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In questo fine settimana è mancato uno dei protagonisti della storia della Valbormida del secondo dopo guerra, Andrea Dotta, ex operaio dell'Acna, presidente dell'allora ASL n.6 delle Bormide (che aveva sede a Carcare)

“Ciau” Andrea

Adalberto Ricci  insegnante presso l'ISS di Cairo Montenotte


Questa mattina, sfogliando le pagine locali di un quotidiano, ho letto che se ne era andato uno dei miei “maestri”, si chiamava Andrea, Andrea Dotta,  e aveva lavorato per anni in una delle fabbriche simbolo di questa vallata, l'Acna di Cengio, e, durante i molti anni della nostra conoscenza aveva insegnato a me, che venivo dalla “costa”, a conoscere questa valle, la Valbormida, adesso così diversa oggi da quando lui, proveniente da Saliceto, era entrato in fabbrica e aveva iniziato la sua esperienza di operaio e di comunista nei primi anni 50.

Erano altri tempi, quelli, quando gli attivisti della CGIL, anche se facevano parte di quella che allora si chiamava “commissione interna” (una sorta di RSU dei nostri giorni) venivano emarginati all'interno della fabbrica e a volte separati fisicamente dagli altri operai. Nonostante questo Andrea aveva saputo conquistare il suo spazio in fabbrica e diventare un punto di riferimento non solo per gli iscritti alla CGIL ma anche per altri lavoratori e molti abitanti di Cengio.

Ho iniziato a conoscere Andrea quando militavo sia nella FGCI che nel Movimento Studentesco a Savona, era “l'autunno caldo” del 69 e, come studenti, si partecipava ai picchettaggi davanti alle fabbriche del savonese, si creavano collettivi, si partecipava ad assemblee. Io ero spesso in Valbormida e qui appunto ho avuto modo di fare amicizia con lui. Con molta pazienza mi ha spiegato, e ha impiegato molto tempo per farmelo capire, per quale motivo i lavoratori di queste fabbriche erano spesso “diversi” dai loro compagni delle altre industrie savonese, cosa voleva dire passare dall'esperienza del lavoro dei campi a quello dei reparti della fabbrica, le ansie, i timori, gli scontri che avvenivano in azienda tra gli operai più sindacalizzati e quelli con “la paura del padrone”. In questo senso mi aveva spesso consigliato a non precipitare con i giudizi drastici e a conoscere sempre meglio la realtà in cui volevo essere presente se, davvero, volevo combinare qualcosa di utile.
Poi gli anni sono passati e Andrea ha vissuto dall'interno della fabbrica e poi da pensionato “il caso Acna”, il processo per i tanti casi di lavoratori ammalati di cancro alla vescica da un lato, e, dall'altro, il rapporto difficile con gli ambientalisti soprattutto del Piemonte che accusavano, giustamente, l'azienda di aver avvelenato il Bormida e con esse lo colture lungo il corso del fiume. L'Acna, lo ricordo, produceva intermedi per coloranti e alcune lavorazioni – è stato dimostrato – erano nocive sia per i lavoratori che per l'ambiente esterno alla fabbrica, visto che gli scarichi della lavorazione finivano più o meno direttamente in Bormida.

Terminato il suo impegno in fabbrica, Andrea è' stato per un periodo anche presidente dell'ASL 6 delle Bormide che aveva allora sede a Carcare e, con la collaborazione dell'IST di Genova, era riuscito a pubblicare un volume – a cura dell'ASL – sulla situazione sanitaria della Valbormida, uno studio coraggioso che ancora adesso è un punto di riferimento importante per conoscere una realtà molto complessa e tutt'altro che risolta. Ci si incontrava spesso in quei tempi (anni 90), io da 1980 avevo iniziato ad insegnare a Cairo Montenotte, dove lavoro tuttora e  continuavo ad imparare. Il suo sogno era il poter dimostrare la compatibilità tra la fabbrica e il territorio, ma era un sogno destinato a non potersi realizzare mai, infatti ben presto tutto il tessuto industriale della Valbormida era entrato in crisi – non solo l'Acna – e alcune aziende o hanno chiuso i battenti (la Montecatini e la stessa Acna) e sono state drammaticamente ridimensionate come la 3M Ferrania.
So che Andrea ha sofferto molto dentro di sé per questo, ma è sempre stato capace di dire che si doveva guardare avanti, facendo anche tesoro degli errori commessi..
Quando ci si incontrava si parlava di tutto e sovente raccontava del suo passato, anche prima dell'Acna, dei suoi ricordi di ragazzo che poi aveva deciso di raccogliere in un bel volumetto, ma poi fatalmente gli incontri si sono diradati senza un vero perchè, eppure tra Cairo e Cengio ci sono solo una quindicina di kilometri e non stava certo a lui il percorrerli per riprendere le fila di un discorso interrotto. Mi sono ripromesso di farlo non so quante volte fino a questa mattina....

Ciau” compagno Andrea, non ti ho mai scordato e non ti scorderò mai

 

Adalberto