PAOLO CAVIGLIA RISPONDE A DOMENICO MAGLIO

Savona, 21 agosto 2007                                                          

                                                           Al Compagno   Domenico Maglio

                                                           c/o Redazione      Trucioli Savonesi  SAVONA

 Caro Domenico, 

in riferimento alla Tua lettera pubblicata sul... numero 115 di "Trucioli Savonesi"... Ti rispondo solo ora, non certo perchè l' ho letta soltanto adesso, ma perchè ho voluto attendere fino a oggi per cercare di capire meglio, giorno dopo giorno, quale potesse essere il punto d'arrivo del PD. Vedi, avevo detto ai miei iscritti che era necessario guardare senza pregiudizi a questa fase politica e ai fermenti che percorrono tutto l'arco delle forze politiche. Ho anche spesso definito questo momento come quello di una possibile fine degli epigoni della cosiddetta “prima repubblica” (intendiamoci, degli anni 1989-1994, ai quali non è certo assimilabile la storia repubblicana del nostro Paese!). Ho cercato di capire se fossimo di fronte a una crisi di crescenza o se, al contrario, alla normalizzazione di un sistema, che sostanzialmente appare conservatore in tutte le sue espressioni politiche, anche delle formazioni della cosiddetta “cosa rossa”, impregnata da un massimalismo che fa a pugni con il riformismo socialista. Quando vedo come si va articolando la costruzione del PD (perchè rispetto a quanto avviene nel centrodestra questo mi interessa di più) devo registrare che l'Italia vera, quella del lavoro, della scuola, della formazione, della ricerca, della cultura, dell'imprenditoria che produce ricchezza, della cooperazione, del volontariato, dell'associazionismo spontaneo, quell'Italia dove milioni di cittadini e, tra questi soprattutto giovani e donne, hanno il desiderio e sentono il bisogno di una cittadinanza politica purtroppo non avrà risposte. O, perlomeno, non avrà le risposte corrispondenti alle attese. Non ci sarà, per dirla in tre parole, la centralità della democrazia effettiva che sta alla base di ogni buona politica. Si consoliderà invece l'attuale sistema delle oligarchie e delle corporazioni e, quindi, della conservazione.

            Vedi, caro Domenico, ormai il termine riformista non è più distintivo di un partito come storicamente lo è stato per il socialismo italiano, allora io credo sia necessario aggiungervi l'aggettivo “innovatore”; la distinzione è tra conservatori e innovatori e penso che molti, soprattutto nei DS, credano che il PD sarà il nuovo partito in grado di innovare. Ma non sarà così perchè quello che sta avvenendo appare tutto il contrario della capacità di innovare. Non entro nei dettagli – a partire da chi ha imposto questo PD (Prodi) e dai continui cambiamenti di linea (Fassino, D'Alema) o del perchè sulla scelta del leader (Veltroni). Potrei essere tacciato di pregiudizi essendo segretario dei SDI ma consiglio di leggere il recente libro di  E. Macaluso “Al Capolinea”.

Di fronte alla consapevolezza, che attraversa molti DS, della necessità di innovare, l'amara constatazione è che al gruppo dirigente del PD manca il coraggio politico e intellettuale per avviare un grande processo innovatore (in questo senso sì RIFORMISTA) tale da affrontare una seria analisi storica e politica sul ruolo svolto dalla DC e, in particolare, da PCI e PSI, chiudere con il passato e aprire una grande prospettiva d'avvenire per una nuova sinistra italiana di stampo europeo.

Da qui il dovere politico di concorrere, e spero che come Te lo facciano in molti, alla costruzione di una nuova forza socialista, laica e liberale, componente integrante del socialismo europeo,

             Ti ringrazio. Un saluto fraterno

                                                            Paolo Caviglia