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PRESI PER IL COLLO…

Marco Giacinto Pellifroni

…e per il culo. Sintetizzerei così la performance di questo governo, dopo tante aspettative elettorali.

Provo un conato di vomito ogniqualvolta sento e vedo Berlusconi e il suo palafreniere alla giustizia tuonare contro la magistratura e minacciare, anzi promettere (e qui non saranno più promesse da marinaio) di “riformare la giustizia”. Ahinoi!

Quello che più mi indigna è lo spunto che di volta in volta scatena la loro ira: l’ultimo è l’arresto e l’isolamento in carcere di Ottaviano Del Turco, di cui giurano a priori l’innocenza e quindi condannano l’ingiusta e crudele detenzione. Seguono le solite invettive contro i giudici, e il giuramento, appunto, di riformare la giustizia. Berlusconi aveva due strade per sistemarle sue magagne giudiziarie: a) andare al governo e cambiare le leggi a lui ostili; b) denigrare e delegittimare i giudici, quando applicano le leggi esistenti. È riuscito a seguire entrambe le strade.

Ma cribbio, gli italiani hanno votato un presidente del consiglio di questa levatura morale? Uno che si identifica sempre con i condannati o gli inquisiti, evidentemente perché si sente uno di loro? Uno che è entrato in Parlamento portandosi dietro una schiera di valletti, pronti sempre a dire “Yes, Sir” ogni volta che il capo ordina cosa e come votare, nel più totale dispregio delle priorità di una nazione sempre più impoverita, che aspetta pazientemente quanto invano che dal Parlamento esca almeno un singolo provvedimento che vada incontro ai cittadini e non solo alle esigenze e alle turbe giudiziarie e senili del boss. Il tale politico, o un’intera giunta regionale, viene arrestato per concussione e cento altri capi d’accusa? No, così non va, bisogna riformare la giustizia! Una clinica viene scoperta, grazie a intercettazioni telefoniche, a effettuare interventi tanto orribili quanto inutili, se non a riempire le tasche dei chirurghi? Bisogna proibire le intercettazioni, solo perché è a causa loro che il gran capo viene scoperto a vantare le sue capacità amatorie e a mescolare disinvoltamente affari pubblici e avventure private. Insomma, di fronte a certi reati, anziché promuovere leggi per prevenirli o castigarli più severamente, ci si scaglia contro le Procure che li hanno scoperti e si macchina di emanare leggi che impediscano di scoprirli. Ma da che parte è schierato questo governo? Dalla parte degli onesti o dei rei? O vuol far passare per reo chi persegue e scopre i colpevoli, anziché far finta di niente e conformarsi ai comportamenti omertosi cui la classe politica ci ha ormai assuefatti?

Ha ragione Tremonti quando nel suo libro “La paura e la speranza” dice che gli italiani non votano più per un nuovo governo, ma sempre e soltanto contro il governo in carica, quale che sia. Il che, in altre parole, oltre ad ammettere che non ci si chiede di votare altro che persone incompetenti e/o corrotte, significa che questo sistema elettorale e parlamentare ha fatto il suo tempo e non risponde più minimamente ai bisogni e alla volontà dei cittadini, che nessun governo ormai più rappresenta. E se il precedente governo Berlusconi ha resistito per un’intera legislatura, ciò non è dovuto al suo buongoverno, ma al fatto che la coalizione obbediva compatta ad ogni ordine del capo, pur di non cadere; insomma, un governo si regge non in base alla sua capacità di governare, ma solo grazie alla collusione degli uomini della maggioranza.
Questo va a detrimento dei governi di centro-destra, gli unici che riescono a durare 5 anni, in quanto denuncia la loro parentela ideologica con il sistema mafioso, dove è il comune interesse a legare tra loro i suoi membri, mentre sono l’impotenza e la paura a determinare l’acquiescenza della gente.
 Eh sì, caro Tremonti, è la paura (non certo la speranza, che muore dopo ogni tornata elettorale), quella che ci tiene tutti sotto il tallone delle istituzioni, che usano come deterrente multe, ingiunzioni, mandati di comparizione, pignoramenti, nonché i mitra spianati di CC e GdF, quando intimoriscono i normali cittadini, magari con perquisizioni all’alba, stile Gestapo.

