versione stampabile

AFFERMAZIONI E NEGAZIONI.

 TEORIE OPPOSTE. O NO? Prima parte

In un momento di generale radicalizzazione delle idee, forse non guasta porre alla scienza (e porsi) la domanda se "l'armonizzazione del discorde" sia solo un inutile ossimoro o se invece, attraverso le aperture che un pensiero libero offre, rappresenti uno sguardo prefigurante sul "possibile" .

GIULIO SAVE

 


Einstein

Dal modello atomico e da fenomeni come per esempio l’effetto fotoelettrico, sembra che la luce, abbia una natura palesemente e sicuramente corpuscolare, cioè che sia formata da quelle piccolissime particelle, non ulteriormente suddivisibili, cariche d’energia che sono i fotoni. D’altro canto, però, ci sono altri ed altrettanto seri fenomeni come la rifrazione, la diffrazione e l’interferenza, che invece starebbero lì a dimostrare che la luce è un’onda. Inequivocabilmente; anche qui. Lo stesso Einstein (da “il Signore è sottile…”):“Insisto sul carattere provvisorio del concetto dei quanti di luce che non sembra conciliabile con le conseguenze empiricamente verificate della teoria ondulatoria.”.

Ma, allora, la luce ha natura corpuscolare oppure ondulatoria? Qual è la risposta giusta? Sono due teorie e visioni talmente differenti e contrastanti da sembrare assolutamente incompatibili. Una esclude l’altra. E viceversa. Ma è proprio così?

No. Possiamo dire che in realtà non è proprio così. O, almeno, non è detto che sia sempre e assolutamente così. C’è un’altra possibile via, anche se può sembrare una manifestazione d’incertezza antiscientifica da respingere; o un’astuta mediazione dialettica fra significati antitetici; o, più praticamente, una strada sconsigliata perché incredibilmente impervia da percorrere per i ragionevoli criteri cui siamo abituati; ma su cui, forse, ci siamo un po’ troppo adagiati. L’altra via possibile è questa: le due teorie opposte sono vere entrambe. Ecco lì. Adesso l’ho detta.

Sì, sì, lo so, può sembrare una scemenza. Già così di botto, a naso. E sembra poi che lo si possa confermare anche ragionandoci sopra un po’; perché sappiamo bene che se si introducono e si accettano ipotesi contraddittorie si può provare qualsiasi cosa e arrivare in un batter d’occhio al disastro concettuale. Sì. Può sembrare davvero una scemenza. Ma, invece, una scemenza non lo è. Anzi, questa sembra essere proprio la risposta giusta, o meglio, quella con la maggiore probabilità di essere giusta al momento attuale delle conoscenze (prendiamo pure tutte le precauzioni possibili): entrambe le alternative, anche se fra loro logicamente incompatibili e fisicamente contrastanti, sono vere. Con tanti saluti al principio di non contraddizione perno e pilastro della cultura occidentale!

D’altra parte, la dualità, doppia natura unificata, era già presente nei pitagorici e, in qualche misura, in Eraclito dove tutto è, ma anche non è; perché tutto scorre ed è in continuo mutamento. Ma può essere anche interessante andare rapidamente a rileggere un breve passo di “L’alchimia. Trattato della pietra filosofale” di San Tommaso d’Aquino, quel passo nel quale Tommaso descrive il risultato di una sua operazione alchimistica (tecnicamente abbastanza oscura, per la verità) :”ciò che era grosso allora diventerà sottile, il leggero diventerà pesante, il ruvido diventerà molle, il dolce diventerà amaro, la conversione delle nature sarà completa per la virtù occulta del fuoco.” Ora, considerando che le caratteristiche che qui emergono sono comunque, secondo la credenza del tempo, già sempre presenti nell’ente o nella materia che ora le manifesta sprigionandole, dobbiamo prendere atto che in San Tommaso l’operazione alchimistica realizza concretamente quella coincidentia oppositorum che riunisce realtà che presentano il rilievo massimo possibile del contrasto e della differenza fra loro: i contrari, i viceversa, i capovolti nel senso. In altre parole l’operazione alchimistica di San Tommaso sembra armonizzare nell’Unità Cosmica il “discorde insanabile”,, quello apparentemente dia-bolico e senza rimedio. In ogni caso, essa addita la necessità detta da sempre, di trovare il luogo strano e ineffabile dell’identità perfetta e indifferenziata dell’originario.


