Antonio Saba Telli: ceramiche e pitture

ANTONIO SABA TELLI:
CERAMICHE E PITTURE

 
ANTONIO SABA TELLI:
CERAMICHE E PITTURE

  Non è un ringraziamento formale quello dovuto ad Antonella Gulli e ad Antonio Saettone, curatori della bella mostra dedicata ad Antonio Sabatelli,  (Albisola, 1922 – 2001), o meglio: Saba Telli, come firmava le sue opere – anche per distinguersi da altri Sabatelli savonesi – visitabile fino al 26 aprile 2015, presso l’Atelier Gulli, a Savona in Corso Italia 201 R.

 

Non è un ringraziamento di maniera in quanto la mostra rappresenta anche un meritato omaggio e un giusto riconoscimento a una personalità poliedrica, estrosa e geniale  di artista  che ha lasciato più di una traccia indelebile nella memoria di chi lo ha conosciuto e nella stessa storia dell’arte, non solo ligure, del secondo Novecento. Carattere difficile, certo, ma estroverso, sincero, trasparente, diceva esattamente quello che pensava senza guardare in faccia a nessuno, anzi, guardando proprio in faccia i suoi interlocutori, chiunque fossero; e questa sua schiettezza, questa sua assoluta mancanza di ipocrisia,  il suo dire pane al pane e vino al vino senza nessun timore reverenziale non lo ha certo favorito nella sua carriera di artista tutt’altro che “maledetto”, ma  geloso, sì,  della propria indipendenza ma anche generoso, soprattutto  con i giovani alle prime armi o con chi si rivolgeva a lui per un aiuto tecnico o, in generale, per un orientamento nelle discipline di cui era cultore, dall’astronomia alla filosofia. Ricordo ancora le conversazioni con lui su L’Homme révolté  di Camus, sulla fenomenologia husserliana, su Tempo e relazione di Enzo Paci, sull’Ecole du regard  e il Nouveau roman di Michel Butor, Marguerite Duras e Alain Robbe-Grillet, sulla “Nouvelle vague” cinematografica (era appena uscito in Italia il film di Alain Resnais L’anno scorso a Mariembad) e sul  situazionismo di Guy Debord. Questo per dire l’ampiezza e la profondità della cultura di Saba Telli, cultura nient’affatto libresca ma vissuta come alimento  necessario alla sua formazione umana e alla sua vita d’artista. D’ altronde la sua vocazione artistica si manifesta precocemente fin da quando, quattordicenne, comincia il suo apprendistato dai maestri albisolesi  della ceramica Tullio Mazzotti e  Bartolomeo Tortarolo, noto come “Bianco” (U Giancu), e poi quando va a Torino, scappando di casa,  per frequentare la scuola di Luigi Spazzapan, pittore che rimarrà sempre un suo modello di riferimento. A Torino conosce lo scrittore, critico d’arte e storico dell’architettura Edoardo Persico, affascinante figura di intellettuale impegnato, militante antifascista – la cui morte improvvisa a soli trentasei anni e dai contorni oscuri ha ispirato  ad Andrea Camilleri il romanzo-saggio Dentro il labirinto (2012) –  che promosse e sostenne quella specie di “Secessione” antiaccademica torinese rappresentata dal gruppo dei “Sei di Torino” (Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio ed Enrico Paulucci).


Nel 1940 Saba Telli si trasferisce a Milano, dove incontra e frequenta lo scultore Luigi Broggini. Intanto, superato l’esame di maturità, si iscrive a Medicina, ma passa poi ad Architettura. Dopo la guerra lascia Milano e va a Parigi, e lì conosce di persona Albert Camus e Jean Paul Sartre. Dopo aver viaggiato per l’Europa, ritorna nella sua Albisola, ricco di esperienze straordinarie, e, oltre a dipingere, lavora  alle manifatture ceramiche di Bianco e all’”Isola Ceramiche” di Tonino Tortarolo e Federico Anselmo. Sono gli anni in cui ad Albisola vivono e operano artisti come Fontana, Sassu, Fabbri, Crippa, Jorn, Lam…Nel 1969, con la collaborazione tecnica di Tonino Tortarolo e con il patrocinio legale e commerciale dell’avvocato Angelo Luciano Germano,  apre “La Ruota”  ( laboratorio, fornace e galleria d’arte), in via dell’Oratorio ad Albisola Mare; ma il laboratorio-bottega-galleria chiude le attività alla metà degli anni Settanta, quando Saba Telli decide di lasciare la ceramica pur continuando a dedicarsi alla fotografia, a collaborare con la cineteca di Parigi e con la rivista di moda Vogue.


Da queste brevi e incomplete notizie biografiche è comunque possibile farsi un’idea del temperamento estroso, inquieto ma sempre vitalissimo di questo artista, come d’altra parte traspare con evidenza dalla sua pittura e dalle sue ceramiche (tanto nei piatti come in quelle sue  preziose e baroccheggianti sculture maiolicate) opere  ricche di colori vivi e luminosi, di contrasti tra sfondo e primo piano (come in SABA turk o in quei suoi antigraziosi Nudi di Signore in cui il debordante e chiaro incarnato dei corpi risalta sui toni opachi) . Tuttavia, più che in quelle sfatte figure femminili  che richiamano la temperie fauvista ed espressionista  dei primi anni del secolo scorso, l’arte di Saba Telli  rifulge in quelle composizioni quasi informali in cui lo sguardo si smarrisce ammaliato dalla profondità e dalla trasparenza di quei verdi, di quei gialli, di quei rossi…e dove la fantasia può divagare come in Arrivo a Montecarlo, o in Oriente, o in Pesci nell’anno del dragone…Notevole anche un paesaggio come Bretagna, che ha la freschezza e la voluta ingenuità dei disegni infantili, come anche la serie dei Tarocchi. Tra le opere esposte ha particolare risalto uno splendido Ritratto di signora a figura intera, dove la signora, ritratta frontalmente e seduta, emerge con il suo abito scuro da un fondo anch’esso scuro, e guarda nel profondo degli occhi chi guarda il quadro. Peccato che Saba Telli abbia dipinto così pochi ritratti!

FULVIO SGUERSO

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