TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni
AFFERMAZIONI E
NEGAZIONI. TEORIE OPPOSTE. O NO?
Dal modello
atomico e da fenomeni come per esempio l’effetto fotoelettrico, sembra
che la luce, abbia una natura palesemente e sicuramente corpuscolare,
cioè che sia formata da quelle piccolissime particelle, non
ulteriormente suddivisibili, cariche d’energia che sono i fotoni.
D’altro canto, però, ci sono altri ed altrettanto seri fenomeni come la
rifrazione, la diffrazione e l’interferenza, che invece starebbero lì a
dimostrare che la luce è un’onda. Inequivocabilmente; anche qui. Lo
stesso Einstein (da “il Signore è
sottile…”):“Insisto sul
carattere provvisorio del concetto dei quanti di luce che non sembra
conciliabile con le conseguenze empiricamente verificate della teoria
ondulatoria.”. Ma, allora, la
luce ha natura corpuscolare oppure ondulatoria? Qual è la risposta
giusta? Sono due teorie e visioni talmente
differenti e contrastanti da sembrare assolutamente incompatibili. Una
esclude l’altra. E viceversa. Ma è proprio così? No.
Possiamo dire che in realtà non è proprio così. O, almeno, non è detto
che sia sempre e assolutamente così. C’è un’altra possibile via, anche
se può sembrare una
manifestazione d’incertezza antiscientifica da respingere; o un’astuta
mediazione dialettica fra significati antitetici; o, più praticamente,
una strada sconsigliata perché incredibilmente impervia da percorrere
per i ragionevoli criteri cui siamo abituati; ma su cui, forse, ci siamo
un po’ troppo adagiati. L’altra via possibile è questa:
le due teorie opposte
sono vere entrambe. Ecco lì.
Adesso l’ho detta. Sì, sì, lo so,
può sembrare una scemenza. Già così di botto, a naso. E sembra poi che
lo si possa confermare anche ragionandoci sopra un po’; perché sappiamo
bene che se si introducono e si accettano ipotesi contraddittorie si può
provare qualsiasi cosa e arrivare in un batter d’occhio al disastro
concettuale. Sì. Può sembrare davvero una scemenza. Ma, invece, una
scemenza non lo è. Anzi, questa sembra essere proprio la risposta
giusta, o meglio, quella con la maggiore probabilità di essere giusta al
momento attuale delle conoscenze (prendiamo pure tutte le precauzioni
possibili): entrambe le alternative, anche se fra loro logicamente
incompatibili e fisicamente contrastanti, sono vere. Con tanti saluti al
principio di non contraddizione perno e pilastro della cultura
occidentale! D’altra parte, la
dualità, doppia natura
unificata, era già presente nei pitagorici e, in qualche misura, in
Eraclito dove tutto è, ma anche
non è; perché tutto scorre ed è in continuo mutamento. Ma può essere
anche interessante andare rapidamente a rileggere un breve passo di
“L’alchimia. Trattato della
pietra filosofale” di San Tommaso d’Aquino, quel passo nel quale
Tommaso descrive il risultato di una sua operazione alchimistica
(tecnicamente abbastanza oscura, per la verità) :”ciò
che era grosso allora diventerà sottile, il leggero diventerà pesante,
il ruvido diventerà molle, il dolce diventerà
amaro, la conversione delle nature sarà completa per la virtù occulta
del fuoco.” Ora, considerando che
le caratteristiche che qui emergono sono comunque, secondo la credenza
del tempo, già sempre presenti nell’ente o nella materia che ora le
manifesta sprigionandole, dobbiamo prendere atto che in San Tommaso
l’operazione alchimistica realizza concretamente quella
coincidentia oppositorum che
riunisce realtà che presentano il rilievo massimo possibile del
contrasto e della differenza fra loro:
i contrari, i viceversa, i
capovolti nel senso. In altre parole l’operazione alchimistica di
San Tommaso sembra armonizzare
nell’Unità Cosmica il “discorde
insanabile”, quello apparentemente dia-bolico e senza rimedio. In
ogni caso, essa addita la necessità detta da sempre, di trovare il luogo
strano e ineffabile dell’identità perfetta e indifferenziata
dell’originario.
Dunque, la luce è un’onda, ma ha
anche natura corpuscolare, dipende dai punti di vista.
