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RISCALDAMENTO GLOBALE E CO2

 OVVERO

          L’AUDACIA DELLA SPERANZA

di Antonia Briuglia 


Tutti i Paesi e non l’Italia.

L’ambiente sarà inevitabilmente all’ordine del giorno ed è più che una speranza poiché ci resta un periodo, a dire dei climatologi, di solo novantasette mesi per salvare il pianeta.

Non sono affermazioni di fanatici ambientalisti, ma di scienziati a livello mondiale che stimano in novantasette mesi il punto di non ritorno, entro il quale si può lavorare per distruggere o per salvare il pianeta dal riscaldamento globale.

L’ambiente dovrà essere e sarà all’ordine del giorno per quasi tutti i Paesi del mondo.

Non sto parlando certo dell’Italia, tutta intenta a pretendere dall’Europa, deroghe agli impegni presi, in linea col Protocollo di Kyoto, in tema di abbattimento di CO2.

Non sto parlando di un’Italia impegnata a pretendere tavoli per ricalcolare ”costi” da sostenere ingiustamente alti per l’industria del nostro paese, come se i costi pagati dal pianeta e dai suoi abitanti non fossero già straordinariamente alti in termini di salute e di catastrofi ambientali.

Non sto parlando di un’Italia il cui Governo, con il Presidente del Consiglio in testa, riesce a scontrarsi con gli altri Paesi della Comunità Europea che addebitano i maggiori costi, proprio alla politica scellerata dell’Italia fatta di ritardi accumulati nel tempo.

Non sto parlando di un’Italia il cui Presidente del Consiglio è riuscito a rendersi ridicolo con “carinerie”, degne di uno stupido scolaretto, nei confronti proprio del nuovo Presidente degli U.S.A.( di “statura” ben diversa) e costate l’ennesima polemica, ma soprattutto l’ennesima umiliazione della stampa e dei media stranieri, abituati ormai alle sue numerose “gaffe”.

 

Il pacchetto che non piace a Berlusconi.

Il pacchetto- clima tanto osteggiato dai Ministri del nuovo governo italiano, con la Prestigiacomo in testa sembra non piacere a Berlusconi non solo perché i costi ricadrebbero, a suo dire, sui già tanto bistrattati industriali italiani, ma perché l’avrebbe firmato Prodi.

L’ha dichiarato al vertice dei capi di governo a Bruxelles, contraddicendo consolidate regole che l’Unione Europea rispetta da tempo, provocando le ire dei suoi interlocutori e rigettando l’Italia in una situazione di pericoloso e controproducente isolamento.

  Il nostro Presidente del Consiglio vuole ignorare, a tutti i costi, che nell’U.E., come in tutte le buone democrazie, ci si fa carico delle decisioni prese dai Governi precedenti; vuole ignorare che proprio Prodi ottenne già condizioni di favore che urtarono altri Paesi Europei; ignora infine le ripetute riunioni dove i suoi stessi Ministri già da gennaio potevano sollevare obiezioni e non lo hanno fatto.

 

Un po’ di conti

L’Unione Europea decide nel 2007 che si debbano tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20% entro il 2020 con variazioni da paese a Paese in linea con il PIL.

Il Protocollo di Kyoto impegnava a ridurre le emissioni entro il 2010 rispetto al 1990 e l’Italia in conformità a quest’ultimo avrebbe dovuto ridurre del 6,5%, ma mentre Gran Bretagna, Francia e Germania si attivavano per prendere le misure necessarie, l’Italia berlusconista le aumentava del 7%.

Entro il 2010, per rispettare Kyoto, dovremmo abbattere del 13%, mentre il pacchetto Europa ci chiede di abbattere i nostri gas del 13% entro il 2020. Condizione che ci vede già particolarmente favoriti, poiché siamo tra i pochi Paesi ad aver aumentato le loro emissioni, infischiandosene di Kyoto.

 

L’Italia nell’Est Europeo.

Per Berlusconi, nella nostra opposizione, siamo in buona compagnia.

La compagnia si trova sempre, quando si tratta di difendere il profitto di chi conta a scapito della salute del pianeta e di miliardi di persone, ma buona non direi proprio.

I Paesi cui si riferisce il Capo del Governo sono i Paesi dell’Est, i più regrediti d’Europa ed entrati da poco nell’Unione, che hanno ancora un sistema industriale antiquato e spesso costrette, proprio dall’UE, a chiudere le loro obsolete centrali nucleari.

Ci troveremmo, così, a sostenere le posizioni di Paesi che hanno serie difficoltà a rispettare i termini del pacchetto energia, come se ci legassero stessi interessi, mentre non è così.  

La rivoluzione è cominciata.

 

Intanto in un’altra parte del mondo una rivoluzione è veramente cominciata, quella di Barack Obama alla Casa Bianca.

Un Presidente fiero di essere nero, di appena 47 anni ma di statura politica già altissima.

Egli ha un programma energetico e ambientale innovativo e multilaterale che farà del “business Verde” un elemento di rinascita americana.

Le tre sfide per Obama sono proprio: le due guerre, la crisi finanziaria e il pianeta in pericolo.

Per Obama gli USA devono rientrare nelle negoziazioni internazionali sul clima, indifferentemente dalle decisioni di Cina e India, evitando una pericolosa paralisi.

Egli propone un programma simile a quello europeo, dove il pagamento delle quote ricadrebbe sulle industrie e andrebbe a finanziare lo sviluppo di fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

( 15 miliardi di dollari l’anno).

QUESTO MECCANISMO PENALIZZERA’ LA PRODUZIONE ENERGETICA DA CARBONE!!!!

Obama ricalcando il pacchetto europeo lo rafforzerà e lo sosterrà nel suo cammino, rendendo, di fatto, molto debole la posizione dell’Italia protesa a bloccare tutto, rigettando al mittente le dichiarazioni poste, come alibi, sul non allineamento USA.

Obama e gli USA vogliono addirittura superare l’Europa, conquistando la leadership tecnologica ambientale : la rivoluzione verde.

Cinque milioni di posti di lavoro in cinque anni, nel settore dell’energia pulita e un taglio di emissioni di CO2 dell’80% entro il 2050, stravolgeranno le politiche fallimentari degli ultimi otto anni.

 

Centrale a carbone: la speranza si riaccende.    

 

Da questa situazione esce sconfitto chi sostiene che, per il clima, non si debba fare nulla e chi come il Governo Berlusconi definisce folle la politica europea.

Saranno rafforzate le posizioni di chi chiede la riduzione concreta di CO2 e quindi il depotenziamento delle centrali a carbone.

Buone speranze per chi chiede, a Vado, la riduzione delle emissioni nocive della Centrale Tirreno Power, fuori da ogni protocollo e dannosa per la popolazione dell’intera provincia, come più volte  hanno dichiarato e dimostrato medici e studiosi.

 

Forse si può cominciare a credere che sia finito il tempo delle piccole idee di provincia, dei piccoli uomini di partito e dei loro limiti, delle sceneggiate elettoralistiche di corto respiro.

Per chi crede che la battaglia per la difesa dell’ambiente sia imprescindibile, forse comincia una nuova era.

I grandi uomini esistono e saranno loro a cambiare le sorti del mondo.

L’Europa se vuole, ne uscirà rafforzata e l’Italia isolata come merita per le posizioni di un Governo involuto e impegnato solo sulla difesa degli interessi di chi ha pensato solo a gestire il suo profitto, mentre poteva e non ha voluto essere protagonista d’innovazione e progettualità industriale come un Paese civile e moderno si sarebbe meritato.

 

                                                                ANTONIA BRIUGLIA