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IL DRAMMA ACQUA
            NEL MONDO
Quinta
parte

I LAGHI E LE DIGHE

 

LAO TZUL' ACQUA E' UN BENE: RECA BENEFICI A TUTTE LE COSE E NON E' IN GUERRA CON LORO.
SE NE STA IN LUOGHI PIACEVOLI, TRASCURATI DA TUTTI

 LAO TZU (VI SECOLO AVANTI CRISTO)

Tutte le volte ch' io leggo questa elementare, ma profonda, riflessione di Lao- Tzu, quasi inconsciamente, tornano alla mia mente i meravigliosi laghi, che rendono piacevole ogni angolo della Terra, ove, essi, sono collocati.

Ricompaiono, davanti ai miei occhi, le acque e le sponde del Laghi Prealpini Lombardi, del Trasimeno e, soprattutto, del Laghetto di Massaciuccoli e riecheggiano, nella mia anima, i versi e le note musicali di tutti coloro (da Manzoni, a Čajkovskij, a Puccini) che hanno onorato, attraverso la loro più alta ispirazione artistica, l' esistenza e la bellezza di questi irripetibili doni della Natura.

Ma, ancora una volta, sono costretto a guardare in faccia una ben triste realtà: i laghi stanno riducendo notevolmente la loro portata idrica ed, in alcuni casi, rischiano, addirittura, la loro esistenza.

Le cause di un tale impoverimento quantitativo sono ben note e risiedono, in parte, nella diminuzione delle precipitazioni atmosferiche, con conseguente riduzione della portata idrica dei torrenti e dei fiumi che li alimentano; a queste cause, impropriamente definite "naturali", si aggiungono, inoltre, devastanti errori umani, quale l' errata o eccessiva captazione delle acque ed, addirittura, l'alterazione dell' innata idrodinamica dei corsi d' acqua, che, con i laghi, convivono.

Possono essere riportati, in tal senso, esempi assai significativi e cito, tra essi, quello che mi appare il più importante:

Nell'Asia Centrale, l' Amu Darya (uno dei fiumi che alimentano il lago di Aral) è stato, in gran parte, prosciugato dalle coltivazioni di cotone dell' Uzbekistan e del Turkmenistan.

Poichè questo fiume, a volte, non riesce a raggiungere il Lago  e dato che anche l' altro affluente, il Syr Darya è ridotto "all' ombra della sua passata imponenza", l' estensione del Lago d' Aral si sta riducendo, sotto il sole ardente di questa regione semiarida. Dal 1960, il livello dell' acqua è sceso di 12 metri, la superficie è calata del 40% ed il volume del 66%; quelle che, un tempo, erano città costiere si trovano, ora, 50 chilometri all' interno.

Di questo passo, il Lago scomparirà entro uno o due decenni, lasciando memoria di sè, solo su vecchie carte, ovvero nella memoria geografica.

Inoltre, attraverso la riduzione dello specchio lacustre, la concentrazione salina delle acque è aumentata ad un livello, che non permette alla popolazione, che vive sulla pesca, di poter sopravvivere: l' industria della pesca, che, nel 1960, produceva 60.000 tonnellate all' anno, ora può definirsi defunta.

Gli esempi, in ambito planetario, potrebbero moltiplicarsi; mi sembra doveroso, in particolare, fare un cenno anche alla situazione dei Laghi Italiani, i quali, sia pure in misura meno drammatica rispetto alla condizione generale, stanno subendo un' analoga sorte; ad esempio: il lago Maggiore presenta attualmente un abbassamento di meno 193 centimetri sullo zero idrometrico, per cui si corre il rischio reale di vedere questo Lago non più navigabile; a sua volta, il Lago di Garda presenta attualmente un livello di 63 cm. sullo zero idrometrico (rispetto ad una media di 90 cm.)

Esiste, inoltre, un' ulteriore causa dell' attuale disarmonia biologica lacustre, la quale conduce, a sua volta, ad un decadimento qualitativo delle acque di superficie; mi riferisco alle sempre più crescenti immissioni di sostanze inquinanti nei laghi.