Alcuni esperimenti, infatti, mettono in evidenza senz’ombra di dubbio la
natura ondulatoria della luce, altri confermano inesorabilmente quella
corpuscolare. Abbiamo due diversi risultati sperimentali che mettono
alla portata dei nostri sensi due differenti e contraddittori aspetti
della cosa. Ma, attenzione, la
cosa non può e non deve essere confusa con quell’aspetto
della cosa che il metodo di indagine riesce a mettere in evidenza.
Questo è un punto essenziale. Se posso
azzardare (ma sì che posso!) un accostamento ideale, siamo un po’ come
nella situazione del contrasto concettuale corpo-anima: non si tratta di
una biforcazione meramente e precisamente alternativa, ma piuttosto di
uno snodo stradale che offre percorsi intrecciati che portano a punti
d’arrivo imprevisti, nessuno dei quali corrisponde completamente alle
alternative del tutto incompatibili fra di loro inizialmente ipotizzate
nella rotta ed ora attese. Come una fusione di particolari tutti diversi
in una sorta di totalità unificante.
Ora, ecco una domanda splendida di Lucio Russo (in
“La rivoluzione dimenticata”):“…se
si scopre che una teoria scientifica è contraddittoria non vi è nulla di
terribile: si cambia teoria. Ma cosa si può fare se si crede di scoprire
che la realtà è contraddittoria?”. L’inammissibile, da secoli
sdegnosamente scacciato dal recinto privilegiato ed esclusivo della
ragione, sta cercando di re-insinuarvisi proditoriamente attraverso il
mondo concreto reale allo studio. Le nostre faticate certezze
traballano. Le immense e autentiche possibilità che la nuova libertà di
pensiero ci lascia intravedere disorientano il nostro ragionare
principalmente deduttivo-giustificativo che scambia per assoluto
l’abitudine. Siamo spaesati. Ma
non possiamo limitarci ad accettare un appiglio qualsiasi e fermarci
all’ovvietà un po’ appiccicosa del senso comune. Ad esso riconosciamo
senz’altro un proprio legittimo campo d’azione, estremamente utile,
perfino vitale in tante occasioni. Ma non sempre. A volte, invece, c’è
bisogno d’altro. C’è la necessità di fare un “salto”;
“salto che, a differenza del
cammino, porta il pensiero, senza ponti, cioè senza che vi sia un
procedere continuo, in un altro ambito e in un'altra maniera di dire.“
(è Heidegger). C’è bisogno, insomma, di accogliere e seguire il
lampeggiare brevissimo dell’intenzione che
rischiara per noi, in un atomo di tempo, la situazione finale del nostro
eschaton. Vediamo allora
che, allargando un po’ la nostra visione ed estendendo ancora la
rappresentatività di questa strana situazione, sembra proprio che non si
debba negare la possibilità dell’esistenza di cose che fra loro sono,
secondo l’impostazione culturale che ancora prevale dalle nostre parti
nel nostro tempo, contrastanti e reciprocamente escludenti. Insomma, si
può legittimamente immaginare che, non solo qui, ci siano, differenti ma
coesistenti e strettamente intrecciate, più e diverse verità. O,
naturalmente, che non ce ne sia nemmeno una. E tutto dipenda da chi
guarda; e pensa. E si può pensare ancora che, come già per Eraclito,
“la via all’insù e la via
all’ingiù sono una, e la medesima”. O come dice, 2.500 anni dopo
Eraclito l’Oscuro, l’immenso e rischiarante Einstein:”…il
carattere fittizio dei principi è dimostrato una volta per tutte dal
fatto che si possono dare due principi tra loro diversi (la meccanica
newtoniana e la meccanica general-relativistica) e, ciò nondimeno,
concordanti in larga misura con l’esperienza.” (da“Sottile
è il Signore…”). Anche H.U.V.
Balthasar, rigido teologo traboccante di certezze (beato lui), ha
provato a sporgersi curioso su questo aspro e frastagliato paesaggio di
esasperante evanescenza:“due
proposizioni opposte possono essere vere”, ricavando una
considerazione suggestiva sui nostri cinque sensi:
“..noi possediamo l’identico
mondo cinque volte in una maniera tutta diversa e in una qualità del
tutto irriducibile all’altra…..e possiamo ridurre questa ricchezza ad
unità nello spirito, senza risolvere l’una nell’altra le molteplici
qualità…” (da“Il
chicco di grano. Aforismi”).
(continua) |