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Quando la speculazione edilizia non è legata ad incrementi di produzione

A giugno si vota? <Io Arroganza

tifo Fuksas, Comunisti Italiani e…>

Eppure il deserto che circonda torre Bofill da ragione ai “pantofolai” savonesi

                         di Franco Astengo





Il politologo Franco Astengo

Savona - Nel corso del mese di Dicembre che sta avviandosi alla parte conclusiva, i savonesi hanno visto – fortunatamente – allontanarsi l'inquietante prospettiva di una ulteriore devastazione del territorio, attraverso la costruzione del Porto Turistico di Margonara, con relativa – ormai celeberrima – torre disegnata dall'architetto Massimiliano Fuksas.

Il progetto, infatti, ha subito, nel giro di pochi giorni, due colpi non indifferenti: nel primo caso, su iniziativa della consigliera comunale Patrizia Turchi, di “A Sinistra per Savona”, è stato svelato, nel corso di una seduta del parlamentino della Città, come l'Autorità Portuale avesse ignorato (facendo finta di non averle ricevute) le osservazioni al progetto (il primo progetto: quello targato Gambardella) avanzata da cittadini interessati.
 Un disvelamento che, ovviamente, avrebbe dovuto rendere chiaro a tutti come la procedura risultasse del tutto inficiata e da azzerare: così non è stato, purtroppo, perché Giunta e una maggioranza “trasversale” del Consiglio Comunale ha deciso di ignorare questo fondamentale passaggio approvando il progetto nella sua nuova versione.

Un atto, appunto, di “improvvisata arroganza” (in piena linea con il comportamento che, normalmente e consuetamente, il sindaco di Savona tiene nel corso delle riunioni consiliari), non tenendo conto, inoltre, di un altro elemento che finisce con il rendere “viziato” sul piano amministrativo tutto il procedimento: quello riguardante l'obbligatorietà di deliberati identici tra Savona ed Albissola Marina (comune sul quale dovrebbe insistere la gran parte dell'insediamento, compresa la già citata “torre”).

Questo fatto, inoltre, ha reso del tutto inutile, e quasi ridicola, la “gara” agli emendamenti svoltasi nella ricordata seduta del Consiglio Comunale di Savona: “gara”, che ha raggiunto il suo punto più basso con l'esposizione, da parte del consigliere dei Comunisti Italiani, di una richiesta di finalizzazione di eventuali “oneri di urbanizzazione”, in una logica di scambio al ribasso che davvero la dice lunga sulla qualità dell'intervento politico che si ritiene il Consiglio Comunale dovrebbe poter esprimere.

Il secondo “botto” è seguito qualche giorno dopo su iniziativa degli Uffici Tecnici della Regione Liguria (cui sono seguiti anche pronunciamenti politici significativi, in particolare quello di Claudio Burlando) ed ha riguardato la pubblicazione di una nota relativa anch'essa a termini di procedura, riferiti al mancato adempimento, da parte degli estensori del progetto, delle prescrizioni imposte dalla Commissione Nazionale del VIA ( dovrebbe seguire, a questo punto, una articolata descrizione delle questioni procedurali – normative, legate a questo passaggio, ma ne facciamo grazia ai lettori).

Il punto più interessante di questa parte della vicende risiede, però, nel testo di una intervista rilasciata proprio dall'architetto Fuksas al Secolo XIX: l'ex- sessantottino, piccatissimo per aver trovato un lontano punto della provincia dell'Impero in cui alcuni sudditi osano contestare il suo indubbio genio, getta una bella zeppa (sul piano politico) ai suoi committenti e, contemporaneamente, da anche una forte zappata sui propri piedi.

Da un lato, infatti, rivela di essere stato contattato direttamente, per l'estensione del progetto, dal presidente dell'Autorità Portuale, quindi al di fuori da una corretta procedura di coinvolgimento democratico delle istituzioni e di competizione tra possibili, diversi, professionisti.

A dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno del rapporto esistente tra poteri economici e poteri politici a Savona.

Dall'altra, magnificando il proprio operato (e dimenticando il vecchio detto “chi si loda s'imbroda) fornisce anch'egli un'altra perfetta dimostrazione di “arroganza improvvisata”, citando Bilbao, Marsiglia, Amburgo e, quindi, dimenticando ( o facendo finta di dimenticare) le dimensioni reali della piccola Savona e non concedendo nulla, come invece avrebbe dovuto essere, all'idea di stare descrivendo una vera e propria “cattedrale nel deserto”.

Abbiamo provato a riassumere questi fatti, integrandoli con alcune brevi osservazioni, non soltanto per sostenere la tesi che – appunto – improvvisazione ed arroganza stanno marciando, all'interno di questa vicenda, di pari passo da parte di chi ritiene Savona, il suo territorio, i suoi cittadini, merce di scambio da manipolare a piacimento.

Addirittura un assessore ha dichiarato: “non siamo per la politica delle seconde case”, come se nella Torre Fuksas, nell'eventualità di una concessione di possibilità di uso abitativo, qualcuno non potesse eleggere il proprio “primo domicilio”.

Si capisce l'emozione che si prova “dichiarando” il TV, ma la confusione mentale appare, anche in questo caso, davvero grande.

I dati “estetici”, riguardanti il territorio, infine, sono importanti. ( e vanno ringraziati i tanti VIP “rivoluzionari in pantofole” che se ne occupano positivamente). Ma a questo modo, tra esternazioni  televisive, libri di successo e calendari, il rischio è quello di non cogliere i nodi  decisivi, al fine  di proseguire in una azione di opposizione al progetto che, alla fine, possa risultare efficace.

Dobbiamo ricordare, prima di tutto, che siamo di fronte all'ennesima speculazione edilizia “pura”, non legata ad alcun incremento di produzione, ad alcun obiettivo di carattere economico traguardabile per far crescere Savona ed il suo comprensorio.

Questa, della necessità di respingere l'ennesimo attacco speculativo, deve rappresentare la ragione principale, la bussola, del nostro rifiuto, non solo del progetto Fuksas, ma dell'intero “blocco”, a partire dal porticciolo.

La questione del porticciolo ci porta al cuore del problema, che è quello dell'economia, del futuro di  Savona: non ci dilungheremo più di tanto, vi saranno occasioni.

E' evidente, sotto tutti gli occhi tutti, il fallimento della politica impostata sull'imbarco – sbarco dei croceristi, del deserto attorno alle torri Bofill, della crisi complessiva che, proprio a causa delle imposizioni speculative subite nel corso degli ultimi anni, pone Savona in una condizione di difficoltà ulteriori, rispetto alle già problematiche situazioni del Paese e dell'intera Europa.

Serve una Savona diversa, al centro di una Provincia diversa, l'occasione delle elezioni provinciali (e di quelle di molti Comuni) del 6 e 7 Giugno prossimi potrebbe risultare importante per reimpostare una discussione di merito su questi temi, partendo da un bilancio realistico di ciò che è stato e di ciò che potrà, realisticamente, essere.

Oppure subiremo ancora “l'improvvisata arroganza”?

Franco Astengo