versione stampabile

L’opinione/ In Provincia arrivano i professionisti trasversali e “spalmatura delle deleghe”

Savona, i “poteri forti” si rafforzano

La sinistra si interroghi e decida

Trasformismo al servizio della pubblica amministrazione o eterna malattia del clientelismo?

  di Franco Astengo

La notizia riguardante la composizione della nuova giunta provinciale di Savona, di centrodestra, suggerisce alcune considerazioni di carattere generale, che possono essere utilmente poste all'attenzione di tutti.

Al riguardo delle soggettività presenti in questo organismo (non dimentichiamo che le nomine dovrebbero dipendere dal Presidente eletto: fuori dallo schema della spartizione dei partiti o, peggio, dalla pressione di lobbies più o meno dichiarate) risalta, in modo netto e precipuo, l'uso dell'antico strumento del “trasformismo” (dal connubio Cavour- Rattazzi, nel Parlamento subalpino, in poi).

Professionisti “ingaggiati” (mai termine forse è stato più aderente alla realtà) da una parte politica (il centrosinistra) per reggere le sorti di una azienda pubblica disastrata dai soliti funzionari di partito, transitano, in questa occasione direttamente in un organismo che dovrebbe essere “politico” e non “tecnico” passando all'altra sponda.

Questo è trasformismo: come quello che ha animato, sempre per restare a Savona, uomini politici passati dalla Lega a Forza Italia, poi  trasformatisi in “tecnici” e rimasti in sella su poltrone di grande potere organizzando liste per il centrosinistra alle elezioni comunali e facendosi riconfermare nell'incarico da appoggi “trasversali”.

Abbiamo usato molte virgolette non a caso: perché tutti questi passaggi, attuati da professionisti di successo transitanti da presidenza ad assessorati o da incarichi parlamentari ad Autorithy, difficilmente possono essere inquadrati nelle due categorie che abbiamo richiamato nel titolo: il servizio della pubblica amministrazione o l'eterno clientelismo.

Si tratta di operazioni, invece, che fanno il paio con quella del Sindaco che abbandona il suo posto non terminando il mandato per andare a svolgere il ruolo di “garante” in Regione e che sono il frutto di una logica di potere che, a Savona, va ben oltre le appartenenze politiche e gli schieramenti culturali, ma si colloca nella dimensione dei “poteri forti” (quelli che usano la crisi dell'industria per fare speculazione edilizia, che non tengono in conto del volere dei cittadini espresso democraticamente, che piegano le logiche dello sviluppo alle loro esigenze particolari) per i quali la “politica” non deve confrontarsi, ma soltanto “servire” come parte organico di un disegno privatistico e speculativo.

Questo accade a Savona e dintorni da molti anni, prescindendo dalle logiche della democrazia: questo è avvenuto nel caso della composizione della nuova giunta provinciale di Savona (al riguardo della quale ci sarebbe da dire ancora qualcosa circa la “spalmatura” delle deleghe: chiaro esempio di una volontà di spartizione e suddivisione del potere posta ben al di fuori da una logica di funzionalità della amministrazione; ma non è questa la sede più opportuna).


La prima seduta del nuovo consiglio provinciale

Il problema del come reagire a questo stato di cose che, ripetiamo, dura ormai da molti anni e al riguardo del quale molti hanno preso coscienza, fin dai tempi dell'antica “questione morale” di estrazione teardiana, è rimasto in pieno un problema politico inevaso.

Se per il centrodestra, che a Savona ha sicuramente ereditato parte della pratica e della logica del PSI di altri tempi, questo modo di fare appare quasi “naturale”, a sinistra non va dimenticata, riferendoci ancora a tempi passati, la debolezza del PCI, un vero gigante sul terreno della raccolta del consenso e dell'organizzazione, nel campo dello “scambio politico” e l'inconsistenza complessiva della DC.

Gli eredi del PCI, se così si possono chiamare senza offendere nessuno, compirono, con le elezioni comunali del 1998, una scelta netta (dopo il fallimento del tentativo dell'on.Pastore, bloccato da manovre esterne, ma anche, e soprattutto interne) in favore di quella logica di rapporto “schierato” con i poteri forti cui si accennava poc'anzi, e da cui non si è più usciti (ci sono spostamenti lievi tra gli attori impegnati nella vicenda: ma la sostanza muta di poco). Magari assisteremo a ricambi generazionali. Mutano gli obiettivi: ormai la deindustrializzazione è compiuta, quindi c'è da affermare e confermare determinati poteri e portare avanti altre devastazioni del territorio: da Albisola a Vado.

Non c'è stata “opposizione” politica, se si pensa che – addirittura – nel momento culminante, in cui forse era possibile incidere minimamente sul terreno istituzionale (pensiamo alle elezioni savonesi del 2006 e,ancor prima, a quelle regionali del 2005) Rifondazione Comunista, sempre schierata all'opposizione (dopo una brevissima parentesi tra il 1998 ed il 1999) decise di cambiare cavallo e passare a quello del vincitore, sedendo così nelle giunte di Savona (presenza non pervenuta) e – addirittura – della Regione Liguria (con contraddizioni laceranti e, alla fine, anche un poco ridicole: con entrate ed uscite “tattiche” dalla sala della Giunta, nel momento in cui c'erano da votare provvedimenti “scottanti”); mentre gli stessi Verdi (oggi tanto impegnati sul caso Maersk), è bene ricordare che nello stesso 2005 erano presenti nel “listino” di quel centrosinistra, di cui oggi si parla e nelle cui fila era candidato quel Sindaco di Savona, “abbandonatore” del proprio posto di cui si è già scritto.

Nell'occasione delle elezioni savonesi del 2006 (ripetiamo, un momento particolare della vicenda  politica della nostra realtà) fu isolato il gruppo di “A Sinistra per Savona”, che poteva ben rappresentare un punto di riferimento e di aggregazione per il futuro: l'importante risultato ottenuto, però, dal candidato Sindaco di quel gruppo (oltre il 5%) dimostrò come esistessero anche condizioni non secondarie di raccolta del consenso che avrebbero potuto essere ben diversamente implementate, se altri soggetti avessero avuto lo stesso coraggio dei proponenti quella operazione.

La realtà di tipo trasformistico su cui poggia la nuova giunta provinciale di Savona è frutto di questo stato di cose e direttamente collegata all'esistenza di meccanismi spartitori a livello regionale ( non apriamo questo ulteriore  capitolo: ma nel 2010 ci saranno  proprio le elezioni regionali e se ne dovrà parlare per tempo, comunque).

Da Vado Ligure è arrivato, nel corso delle ultime elezioni comunali, un segnale importante che va raccolto ed alimentato, ma insufficiente così come appare al riguardo del quadro generale per molte ragioni: basterà, adesso, affermare la necessità di un  cambio di rotta sul piano politico complessivo.

Serve, anche a Savona, una sinistra diversa, nella progettualità, nella forza sociale, ma soprattutto in una concezione di completa autonomia nei rapporti con il potere, sopratutto con il potere economico.

Savona, 10 Luglio 2009                                                                Franco Astengo