Tratto da
Macchiette e osterie della vecchia Savona

di Giuseppe Cava (Beppin da Cà)
SABATELLI EDITORI Savona - Genova

La Copertina e le illustrazioni sono opera del pittore Luigi Caldanzano

Leggi l'introduzione di Silvio Riolfo

 

 

 

 

L'OSTERIA DELLA «SUFFRANINN-A»

L'osteria di « Margaitin a Suffraninn-a » fu conosciutissima per un buon mezzo secolo, a datare dall'epoca in cui venne costruito il terrazzo di corso Mazzini in poi, del qual terrazzo occupava due degli ampi bottegoni sulla piazza Caricamento, allora nota sotto il nome di « Ciassa di Roscibecchi », derivatole da una fra le primarie famiglie savonesi di commercianti e di armatori, che sulla piazza aveva i suoi magazzini.

« Margaitin » era una bella donna, alta, robusta, colorita come una bella mela sana e appetitosa, e non era per nulla lunatica o sofistica, anzi era una amabilissima donna, dotata d'ottimo carattere e che sapeva fare i suoi affari, senza dipartirsi dalla più contegnosa serietà. L'osteria con attigua rimessa, veniva frequentata da facchini del porto, da operai della Ferriera Tardy e Benech, allora allora fondata, e che sorgeva sulla calata del porto vecchio nel luogo in cui oggi esiste il capannone delle merci varie, mentre il porto nuovo era in escavazione. A questi si aggiungevano i carrettieri che qui arrivavano con carri di frutta e verdura, dopo lunghe giornate di marcia da Ceriale, da Albenga, dal Finalese e dai vicini paesi, stanchi e impolverati, desiderosi di ristoro per essi e per le loro bestie.

L'osteria di « Margaitin » costituiva per questi modesti vettori l'oasi sospirata, fra il sole e il polverone della lunga via maestra. Nella cucina in fondo al locale, il calderone del brodo mandava perpetuamente zaffate di vapore grasso e gustoso, al quale si univano le aromatiche fragranze del paiolo delle trippe che gli «croccava» accanto, diffondendo nell'aria quel piacevole e confortante odore di vivande calde e ben condite, che predispone alla buona mangiata ristoratrice e fa spianare i visi contratti dalla fatica.

Sedevano ai lunghi tavoli sulle panche uno accosto all'altro come ad una grande tavolata conviviale, mentre le loro bestie nella rimessa trovavano la mangiatoia piena e la lettiera fresca. «Margaitin » serviva tutti con la stessa buona grazia come gente di famiglia, aiutata dalla buona «Coletta », piccola e magra a cui la sventura tolse la vista in piena maturità, e che sopravvisse alla sorella, raggiungendo i novant'anni, sempre agile e svelta, girando per la città vecchia, e per un tratto della nuova di più antica costruzione come se ci vedesse, senza aiuto di guida, conoscendo dalla voce quanti la salutavano e l'avvicinavano, chiedendo notizie dei congiunti con precisa e fresca memoria, non obliando né sbagliando un nome. Povera «Coletta», fu una buona, semplice creatura e seppe rassegnarsi alla più terribile delle disgrazie, con cuore calmo e, vorrei aggiungere, sereno, perchè mai alcuno l'udì lagnarsi della propria cecità, né s'avvide che essa avesse perduta la sua bonomia scherzosa.

« Margaitin » fu pure una eccellente madre di famiglia ed ebbe dai due matrimoni contratti parecchi figli, maschi e femmine, belli e forti come lei, fra i quali la bionda Aspasia, che era il suo orgoglio. E ben a ragione poteva esserne orgogliosa perchè in tutto il quartiere della marina non eravi ragazza tanto bella di viso e di forme né di maniere più gentili. Essa s'era fidanzata col pasticciere Maxin Peluffo, anch'egli biondo e simpatico, ed era prossima alle nozze quando l'epidemia di tifo che nel 1885 si scatenò sulla città proditoriamente la recise. I di lei funerali furono qualchecosa di solenne e di commovente. La bara, coperta dal candido drappo verginale, venne portata a braccia dalle amiche, seguita da una vera folla di giovinette e di donne in lagrime che recavano fiori. Nella mia memoria non ricordo funerale che m'abbia fatto tanta impressione, né dipartita così unanimemente compianta, ed ancor oggi mi risale al pensiero il perchè la morte sia ciecamente e ingiustamente spietata, senza ch'io possa darvi una risposta. Le leggi della vita e della morte sono sempre un enigma.

La Copertina e le illustrazioni sono opera del pittore Luigi Caldanzanoo

Tratto da  Macchiette e osterie della vecchia Savona
di Giuseppe Cava (Beppin da Cà)
SABATELLI EDITORI Savona - Genova