TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Savona, i “poteri forti” si rafforzano La
sinistra si interroghi e decida
Trasformismo al servizio della pubblica amministrazione o eterna
malattia del clientelismo? La
notizia riguardante la composizione della nuova giunta provinciale di
Savona, di centrodestra, suggerisce alcune considerazioni di
carattere generale, che possono essere utilmente poste all'attenzione di
tutti. Al
riguardo delle soggettività presenti in questo organismo (non
dimentichiamo che le nomine dovrebbero dipendere dal Presidente eletto:
fuori dallo schema della spartizione dei partiti o, peggio, dalla
pressione di lobbies più o meno dichiarate) risalta, in modo
netto e precipuo, l'uso dell'antico strumento del “trasformismo” (dal
connubio Cavour- Rattazzi, nel Parlamento subalpino, in poi).
Professionisti “ingaggiati” (mai termine forse è stato più
aderente alla realtà) da una parte politica (il centrosinistra) per
reggere le sorti di una azienda pubblica disastrata dai soliti
funzionari di partito, transitano, in questa occasione direttamente in
un organismo che dovrebbe essere “politico” e non “tecnico”
passando all'altra sponda. Questo è
trasformismo: come quello che ha animato, sempre per restare a Savona,
uomini politici passati dalla Lega a Forza Italia, poi
trasformatisi in “tecnici” e rimasti in sella su poltrone
di grande potere organizzando liste per il centrosinistra alle elezioni
comunali e facendosi riconfermare nell'incarico da appoggi “trasversali”. Abbiamo
usato molte virgolette non a caso: perché tutti questi passaggi, attuati
da professionisti di successo transitanti da presidenza ad assessorati o
da incarichi parlamentari ad Autorithy, difficilmente possono
essere inquadrati nelle due categorie che abbiamo richiamato nel titolo:
il servizio della pubblica amministrazione o l'eterno clientelismo. Si tratta
di operazioni, invece, che fanno il paio con quella del Sindaco
che abbandona il suo posto non terminando il mandato per andare a
svolgere il ruolo di “garante” in Regione e che sono il
frutto di una logica di potere che, a Savona, va ben oltre le
appartenenze politiche e gli schieramenti culturali, ma si colloca nella
dimensione dei “poteri forti” (quelli che usano la crisi
dell'industria per fare speculazione edilizia, che non tengono in conto
del volere dei cittadini espresso democraticamente, che piegano le
logiche dello sviluppo alle loro esigenze particolari) per i quali la
“politica” non deve confrontarsi, ma soltanto “servire”
come parte organico di un disegno privatistico e speculativo. Questo
accade a Savona e dintorni da molti anni, prescindendo dalle
logiche della democrazia: questo è avvenuto nel caso della composizione
della nuova giunta provinciale di Savona (al riguardo della quale
ci sarebbe da dire ancora qualcosa circa la “spalmatura”
delle deleghe: chiaro esempio di una volontà di spartizione e
suddivisione del potere posta ben al di fuori da una logica di
funzionalità della amministrazione; ma non è questa la sede più
opportuna). Il
problema del come reagire a questo stato di cose che, ripetiamo, dura
ormai da molti anni e al riguardo del quale molti hanno preso coscienza,
fin dai tempi dell'antica “questione morale” di estrazione
teardiana, è rimasto in pieno un problema politico inevaso. Se per il
centrodestra, che a Savona ha sicuramente ereditato parte della
pratica e della logica del PSI di altri tempi, questo modo di
fare appare quasi “naturale”, a sinistra non va
dimenticata, riferendoci ancora a tempi passati, la debolezza del PCI,
un vero gigante sul terreno della raccolta del consenso e
dell'organizzazione, nel campo dello “scambio politico” e
l'inconsistenza complessiva della DC. Gli eredi
del PCI, se così si possono chiamare senza offendere nessuno,
compirono, con le elezioni comunali del 1998, una scelta netta
(dopo il fallimento del tentativo dell'on.Pastore, bloccato da
manovre esterne, ma anche, e soprattutto interne) in favore di quella
logica di rapporto “schierato” con i poteri forti cui si
accennava poc'anzi, e da cui non si è più usciti (ci sono spostamenti
lievi tra gli attori impegnati nella vicenda: ma la sostanza muta di
poco). Magari assisteremo a ricambi generazionali. Mutano gli obiettivi:
ormai la deindustrializzazione è compiuta, quindi c'è da affermare e
confermare determinati poteri e portare avanti altre devastazioni del
territorio: da Albisola a Vado. Non c'è
stata “opposizione” politica, se si pensa che –
addirittura – nel momento culminante, in cui forse era possibile
incidere minimamente sul terreno istituzionale (pensiamo alle elezioni
savonesi del 2006 e,ancor prima, a quelle regionali del 2005)
Rifondazione Comunista, sempre schierata all'opposizione (dopo
una brevissima parentesi tra il 1998 ed il 1999) decise di cambiare
cavallo e passare a quello del vincitore, sedendo così nelle giunte di
Savona (presenza non pervenuta) e – addirittura – della
Regione Liguria (con contraddizioni laceranti e, alla fine, anche un
poco ridicole: con entrate ed uscite “tattiche” dalla sala della Giunta,
nel momento in cui c'erano da votare provvedimenti “scottanti”); mentre
gli stessi Verdi (oggi tanto impegnati sul caso Maersk), è
bene ricordare che nello stesso 2005 erano presenti nel “listino”
di quel centrosinistra, di cui oggi si parla e nelle cui fila era
candidato quel Sindaco di Savona, “abbandonatore” del
proprio posto di cui si è già scritto.
Nell'occasione delle elezioni savonesi del 2006 (ripetiamo, un
momento particolare della vicenda politica della nostra realtà) fu
isolato il gruppo di “A Sinistra per Savona”, che poteva
ben rappresentare un punto di riferimento e di aggregazione per il
futuro: l'importante risultato ottenuto, però, dal candidato Sindaco di
quel gruppo (oltre il 5%) dimostrò come esistessero anche
condizioni non secondarie di raccolta del consenso che avrebbero potuto
essere ben diversamente implementate, se altri soggetti avessero avuto
lo stesso coraggio dei proponenti quella operazione. La realtà
di tipo trasformistico su cui poggia la nuova giunta provinciale di
Savona è frutto di questo stato di cose e direttamente collegata
all'esistenza di meccanismi spartitori a livello regionale ( non apriamo
questo ulteriore capitolo: ma nel 2010 ci saranno
proprio le elezioni regionali e se ne dovrà parlare per tempo,
comunque). Da
Vado Ligure è arrivato, nel corso delle ultime elezioni comunali, un
segnale importante che va raccolto ed alimentato, ma insufficiente così
come appare al riguardo del quadro generale per molte ragioni: basterà,
adesso, affermare la necessità di un cambio di rotta sul piano
politico complessivo. Serve,
anche a Savona, una sinistra diversa, nella progettualità, nella
forza sociale, ma soprattutto in una concezione di completa autonomia
nei rapporti con il potere, sopratutto con il potere economico.
Savona, 10 Luglio 2009
Franco Astengo |