versione stampabile

Una passeggiata non romantica

Sergio Giuliani


L'ex centrale

Dalle Fornaci al Prolungamento è bello passeggiare. Sarebbe ancor più bello se l’inevitabile spirito di osservazione non si insinuasse, lento, ma abituale e cocciuto, davanti agli occhi e riportasse, non voluto, il film della memoria, del confronto, quindi.

a)  L’edilizia privata, attiva e veloce, quella sì, recupera la zona dell’ex centrale. Riprende forma l’anonimo palazzone dei dipendenti e si costruisce nel piazzale dove si custodiva il carbone. Si salva, menomale, la bella facciata ovest dell’architetto Cadeo (1905), gioiello di architettura industriale; speriamo che si salvino anche i ferri battuti delle mensole della sala generatori. Non si è salvata la sirena d’allarme, a sinistra, quasi a perpendicolo sulla passeggiata. Quanti ricordi fastidiosi e crudeli a quell’urlo che lacerava il sonno e le abitudini e che sembrava saper di maceria. Ora, lo sprone è libero. 


Le macerie della piscina

b)  Appena dopo il ponte, chissà perché, non c’è più la via Walter Tobagi. Mi manca la via, raccordo con la passeggiata a mare, e più mi manca il ricordo del giovane giornalista ucciso per la strada per null’altro se non perché faceva il suo mestiere, tanto importante se sorretto da un’etica e non servile come troppo spesso riscontriamo.

c) Fra le macerie (volontà d’appalto; non terremoto!) della piscina e fra tante erbacce nascono due giovani e diritti ailanti. Verrebbe da dire “Lunga vita!”, ma viene una stizza…

  Abbiamo una squadra di pallanuoto che le suona anche ai “campioni” recchelini, un allenatore che qualsiasi nazionale vorrebbe come driver. E non abbiamo piscina se non…a Luceto! Molte cittadine liguri e non, un decimo di Savona come abitanti, hanno piscine coperte di sogno. Ma forse l’Ufficio tecnico comunale o chi altro partecipe dell’impresa ci spiegherà convintamente l’intrico degli appalti a imprese edilizie che vincono e poi latitano. Diranno come vent’anni fa il comico Ferrini: “Abbiamo le mani legate….” (metaforicamente,s’intende!)

d)  Gli stentatissimi alberi del Prolungamento a mare, a sud della ferrovia, sono gli stessi che vedevo settant’anni fa: pinetti e altro, storti e calcinati dalla salsedine che non hanno la… faccia di bronzo di Garibaldi e sono tristi e malati. La bella vasca alle cui sponde abbiamo tutti (i miei coetanei) spinto barchette per fantasiosi viaggi non ha più la statua-fontana al centro ed è….vuota. Ci spiegheranno di certo che è per problemi di manutenzione, per mancanza di personale, perché, col vento, lo zampillo può schizzare e altro che non mi viene alla mente!                                                                    


I binari del prolungamento
Prima del passaggio a livello, subito a destra per chi venga da mare, c’è la panchina su cui mia sorella ed io passavamo le giornate perché, in caso di allarme aereo (e nei venti mesi ’43-’45 furono frequentissimi) ci si rifugiava di corsa nella galleria del Priamàr. Lei studiava per la maturità; io raccoglievo le ghiande dei lecci che papà tostava arrostendo tutta la casa e ne ricavava qualcosa che suppliva al caffè.

La panchina c’è ancora; quella, un poco interrata dalle rimesse di asfalto. Rotta la pietra al centro, si è provveduto a rilegarla con un fascione di ferro…e via così! Se fossi nostalgico, mi commuoverei al ricordo; invece mi indigno e basta e penso al mio amico e collega prof. Bruno Luppi che si ebbe una reprimenda, quarant’anni fa, da un comunista molto ingombrante perché aveva osato proporre la tutela del verde pubblico come un bene: un’ingenuità ridicola che rischiava di metter patetici bastoni fra le ruote alla….rivoluzione!

La ferrovia del porto (e dovrebbe essere efficiente e trafficata, vista l’importanza commerciale del nostro approdo) si chiude pigramente con le catene trascinate dall’annoiato addetto: ci si aspetta di veder ancora passare la antica “Milietu”, epica locomotiva costruita a Le Creusot nel 1885 e invece il tran tran dei carri è spinto da un “truman” a nafta.

Il vecchio Ospedale

Ma non viene da pensare che un raccordo tanto importante dovrebbe avere via preferenziale, senz’altro sotterranea ed essere modernamente e velocemente gestito? Mah!

Avanti col passeggio. Anche i bei lecci e i belli abeti al di là dei binari avrebbero bisogno di cure, di “toppe”, almeno, nei tronchi che si bucano e svuotano.

Le aiole prospicienti l’asilo sono inesistenti, làsciti terrosi contornati da travertini tutti rotti. Il vecchio mugugnone che è in me e che stento a reprimere, si chiede se costerebbe proprio tanto (meno di una “consulenza”?) una riattata, un veloce proficuo passaggio dell’esercito dei giardinieri comunali)

e)  Certo che la Giunta di Luigi Corsi, sul finire dell’Ottocento, aveva davvero progettato una gran bella città, coi suoi assi ortogonali e le bellissime palazzate (meno male che il Delle Piane è stato benissimo restaurato: mano privata!). A guardare dalla “piazza del pesce” l’infilata del corso è veramente unica,chiusa dal movimento della statua di Garibaldi. Ma…..l’ex ospedale! Quasi 6500 giorni di abbandono, perché ,pare, non si sa bene cui pertenga e, anche se chiarita la questione, chi avesse pane non avrebbe…denti (soldi). E si è voluta l’università a Legino! E si è portata la Biblioteca a Monturbano! E…! Il cittadino comune come me teme che si aspetti il crollo per comprare a prezzo di maceria.

Finisco la passeggiata e finisco di ruminare, di cercar di capire. In fondo a destra, intuisco il gran bel palazzo “Filo d’acqua” e spero che il “Crescent”…cresca bene! Quando si dice “privato”!

         Sergio Giuliani