Il fenomeno che maggiormente preoccupa è rappresentato dagli scarichi fognari e da quelli connessi alle attività agricole; questi conducono ad un abnorme aumento della concentrazione di azoto e fosforo, responsabile, a sua volta, del fenomeno dell' EUTROFIZZAZIONE, vale a dire della crescita (spesse volte, sfrenata) di Piante Acquatiche e di Alghe.

Si tratta di una grave anomalia biologica, dalla quale derivano, spesso, notevoli cambiamenti nella vita degli animali acquatici, i quali si vedono sottrarre l' ossigeno indispensabile alla loro esistenza;, in casi estremi, si è raggiunta la morte per asfissia degli animali.

John Mc Neill, sul suo trattato: " Qualcosa di nuovo sotto il sole" ha riportato, su questo specifico tema, alcuni illuminanti esempi:

  • " Nel Lago Mendota ( a Madison, capitale del Wisconsin) fioriture algali, pressochè annue, hanno avuto inizio dal 1850;
  • Il lago di Zurigo è saltuariamente afflitto da eutrofizzazione sin dal 1898; regolarmente dal 1930;
  • I Laghi Alpini Italiani mostrano sintomi di eutrofizzazione dal 1946 e negli anni Sessanta si sono talvolta ricoperti di fioriture algali."

 A tutto questo, occorre aggiungere che, a decorrere dal 1945, i fosfati aggiunti nei detersivi hanno aggravato la situazione ed anche  laghi di grandi dimensioni, quali, per esempio, il Lago Erie, sono stati vittime dell' eutrofizzazione.

In conclusione:

 i Laghi, purtroppo, stanno progressivamente perdendo la loro straordinaria specificità (dettata dalla natura) e, con essa, la loro immagine di regno fiabesco dei nostri sogni e della nostra interiorità più elevata.

Ma, come cercherò di illustrare nelle Parti successive, è ancora possibile porre rimedio a questo autolesionistico sovvertimento ambientale.

 

Analogo discorso va fatto a proposito delle DIGHE.

Utilizzando una terminologia molto sintetica, possiamo dire che la concezione creativa  delle Dighe è sorta per coniugare le esigenze (sempre più intense ed impellenti) dello SVILUPPO INDUSTRIALE e della RIVOLUZIONE VERDE IN AGRICOLTURA (comportanti, entrambi, un crescente consumo idrico) con le LEGGI DELLA NATURA; occorre ricordare che queste Leggi non sono scritte in nessun codice, ma esistono, da tempo immemorabile, ed hanno condizionato, da millenni, l' esistenza di tutti gli essere viventi.

Inoltre, ma in netto subordine, le Dighe dovevano servire per venire incontro ai bisogni d' acqua delle popolazioni, dando vita, parallelamente, a processi di profonda riorganizzazione del suo uso.

Non a caso, dunque, abbiamo assistito, nel corso del XX° Secolo ed ancora attualmente, ad un autentico boom edificatorio in molte parti del Mondo.

La sola Cina ( che detiene l' 8% delle riserve mondiali di acqua dolce ed ospita il 22 % della popolazione del Pianeta) ne ha costruite ben 22.000, seguita dagli USA (6.390), dall' India (4.000) e poi, in misura più contenuta, da altri Paesi.

Il 20 maggio 2006, sono terminati in Cina i lavori della Diga delle Tre Gole, dotata di un bacino idrico, lungo 570 chilometri e vasto 670 chilometri quadrati, con una portata idrica pari a 39 Miliardi e 300 Milioni di metri cubi d' acqua ( per avere un' idea, si ricordi che la Diga del Vajont, in Italia, al momento del disastro, ne ospitava  168 Milioni di metri cubi).

Occorre, peraltro, aggiungere che, per arrivare alla sua completa edificazione, sono state abbattute 75 città (alcune di esse, dotate di importanti siti archeologici) e circa 1.500 villaggi; inoltre, 1,2 milioni di persone sono già state  "rilocalizzate" ed, entro il 2008, altre 80.000 verranno trasferite.