Difficile dire se i cittadini “normali” abbiano via via più paura dei criminali o delle forze dell’ordine: il caso Clementina Forleo insegna. Quindi la paura paralizza ogni palpito di libertà, anzi di liberazione da una nomenklatura, ormai in marcia verso il modello sovietico, mentre giornali e TV ci mostrano la felice esistenza di quanti ci governano e ci sfruttano, chiacchierando ogni giorno di temi che interessano solo loro. Tutto questo mentre il genero di Caltagirone, Casini, tuona contro i tagli alle forze dell’ordine, in nome della sicurezza: sicurezza da chi, viene da chiedersi, dopo quanto è avvenuto al G8 di Genova?

Se non fossimo una nazione di popoli, ma un unico popolo coeso, gli ingredienti per una rivoluzione cruenta ci sarebbero tutti. Ma gli italiani sono troppo diversi tra loro per riuscire a partorire un progetto comune di liberazione dalla cappa di irresponsabili e profittatori che vivono alle nostre spalle, del frutto del nostro lavoro, nella convinzione, purtroppo forse giusta, che non avremo mai il fegato di fare quanto si è fatto negli ultimi anni di guerra (grazie all’intervento di forze esterne, però). Eppure una rivoluzione ci sarà, ma dall’alto; e sarà figlia, anzi figliastra, della crisi economica devastante che sta avanzando a colpi di fabbriche e banche fallite, di gente senza lavoro, di giovani senza futuro: il terreno ideale per instaurare, dopo un replay della Grande Depressione del 1929, il Nuovo Ordine Mondiale, programmato da David Rockefeller e da Bush senior (*), e auspicato da Giorgio Napolitano qualche mese fa.

Nell’attesa, ci tocca ascoltare ogni giorno un premier che parla solo dei suoi problemi giudiziari, mosso solo dalla paura di finire in manette per qualcuna delle sue prodezze passate e che quindi s’industria per erigere intorno a sé un triplo vallo difensivo: prima tramite una legge blocca-processi (centomila per salvarne uno, il suo); poi tramite un salvacondotto per le massime cariche dello Stato (con le altre tre che, a differenza di lui, di questa legge non ravvisano la minima urgenza); e infine, ultimo schifo, una legge per il ripristino dell’immunità parlamentare. E tutti i membri della maggioranza assistono a questo fiorire di nefandezze, plaudenti o addirittura zelanti nella loro difesa; con Alfano che tuona contro il “partito giustizialista e manettaro” e Gasparri che qualifica il CSM “una cloaca”.  

E la Lega? Personalmente avevo riposto sia pur timide speranze in quello che la Lega avrebbe fatto se fosse andata al governo. C’è andata, e con una valanga di voti. Ma anch’essa sembra paralizzata, forse per qualche patto occulto di vertice col re Creso. Tuttavia, io credo che la Lega sia l’unica carta in cui ancora gli italiani possano sperare, perché è l’unico partito fondato sui bisogni reali della gente. Ma le mie speranze si affievoliscono ogni giorno che passa, man mano che il dominus prosegue nelle sue invettive, nelle sue minacce, nei suoi programmi deliranti.

Quale misura del governo ha sinora tenuto conto della gravissima condizione economica in cui versa il Paese, a parte gli spiccioli dell’Ici residua, più che compensata dalla mancata detassazione degli aumenti della benzina (il governo specula anche sulla speculazione!)? Non permetta, la Lega, che questo disastroso modo di governare possa continuare: ne ha la forza, perché è determinante per la tenuta del governo. E se le cose non cambiano, non ci metta troppo a ripetere il gesto di tanti anni fa: ne guadagnerà in stima e voti prossimi venturi, magari cambiando alleato.

 Marco Giacinto Pellifroni                 20 luglio 2008

 

(*) Vedi: http://www.effedieffe.com/content/view/3900/179/  e http://www.effedieffe.com/content/view/3904/179/. Due articoli da brivido.