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Al di là di Beppe Grillo
di Nonna Abelarda

 

Di fronte alle critiche espresse da... Miserrimus.., pur dopo la garbata risposta di Gloria Bardi nella quale mi riconosco quasi completamente, mi pare che esistano alcuni aspetti della complessa “questione Beppe Grillo” che non sono stati sfiorati nel dibattito, e che sento il dovere di puntualizzare.

Prima di tutto, chiunque ha senza dubbio il diritto di criticare l’uomo e il personaggio Beppe: le critiche che più si sentono dire sono  che dovrebbe fare solo il comico (ma lui stesso, come ha detto anche Gloria, non fa altro che ripeterlo), che faceva più ridere prima, che è esagitato, populista, demagogico, nichilista, dice troppe parolacce, solletica gli istinti più beceri della folla, si è montato la testa. Quest’ultima cosa, avendolo conosciuto personalmente, mi sentirei, come prima impressione, di smentirla. Così come smentisco il pensiero solo distruttivo: si circonda spesso di esperti di energie rinnovabili, decrescita sostenibile, sostiene le nuove idee e propone anche soluzioni, percorribili o no, ma originali e poco note nel desolante panorama che abbiamo intorno.

Comunque, tutto questo è un punto di vista che è perfettamente comprensibile in chi veda solo il personaggio degli spettacoli, senza conoscere niente del blog e di tutto quanto gli si muove intorno.

Ma di questo parlerò dopo. Prima, un accenno al discorso politica. Miserrimus si è offeso per un epiteto rivolto a Fassino, ritenendolo una degna persona, una persona seria che non dovrebbe essere sbeffeggiato. Ora, da sempre i comici sbeffeggiano i politici, chi in modo più qualunquista e tollerato, chi rischiando di più. Ma è una cosa che i politici devono accettare, fa parte del gioco. Poi, e qui le opinioni divergono, in questo momento io in politica di persone veramente serie che non meritino quantomeno una pernacchia alla Totò ne vedo pochine pochine.

Andando oltre, si accusa il Beppe, a continuare ad attaccare con tanta virulenza diversi esponenti del centro sinistra, di favorire le destre. Questo è una specie di ricatto morale-ideologico che ho sempre sentito ripetere nella sinistra tradizionale: non si criticano i “compagni”, perché si fa il gioco della destra. Quando poi è subentrato lo psiconano, per dirla con Grillo, il ricatto si è fatto imperativo pressante: contro quella destra lì, era indispensabile fare muro. Da cui i voti anche “turandosi il naso”, come dice Gloria.


 

 

 

Ma un ricatto non può andare avanti in eterno. Una corda non può essere tirata troppo. Berlusconi è andato al potere per la seconda volta anche grazie a molte colpe di chi avrebbe dovuto contrastarlo fin che era in tempo, risolvere la questione conflitto di interessi, e non l’ha fatto. Ci siamo beccati cinque anni senza condizionale, e sta bene. Abbiamo rivotato la sinistra, sempre gli stessi nomi o peggio, sperando in un cambiamento, e questo non c’è stato. D’accordo le attenuanti (la maggioranza risicata, la chiassosità volgare e ostruzionistica della destra…) , ma nel momento in cui ci becchiamo Mastella alla giustizia, l’indulto, sì alla TAV e alla base di Vicenza, stessa o quasi politica estera, tanto per cominciare…ancora e sempre proibito criticare?

E le politiche cementizie, e gli inceneritori, e la nuova stagione del carbone, e le privatizzazioni selvagge e le manovre finanziarie e gli oscuri giochini bancari, e la RAI ridotta al lumicino, e nessuna azione decisa sul conflitto d’interesse, e la giustizia ingessata, e gli inciuci bipartisan, e la scandalosa legge contro le intercettazioni su cui sono tutti d’accordo o quasi, che impedirà in futuro ai cittadini di sapere cosa combinano i politici indagati? Finisco qui la lista per pietà, ma si potrebbe andare oltre. Non è lecito, a questo punto, per il comune elettore, sentirsi sfiduciato?

Sottolineo che spesso, nell’informazione ufficiale, anche quella più “progressista” , di questi umori e critiche e stati d’animo non vi è traccia. Neppure nell’interpretazione del pesante astensionismo alle ultime elezioni. Grillo diventa uno dei pochi, insieme con Travaglio e qualche altra voce isolata, spesso in Internet, a esprimerli. Eppure, non sono tanto campati per aria.

Il partito democratico. Miserrimus ha fiducia in questa nuova creatura. Io no, e come me tanti altri, anche se Veltroni è il meno peggio che potessero scegliere. Ma persino un giornalista come Curzio Maltese, che negli ultimi tempi, seguendo la linea del suo giornale, Repubblica, di sponsorizzare la nuova creatura, ha parecchio attenuato le sue posizioni, ora si lascia sfuggire qualche perplessità, qualche critica, interpretando gli umori degli elettori di sinistra, e pensando, che so, anche solo agli applausi al congresso a un compiaciuto Berlusconi, al giocare ai finanzieri di alcuni capi, all’apparente ripristinare l’ICI per il Vaticano solo di nome e non di fatto, beccandosi l’ennesima inchiesta in sede europea.