Per quanto riguarda l' Italia, occorre pensare che, nell' intero nostro territorio, si contano circa 8.000 Bacini Artificiali, di cui almeno 1.600 più alti di 10 metri; non dobbiamo dimenticare, inoltre, che la metà di questi Bacini non ha subito alcun collaudo e, dunque, sono formalmente a rischio.

Quale giudizio possiamo noi, oggi, esprimere sul CONCETTO DI DIGA e sulla loro straordinaria diffusione planetaria?

Possiamo tranquillamente affermare che mai, nella nostra storia più recente dell' umanità, vi è stato un argomento così controverso e fonte di perenni polemiche, come quello rappresentato dalla nascita e dalla moltiplicazione vertiginosa delle dighe.

A titolo di esempio, riporto DUE GIUDIZI, nettamente contrapposti, espressi, peraltro, da due eccezionali personalità, dotate di grande ricchezza culturale e scientifica:

1)  GIUDIZIO DI ALY SHADY (Vice-Presidente dell' International Water Resources Association e Presidente della International Commission on Irrigation and Drainage):

" La sopravvivenza della specie umana, nel prossimo millennio, sarà legata al successo nella gestione delle acque dolci.
Non si può isolare il problema delle grandi dighe dall' amministrazione complessiva delle acque del Pianeta.
Le dighe esistenti e quelle nuove continueranno a svolgere un ruolo importante e decisivo in quel sistema di gestione."

2)  GIUDIZIO DI ARUNDHATI ROY  ( Estratto dal Suo Scritto: The Greater Common Good in "FRONTLINE - Aprile 1999):

" - Le grandi dighe sono per lo sviluppo di una Nazione quello che le bombe nucleari sono per il suo arsenale militare.

  • Entrambe sono armi di distruzione di massa.
  • Entrambe sono strumenti  che i governi usano per controllare il proprio popolo.
  • Entrambe sono emblemi del Ventesimo Secolo, che segnano il momento in cui l' intelligenza umana  ha scavalcato il proprio istinto di sopravvivenza.
  • Entrambe sono maligne indicazioni di una civiltà che si rivolta contro se stessa.

- Rappresentano la rottura del legame (non soltanto del legame, dell' intesa) tra gli esseri umani ed il Pianeta, in cui vivono.

- Sconvolgono la logica che connette le uova alle galline, il latte alle vacche, il cibo alle foreste, l' acqua ai fiumi, l' aria alla vita e la terra all' esistenza umana."

Di fronte a questi giudizi, risulta, per me,  assai difficile esprimere un oggettivo parere; cercherò, comunque, di farlo, ripetendo integralmente quanto da me già scritto nella Pubblicazione " Scienza e Utopia" pagina 217:

"Non esistono dubbi sul fatto che le dighe sono state e sono tuttora decisive per la produzione di energia idroelettrica e sono altrettanto importanti per il controllo delle piene, per la navigazione fluviale e per la creazione, nei periodi di pioggia, di scorte d'acqua da impiegare, nei momenti di siccità, per il consumo umano diretto e per irrigare i campi. E' altrettanto vero, però, che, in molti casi, l'imbrigliamento dei fiumi mediante dighe, per adattarli alle esigenze dell'uomo, ha trasformato l'habitat; non esistono, oggi, dubbi sul fatto che i cambiamenti morfologici del ciclo idrologico hanno avuto, spesse volte, ripercussioni negative sulle condizioni di vita delle popolazioni, sulla fauna stanziale e migratoria, sulla fertilità dei campi e, più in generale, sugli equilibri sociali ed economici di interi popoli; è forse opportuno sottolineare che, in molte occasioni, per liberarsi dalle costrizioni di un'atavica miseria, è stato ipotecato un futuro assai precario per la posterità.

Il problema delle dighe va pertanto inquadrato nel contesto della "Politica idrica del futuro" e, quindi, va inserito nella ricerca di un corretto rapporto tra uomo planetario e natura, avendo, come obiettivo finale e determinante, la riduzione dell'impatto umano sull'ambiente."

 11 luglio 2007                                                   ALDO PASTORE