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SALVATAGGI AZIENDALI: UNA PATOLOGIA

(Bailout Fatigue Sindrome)

              di  Eric J. Fry    (traduzione M. G. Pellifroni)       

In giro  nei siti finanziari americani per far sapere ai savonesi  come la pensano  i nostri simili d'oltreoceano




Eric J. Fry
 Il capitalismo americano s’è rotto; almeno un po’ rotto. Qualcuno ricorderà la storiella degli anni ’80 sul water-closet acquistato dal Pentagono a $ 600. Storiella apocrifa, ma che divenne un simbolo dell’inettitudine e nella grandeur degli organi governativi. Se i rappresentanti da noi eletti, pensava il pubblico di allora, sperpera $ 600 per un w-c, in quanti altri modi queste teste vuote saranno capaci di sperperare i soldi dei contribuenti?

Ci fu, all’epoca, una grande e diffusa indignazione per numerosi altri, e purtroppo veri, modi di dissipare il denaro pubblico che vennero via via alla luce. Questo in quanto all’epoca il governo qualche volta riusciva persino a non sforare il budget e gli stessi americani facevano altrettanto, spendendo meno di quanto guadagnavano; e le società finanziarie mal gestite finivano talvolta per fallire e i CEO colpevoli di truffaldina negligenza ricevevano il benservito anziché stipendi multi-milionari.

Oggi, invece, il Pentagono potrebbe davvero spendere $ 600 per un w-c e nessuno farebbe una piega. Infatti, la maggior parte di noi contribuenti approverebbe con sollievo la spesa di $ 6oo per dotare di w-c ogni nostro rappresentante a Washington, se, in cambio, il Ministero del Tesoro la smettesse di regalare miliardi di dollari a società finanziarie meritevoli soltanto di finire giù per lo sciacquone degli stessi w-c, mentre pagano centinaia di migliaia di dollari in trattamenti termali per i loro top executive.

Ma non basta. Quegli stessi executive che hanno “hiroshimizzato” il sistema finanziario americano, riducendolo a un cumulo di rovine fumanti, fanno ora la fila per ricevere miliardi di dollari di bonus pagati coi nostri soldi.

Questa è un’impudenza di dimensioni epiche, persino per Wall Street.

L’elite di Wall Street ha trascorso tanti anni ad abbeverarsi alla mangiatoia dei suoi clienti ed azionisti che proprio non riesce a perdere il vizio.

Costoro dimenticano che un bonus l’hanno già avuto: il mantenimento del loro posto di lavoro, grazie ai soldi dei contribuenti. E questo è già un bonus straordinario. Cosa ne direbbero di un po’ di gratitudine, persino di un briciolo di umiltà?

A titolo illustrativo, prendiamo un top executive a caso, Chuck Prince, CEO di Citigroup [massima banca mondiale prima del crollo] dal 2003 all’anno scorso. In questi anni, egli ha presieduto alla costruzione di quel castello di carte che sarebbe poi rovinosamente crollato. Mentre si avvertivano i primi scricchiolii e Prince dichiarava di assumersi la “piena responsabilità” delle prime perdite di capitale, lo stesso si intestava un assegno di $ 38 milioni e lo metteva all’incasso nella sua stessa banca!

Mentre le perdite di Citi sfondavano i miliardi di dollari, i milioni sul conto di Chuck continuavano, e continuano, a fruttargli interessi. Qui c’è davvero qualcosa che non funziona.

Certo, Chuck non ha l’obbligo legale di rendere quei soldi agli azionisti e/o ai dipendenti di Citi… solo un obbligo morale, e gigantesco. In altre parole, non c’è un particolare motivo per cui egli debba riconsegnare il denaro preso, se non quello che, in primo luogo, non se l’è meritato.

Prince dovrebbe sentirsi obbligato a rendere quel denaro agli impiegati che hanno perso il proprio posto. Un rapido conto ci dice che, restituendo il maltolto di $ 38 milioni, egli potrebbe staccare un assegno di $ 730 ai 52.000 lavoratori di Citi in procinto di ricevere una lettera di licenziamento. Un Buon Natale a tutti da san Chuck!

Ovvero, egli potrebbe tenersi i suoi soldi, come hanno fatto tutti gli altri “criminalmente negligenti” CEO suoi pari. Ma se errare è umano, tenersi dei soldi non meritati è altamente disumano. Ma chi lo sa, forse anch’io farei altrettanto: dopotutto, anche se $ 38 milioni non valgono più come una volta, ci puoi sempre comprare un sacco di palle da golf [passatempo preferito da Chuck]!

Un mio caro amico guadagna, come ricercatore scientifico nella lotta al diabete, $ 42.000 l’anno. Il suo contributo alla società non è forse essenziale, ma ha comunque il suo peso: certamente maggiore del contributo sociale collettivo dei 50 più pagati CEO in altrettante società finanziarie di Wall Street.

Altrimenti detto, se i top guns di W-S domani si mettessero in fila per il pane –magari con sopra il caviale- il mondo non ne soffrirebbe minimamente. Naturalmente, lo stesso potrebbe dirsi di molte altre professioni, inclusa la mia [analista finanziario].

Ma la differenza tra la maggior parte di noi e dei top guns di W-S è che noi non abbiamo concorso alla disfatta che ha distrutto il benessere economico di milioni di individui, né andiamo  piagnucolanti a pretendere che le nostre rovinose pagliacciate finanziarie meritino bonus multi-milionari.

Eric J. Fry            Laguna Beach, California      2/01/2009