Allora, io mi permetto di dire che sì, il rischio che rivincano le destre c’è, è forte, per abbandono dell’avversario, si direbbe in gergo sportivo, e personalmente l’ho sottolineato anche sul blog di Beppe. Ma mi permetto anche di dire che se ciò accadrà, non sarà colpa né di Beppe né tanto meno di elettori “incoscienti e irresponsabili”, ma solo ed esclusivamente di molti  politici di centro sinistra, e nella fattispecie fra i più colpevoli indicherei i DS, che non hanno saputo dare risposte alle istanze dei loro elettori per una nuova e più equilibrata politica sociale, per una giustizia che riporti un po’ di moralità in un paese degradato, per una maggiore attenzione all’ambiente, al territorio, al paesaggio e al patrimonio culturale, per un  turismo sostenibile, per una sanità risanata ma con tagli equilibrati, non liberistici e selvaggi all’americana, per un appoggio alla cultura, all’istruzione, alla tecnologia (siamo ormai un disperato paese di analfabeti trionfanti, dove i laureati lavorano al massimo nei call center!) e, ultimo ma non meno importante, per una nuova dignità del lavoro. Altro che vergognoso regalo del tfr alle assicurazioni. Altro che precariato selvaggio. Altro che giocare a risiko e a monopoli.

Qualcosa di positivo c’è, sicuramente, anche se passa inosservato sui media, se non per le risonanze eclatanti, come nella disperata lotta all’evasione fiscale ormai istituzionalizzata. Per esempio, mi pare si parli di timide riforme alla legge Biagi. Che si voglia fare un po’ di luce sull’infame vergogna del G8.

Ebbene, quando ci sono notizie positive Beppe spesso  le scrive sul blog, così come quelle negative, facendo, come è giusto in una democrazia, nomi e cognomi degli autori di leggi e proposte, dei votanti benemeriti o meno. In questo caso fa informazione corretta, quella che dovrebbero fare i media, non propaganda per nessuno. Beppe ha lanciato sul blog, prima delle elezioni, le “primarie dei cittadini”, e ha portato il risultato, l’elenco delle proposte, a Prodi. Ha consegnato al ministro del lavoro un libro con le testimonianze dei precari. E’ propaganda, questa, è nichilismo, o è democrazia dal basso, democrazia partecipata, trasmissione delle istanze dirette dei cittadini ai politici?

E veniamo alla rete dei Meetup, agli “Amici di Beppe Grillo”. Non si tratta, come qualcuno dall’esterno potrebbe pensare, di una associazione di fan in delirio di un personaggio pubblico, di idolatri di una star dello spettacolo senza alcun altro fine o giustificazione,  come si trattasse di Vasco Rossi o di Berlusconi.

No, è una rete di associazioni locali ispirata e incoraggiata da Beppe Grillo, che usa lui e la sua figura mediatica, come simbolo, come spunto di discussione, anche come pretesto per gruppi di persone di differente provenienza, estrazione, cultura, idee, per riunirsi in nome di un fine comune: occuparsi dei problemi locali e nazionali, fare informazione, cercare possibili soluzioni. Il che non  significa protesta a trecentosessanta gradi, non significa qualunquismo, ma attivismo “politico”, nel vero significato del termine, per il bene della collettività. E non contempla solo i problemi e le denunce, ma anche attenzione a tutto quanto è moderno, utile e positivo in termini di energie rinnovabili e risparmio energetico, nuove tecnologie, salvaguardia dell’ambiente, riduzione dei rifiuti e delle emissioni, sviluppo sostenibile, e, appunto, democrazia partecipativa dal basso e diritti e doveri del cittadino.

E’ così negativo tutto questo? E’ così sovversivo? E’ così criticabile?

Certo, non si pretende che in questo magma ribollente di idee, iniziative, frustrazioni, ossessioni, entusiasmi, tutto sia buono, tutto sia elogiabile. Né si può prevedere  a priori quale ne sarà, e se vi sarà, un’evoluzione. Ma è certamente un fenomeno nuovo e significativo, almeno per l’Italia,  del quale i media stanno cominciando, volenti o nolenti, ad accorgersi. E’, se vogliamo, una delle poche voci dei molti potenziali astensionisti, che tutto sono tranne che persone indifferenti alla politica, ma piuttosto considerano i politici, loro sì, ormai distanti e indifferenti a noi. E sono una parte consistente del paese, pericolosamente vicina alla metà, che non si può ignorare né rifiutare. Che ha delle istanze e delle speranze assai deluse.

E certo iniziative come quella di Savona non possono passare inosservate. Almeno questo, concedetecelo. Ma forse, sotto sotto, quello che non si accetta e non si vuole ammettere, in certe sedi, è che la popolazione voglia ragionare con la sua testa, e che cerchi di riprendersi, pacificamente, civilmente, quello spazio e quella dignità che i politici le hanno arbitrariamente sottratto.

E’ proprio l’idea di  democrazia diretta, di informazione e denuncia rigorosa, di trasparenza e onestà, così nordica, anglosassone, laica, una novità per l’Italia, quello che dà così fastidio. Anche e soprattutto a una certa “sinistra” con chiusure e snobismi fuori luogo. E ormai, disperatamente anacronistici: i fatti stessi lo dimostrano.

Nonna Abelarda