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 Noi, gli autoconvocati!

Sergio Giuliani

 Senza gratificazione di comunicato stampa (è preziosa, la cronaca cittadina!!!) e soltanto con le locandine affisse da noi, ce l’abbiamo lo stesso fatta a realizzare cinque appuntamenti di…letture dantesche, fra le molte amenità dell’estate savonese.

  Grazie agli amici, grazie a chi ci ha ospitato, abbiamo verificato una convinzione che già da tempo abbiamo maturata: Dante, anche senza la splendida spettacolarizzazione di Roberto Benigni, è un nostro diretto contemporaneo e non un vate pedante.

Nel rileggerlo, abbiamo verificato quanto egli sia portatore di valori di cui attualmente c’è, secondo noi, gran bisogno e come nella sonante bellezza dei versi e delle intuizioni poetiche sorrette da una sorprendente cultura si esprima un maestro di riflessione rispettosa e di vita.

Il tema della violenza su Piccarda Donati, smonacata a forza ci ha ripresentato la condizione femminile nella società contemporanea, evolutasi, certo, ma anche più esposta a rischi ed a sopraffazioni fisiche che, spesso, per pudore o per sottomissione culturale, non affiorano alle cronache.

La “staffetta” fra Virgilio e Beatrice all’apice del Purgatorio ci ha fatto, con piena attualità, rimeditare sui rapporti (meglio sarebbe dire sulle allocazioni) tra scienza umana e fede,di pieno e reciproco rispetto. Dante, uomo che conquista la fede, non dimentica i suoi maestri (da Brunetto Latini al poeta dell”Eneide”) di cui parla con riconoscente e virile dolcezza. E così fosse; e così sia nella nostra scuola di oggi!) E non li ritiene per nulla in errore; non li giudica. Soltanto gli fa velo la malinconia di non averli con sé al di là della soglia dei dubbi.


Il tema della discendenza (Carlo Martello) di figli mediocri da ottimi padri ci ha costretto a ridiscutere, fatte nostre le rampogne di Dante al suo ed al nostro tempo, di una educazione che integri o corregga convintamente e convincentemente le sinapsi di nascita che, per pigrizia,disvalore ed incuria,lasciamo crescere senza, spesso, i “tutori”, quei robusti bastoni che i coltivatori piantano presso il giovane virgulto ed ai quali saldamente lo legano sorvegliandone l’eretta crescita.

 Ma, si è detto, per “educare” occorrono valori condivisi che oggi poco si vedono perché ossidati, definiti “antichi” (se lo sono è nella forma,non nel contenuto!) e da riattivare con urgenza.

Insomma, da Carlo Martello si è finiti…a discutere di formazione scolastica e familiare e, soprattutto, a chiederci chi e come forma…i formatori. Discussioni utili, serene e, finalmente, fuor di “reality”!

Iersera 25 luglio si è chiusa la serie delle letture con due figure a tutto tondo: Catone Uticense (vedi come aperto Dante: un suicida, sia pure in nome della libertà, promosso a guardiano del Purgatorio! Che bel respirare, quando la religione non sia ristretto formalismo che ha paura della riflessione!)

Virgilio si sbraccia ad adularlo per aver passaggio:untuoso, ricorda che anche Dante ama, come il grande veglio,la libertà e, peggio, gli porta le occhiate tenere della moglie Marzia, di sicuro non richiestone, dal Limbo.

Catone gli risponde appena, con tono un poco infastidito:non sono argomenti che tangano chi, come lui,possiede le quattro grandi virtù civiche (prudenza,ovvero senno, giustizia, fortezza e temperanza) splendenti al massimo grado. Se, invece, avete una missione affidata,compitela,ma senza espedienti e captazioni di benevolenza. E una,di lezione!

La seconda subito dopo,quando tra le anime sbarcate c’è il musico Casella,amico di Dante, e dopo tanta fuliggine infernale ci si ferma alla gioia del canto. Catone non si compiace d’arte,ma di doveri! Filate tutti via a purificarvi;alla svelta! Virgilio,mortificatissimo,capirà ed elaborerà la “lezione”.

Pensavamo iersera,illusi,certo,che qualche Catone in parlamento o a Palazzo Chigi ci piacerebbe tanto,lo accoglieremmo come maestro (e Dio sa se e ne mancano e se li vorremmo!),bisognosi di lezioni e di chiarezze come siamo

Ci siamo stati anche noi,in quest’estate,anche senza reclamizzare una…pentolaccia a Repusseno (si fa per dire!) Ci saremo ancora,con la nostra antica “Dante Alighieri”,perché abbiamo veramente bisogno sì di…riforme,ma,soprattutto forse,di saggezza.

Se avete voglia di inquisirvi e di fondar valori,ci ritroviamo presto

                 

  Sergio  Giuliani