TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
Una passeggiata non romantica
Dalle Fornaci al Prolungamento è bello passeggiare. Sarebbe ancor
più bello se l’inevitabile spirito di osservazione non si
insinuasse, lento, ma abituale e cocciuto, davanti agli occhi e
riportasse, non voluto, il film della memoria, del confronto,
quindi.
a)
L’edilizia privata, attiva e veloce, quella sì, recupera la zona
dell’ex centrale. Riprende forma l’anonimo palazzone dei dipendenti
e si costruisce nel piazzale dove si custodiva il carbone. Si salva,
menomale, la bella facciata ovest dell’architetto Cadeo (1905),
gioiello di architettura industriale; speriamo che si salvino anche
i ferri battuti delle mensole della sala generatori. Non si è
salvata la sirena d’allarme, a sinistra, quasi a perpendicolo sulla
passeggiata. Quanti ricordi fastidiosi e crudeli a quell’urlo che
lacerava il sonno e le abitudini e che sembrava saper di maceria.
Ora, lo sprone è libero.
b)
Appena dopo il ponte, chissà perché, non c’è più la via Walter
Tobagi. Mi manca la via, raccordo con la passeggiata a mare, e più
mi manca il ricordo del giovane giornalista ucciso per la strada per
null’altro se non perché faceva il suo mestiere, tanto importante se
sorretto da un’etica e non servile come troppo spesso riscontriamo.
c)
Fra le macerie (volontà d’appalto; non terremoto!) della piscina e
fra tante erbacce nascono due giovani e diritti ailanti. Verrebbe da
dire “Lunga vita!”, ma viene una stizza…Abbiamo una squadra di
pallanuoto che le suona anche ai “campioni” recchelini, un
allenatore che qualsiasi nazionale vorrebbe come driver. E non
abbiamo piscina se non…a Luceto! Molte cittadine liguri e non, un
decimo di Savona come abitanti, hanno piscine coperte di sogno. Ma
forse l’Ufficio tecnico comunale o chi altro partecipe dell’impresa
ci spiegherà convintamente l’intrico degli appalti a imprese
edilizie che vincono e poi latitano. Diranno come vent’anni fa il
comico Ferrini: “Abbiamo le mani legate….”
(metaforicamente,s’intende!)
d)
Gli stentatissimi alberi del Prolungamento a mare, a sud della
ferrovia, sono gli stessi che vedevo settant’anni fa: pinetti e
altro, storti e calcinati dalla salsedine che non hanno la… faccia
di bronzo di Garibaldi e sono tristi e malati. La bella vasca alle
cui sponde abbiamo tutti (i miei coetanei) spinto barchette per
fantasiosi viaggi non ha più la statua-fontana al centro ed
è….vuota. Ci spiegheranno di certo che è per problemi di
manutenzione, per mancanza di personale, perché, col vento, lo
zampillo può schizzare e altro che non mi viene alla mente!
Prima del passaggio a
livello, subito a destra per chi venga da mare, c’è la panchina su
cui mia sorella ed io passavamo le giornate perché, in caso di
allarme aereo (e nei venti mesi ’43-’45 furono frequentissimi) ci si
rifugiava di corsa nella galleria del Priamàr. Lei studiava per la
maturità; io raccoglievo le ghiande dei lecci che papà tostava
arrostendo tutta la casa e ne ricavava qualcosa che suppliva al
caffè. La panchina c’è ancora; quella, un poco interrata dalle
rimesse di asfalto. Rotta la pietra al centro, si è provveduto a
rilegarla con un fascione di ferro…e via così! Se fossi nostalgico,
mi commuoverei al ricordo; invece mi indigno e basta e penso al mio
amico e collega prof. Bruno Luppi che si ebbe una reprimenda,
quarant’anni fa, da un comunista molto ingombrante perché aveva
osato proporre la tutela del verde pubblico come un bene:
un’ingenuità ridicola che rischiava di metter patetici bastoni fra
le ruote alla….rivoluzione!
La ferrovia del porto (e
dovrebbe essere efficiente e trafficata, vista l’importanza
commerciale del nostro approdo) si chiude pigramente con le catene
trascinate dall’annoiato addetto: ci si aspetta di veder ancora
passare la antica “Milietu”, epica locomotiva costruita a Le Creusot
nel 1885 e invece il tran tran dei carri è spinto da un “truman” a
nafta.
Ma non viene da pensare
che un raccordo tanto importante dovrebbe avere via preferenziale,
senz’altro sotterranea ed essere modernamente e velocemente gestito?
Mah!
Avanti col passeggio.
Anche i bei lecci e i belli abeti al di là dei binari avrebbero
bisogno di cure, di “toppe”, almeno, nei tronchi che si bucano e
svuotano. Le aiole prospicienti l’asilo sono inesistenti, làsciti
terrosi contornati da travertini tutti rotti. Il vecchio mugugnone
che è in me e che stento a reprimere, si chiede se costerebbe
proprio tanto (meno di una “consulenza”?) una riattata, un veloce
proficuo passaggio dell’esercito dei giardinieri comunali)
e)
Certo che
città, coi suoi assi
ortogonali e le bellissime palazzate (meno male che il Delle Piane è
stato benissimo restaurato: mano privata!). A guardare dalla “piazza
del pesce” l’infilata del corso è veramente unica,chiusa dal
movimento della statua di Garibaldi. Ma…..l’ex ospedale! Quasi 6500
giorni di abbandono, perché ,pare, non si sa bene cui pertenga e,
anche se chiarita la questione, chi avesse pane non avrebbe…denti
(soldi). E si è voluta l’università a Legino! E si è portata
Finisco la passeggiata e finisco di ruminare, di cercar di capire.
In fondo a destra, intuisco il gran bel palazzo “Filo d’acqua” e
spero che il “Crescent”…cresca bene! Quando si dice “privato”!
Sergio Giuliani
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