Lucio Russo

Dunque, la luce è un’onda, ma ha anche natura corpuscolare, dipende dai punti di vista. Alcuni esperimenti, infatti, mettono in evidenza senz’ombra di dubbio la natura ondulatoria della luce, altri confermano inesorabilmente quella corpuscolare. Abbiamo due diversi risultati sperimentali che mettono alla portata dei nostri sensi due differenti e contraddittori aspetti della cosa. Ma, attenzione, la cosa non può e non deve essere confusa con quell’aspetto della cosa che il metodo di indagine riesce a mettere in evidenza. Questo è un punto essenziale.

Se posso azzardare (ma sì che posso!) un accostamento ideale, siamo un po’ come nella situazione del contrasto concettuale corpo-anima: non si tratta di una biforcazione meramente e precisamente alternativa, ma piuttosto di uno snodo stradale che offre percorsi intrecciati che portano a punti d’arrivo imprevisti, nessuno dei quali corrisponde completamente alle alternative del tutto incompatibili fra di loro inizialmente ipotizzate nella rotta ed ora attese. Come una fusione di particolari tutti diversi in una sorta di totalità unificante.

Ora, ecco una domanda splendida di Lucio Russo (in “La rivoluzione dimenticata”):“…se si scopre che una teoria scientifica è contraddittoria non vi è nulla di terribile: si cambia teoria. Ma cosa si può fare se si crede di scoprire che la realtà è contraddittoria?”. L’inammissibile, da secoli sdegnosamente scacciato dal recinto privilegiato ed esclusivo della ragione, sta cercando di re-insinuarvisi proditoriamente attraverso il mondo concreto reale allo studio. Le nostre faticate certezze traballano. Le immense e autentiche possibilità che la nuova libertà di pensiero ci lascia intravedere disorientano il nostro ragionare principalmente deduttivo-giustificativo che scambia per assoluto l’abitudine. Siamo spaesati.

Ma non possiamo limitarci ad accettare un appiglio qualsiasi e fermarci all’ovvietà un po’ appiccicosa del senso comune. Ad esso riconosciamo senz’altro un proprio legittimo campo d’azione, estremamente utile, perfino vitale in tante occasioni. Ma non sempre. A volte, invece, c’è bisogno d’altro. C’è la necessità di fare un “salto”; “salto che, a differenza del cammino, porta il pensiero, senza ponti, cioè senza che vi sia un procedere continuo, in un altro ambito e in un'altra maniera di dire.“ (è Heidegger). C’è bisogno, insomma, di accogliere e seguire il lampeggiare brevissimo dell’intenzione che rischiara per noi, in un atomo di tempo, la situazione finale del nostro eschaton.

Vediamo allora che, allargando un po’ la nostra visione ed estendendo ancora la rappresentatività di questa strana situazione, sembra proprio che non si debba negare la possibilità dell’esistenza di cose che fra loro sono, secondo l’impostazione culturale che ancora prevale dalle nostre parti nel nostro tempo, contrastanti e reciprocamente escludenti. Insomma, si può legittimamente immaginare che, non solo qui, ci siano, differenti ma coesistenti e strettamente intrecciate, più e diverse verità. O, naturalmente, che non ce ne sia nemmeno una. E tutto dipenda da chi guarda; e pensa. E si può pensare ancora che, come già per Eraclito, “la via all’insù e la via all’ingiù sono una, e la medesima”. O come dice, 2.500 anni dopo Eraclito l’Oscuro, l’immenso e rischiarante Einstein:”…il carattere fittizio dei principi è dimostrato una volta per tutte dal fatto che si possono dare due principi tra loro diversi (la meccanica newtoniana e la meccanica general-relativistica) e, ciò nondimeno, concordanti in larga misura con l’esperienza.” (da“Sottile è il Signore…”).

Anche H.U.V. Balthasar, rigido teologo traboccante di certezze (beato lui), ha provato a sporgersi curioso su questo aspro e frastagliato paesaggio di esasperante evanescenza:“due proposizioni opposte possono essere vere”, ricavando una considerazione suggestiva sui nostri cinque sensi: “..noi possediamo l’identico mondo cinque volte in una maniera tutta diversa e in una qualità del tutto irriducibile all’altra…..e possiamo ridurre questa ricchezza ad unità nello spirito, senza risolvere l’una nell’altra le molteplici qualità…” (da“Il chicco di grano. Aforismi”).

 

(continua)