EMISSIONI: G8 FALLITO, LA PROTESTA CONTINUA
Antonia Briuglia
Mentre a Vado la
soddisfazione, per i blitz dimostrativi di Greenpeace alla
centrale, ha, di fatto, ricompattato il fronte dei gruppi che a
vario titolo combattono l’ampliamento e lavorano per il
depotenziamento, la
delusione per la mancata presa di responsabilità del G8 per
ridurre le emissioni di CO2, è tanta.
A Vado non bisogna, però, demordere e ora, in maniera più
incisiva, proseguire nella protesta a vario titolo. |
Una protesta finalizzata a fare pressione sul
Governo italiano a cambiare rotta in fatto di
centrali a carbone e centrali nucleari, così
com’è determinata a fare Greenpeace verso tutte
le nazioni più ricche affinché prendano misure
decisive sui cambiamenti climatici.
“G8: Failed” (G8: fallito) è ora la posizione
dell’organizzazione ambientalista.
Gli
attivisti, a bordo di gommoni, sono riusciti a
scriverlo sulla fiancata di una nave carboniera
in rada a Civitavecchia.
I
dimostranti hanno chiesto, dall’alto delle
ciminiere di Brindisi, Marghera, Porto Tolle,
Civitavecchia e Vado Ligure in diversi modi al
G8 di porre le condizioni per un accordo
importante alla Conferenza Onu di Copenhagen del
prossimo dicembre sul clima.
L’hanno
fatto, a Vado, sull’impianto Tirreno Power, con
scritte e striscioni, chiedendo ai governi del
G8 di prendere la leadership della lotta ai
cambiamenti climatici.
Purtroppo,
ancora una volta, i leader del G8 hanno
tragicamente rinviato l´azione sul clima alle
future generazioni e hanno abbandonato le
popolazioni più vulnerabili agli effetti dei
cambiamenti climatici, sprecando l’ennesima
occasione.
Hanno fallito perché hanno rinunciato a
stabilire obiettivi di medio termine, rinviando
al G20 la discussione sugli investimenti che
serviranno alle nazioni in via di sviluppo per
combattere i cambiamenti climatici. |
I capi di governo hanno mostrato a tutti di
essere dei politici bravi solo a fare proclami
non dei leader che sanno decidere le azioni necessarie
per affrontare le ormai note problematiche
ambientali e salvare il pianeta.
Essi, consapevoli, chi più chi meno, degli
impatti devastanti già in atto, hanno deciso di
rinviare questa responsabilità ai governi futuri
e alle prossime generazioni.
“La loro eredità e, cosa più importante, il
nostro futuro sono ora sospesi sul filo”. |
Dice Onufrio, presidente di Greenpeace “Sebbene
abbiano finalmente ammesso che l´aumento della temperatura media del pianeta
dovrà essere contenuto sotto i 2 gradi, il G8 non ha indicato come raggiungere
questo obiettivo. Quando le Nazioni Unite terranno una sessione sui cambiamenti
climatici, il prossimo 22 settembre, questi capi di governo dovranno essere
pronti: il tempo per l´azione è ora” .
Il tempo dell’azione è ora, anche a Vado.
Gli amici del Moda, i rappresentanti dei Medici per l’ambiente e dell’Ordine di
Savona come, tutti i Comitati come Uniti per la salute e Vivere Vado, le
Associazioni ambientaliste, l’Amministrazione Comunale, i Blog, il Meetup di
Grillo e tutti coloro che stanno lavorando intorno a questa battaglia, adesso
devono promuovere azioni sinergiche ed incisive.
Non possiamo permettere che la tutela della salute, anche e soprattutto delle
prossime generazioni, sia contrabbandata con l’onnipotenza del falso sviluppo e
del mercato.
Le patologie tumorali e neurologiche infantili legate a cause ambientali si
vanno sempre più evidenziando nel mondo cosiddetto “ricco” e quindi più
“sviluppato”.
Bisogna agire ora.
L’inquinamento, i cambiamenti climatici e
il surriscaldamento del pianeta si
stanno indirizzando ad un punto di non-ritorno e questo richiede decisioni
immediate.
Quarant’anni saranno la morte dell’ecosistema.
Abbiamo bisogno di concepire una società in cui i valori economici siano mezzo
della vita umana e non fine.
La distruzione del pianeta sta nell’accecamento e nell’impotenza nel fare una
vera diagnosi alla malattia, prolungandone l’agonia.
L’aberrazione della ricerca senza limiti del profitto produce solo catastrofi
dolorose che devono però insegnarci qualcosa: Chernobyl, l’effetto serra, i
rischi ambientali, la deforestazione e i danni alla salute dell’uomo, la
contaminazione alimentare, non sono fantasie, ma gravi realtà.
Mentre i Paesi dei “nuovi ricchi” non
sono disposti ad arretrare la loro corsa verso lo ”sviluppo”, consapevoli ma
irriducibili nel voler limitare i danni e gli altri non sembrano volerli
ostacolare visti i profitti di scambio in atto, il “fallimento” non può e non deve segnare la fine della speranza.
ANTONIA
BRIUGLIA