento” (manifestando poca conoscenza delle energie rinnovabili!!!!)

Mentre la certificazione sappiamo bene cosa porti in tema di ricadute positive per l’Azienda, dal punto di vista economico, con l’ottimizzazione dei famosi costi/benefici e in merito ai dichiarati obbiettivi sulla ampliamento della centrale  in oggetto, siamo fortemente interessati a capire su quali dati si è basata: sulle emissioni atmosferiche? Su quali polveri sottili? Su quali altri agenti inquinanti rilevati e su quali e quante centraline di rilevamento?

Se per la centrale a carbone di Vado la credibilità della certificazione ambientale è stata garantita ai massimi livelli, dall’azienda e dai consulenti e dai certificatori, non ci saranno ostacoli ad effettuare controlli super partes che non siano gli Enti di accreditamento.

Prima di portare sul tavolo la trattativa per il potenziamento della centrale, si potrebbero organizzare in modo efficace i controlli delle emissioni attuali.

Non è calunnia, ma è legittimo impedimento a stare ormai con gli occhi chiusi, a voler capire, a sapere e conoscere le cose e gli eventi, visto che, dai dati ISDE, è già troppo tardi!

 

                                                 

                                                                                                                                              

                                                         ANTONIA BRIUGLIA