All’armi siam fascisti

ALL’ARMI SIAM FASCISTI!

ALL’ARMI SIAM FASCISTI!

 Quella che a sinistra viene chiamata “onda nera nazifascista” e a destra “burlesca sceneggiata di quattro gatti (neri?)”, da qualche tempo tiene banco sui media, e marca con una precisione quasi “chirurgica” la differenza di lettura che i politici di sinistra  o di centrosinistra e quelli di destra o di centrodestra fanno degli episodi sempre più frequenti di apologia di fascismo e di professione di fedeltà alla memoria di Benito Mussolini e di Adolf Hitler da parte di gruppi neofascisti e neonazisti di giovani (e meno giovani) che militano in organizzazioni di estrema destra come Forza Nuova e CasaPound.


Il giudizio sull’irruzione intimidatoria di un gruppo di naziskin a Como, nei locali dell’associazione di volontariato per l’assistenza ai migranti “Como Senza Frontiere” è diventato la cartina di tornasole per distinguere chi si riconosce veramente nei principi della nostra Costituzione democratica e repubblicana (e quindi antifascista) e chi invece non l’ha mai né  riconosciuta né sentita come propria, pur godendo  dei diritti che essa garantisce a tutto il popolo italiano, “senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Art. 3). Una prova? Il povero Corrado Formigli non è riuscito a far definire quel blitz di teste rasate, un’azione squadrista e violenta, sia pure di una violenza psicologica, alla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ospite di Piazza Pulita giovedì 14 dicembre; per la Meloni, – la quale, sia detto en passant, quando è stata nominata ministro dal  (horribile dictu!) Presidente Giorgio Napolitano,  aveva pur giurato “di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare  le sue funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione” –  si è trattato di un’intimidazione non violenta, e niente di più; o meglio, il di più vi è stato messo dalla stampa di regime e di sinistra, sempre pronta a strumentalizzare gesti, slogan o innocui volantini che, anche nella grafica, si richiamano al Ventennio; e ha citato il famoso articolo di Pier Paolo Pasolini sul fascismo degli antifascisti, uscito sul Corriere della Sera nell’ormai lontano 16 luglio 1974, in cui il poeta denunciava l’anacronismo di un antifascismo di maniera, retorico e stupido, perché volgeva il suo sguardo al passato mentre non si accorgeva del nuovo fascismo, ben più pericoloso del vecchio, in quanto uccideva le anime e annullava le diversità culturali trasformando gli esseri umani in una massa indistinta di consumatori e sudditi del  Potere senza volto del neocapitalismo mondiale (ma questo la Meloni non l’ha ricordato, e comunque tutto si può dire di Pasolini meno che fosse xenofobo e razzista: sono note le sue simpatie terzomondiste, si vedano i “sopralluoghi” intitolati Appunti per un’ Orestiade africana, in preparazione di un film “da farsi” o si legga la sua Profezia…).  


A proposito di volantini razzisti contro lo Ius soli e l’immigrazione ne è stato distribuito uno di Forza Nuova sabato scorso, in un mercatino prenatalizio a Sesto Fiorentino (un tempo roccaforte del PCI) con su scritto: “Vogliono la tua casa, il tuo lavoro, la tua donna. Fermali! Aderisci a Forza Nuova!” Atteggiamento analogo, sia pure con sfumatura diverse, ritroviamo in  Matteo Salvini, che non vuol sentir parlare di neofascisti e neonazi (“i problemi sono altri”). Peccato che siano proprio i neofascisti e i neonazisti a far parlare di sé con i loro gesti dimostrativi e i loro blitz come quello sotto la sede romana di “Repubblica” e “L’Espresso”. Sempre nella (ancora?) rossa Toscana, è segnalata una preoccupante (ovviamente dal punto di vista dell’educazione civica e della convivenza civile) crescita di organizzazioni di ultradestra; come riferiscono Paolo Berizzi e Laura Montanari su la Repubblica di martedì 12 dicembre 2017: “Anzitutto CasaPound, seguono Forza Nuova e Lealtà Azione. ‘Black Tuscany’, prove generali di esproprio. Sullo sfondo, un sottobosco di coltura: circoli giovanili che reinterpretano il nostalgismo, associazioni di tendenza nazionalsocialista, bande ultrà dal saluto romano facile. E poi il ‘miracolo’ delle organizzazioni studentesche nei cui simboli ha ripreso ad ardere la fiamma…”.


 La situazione rischia veramente di andare fuori controllo; ma basteranno e, soprattutto, non sortiranno l’effetto di alzare il livello dello scontro tra questi gruppi neri e le istituzioni le misure restrittive che vari comuni cominciano a mettere in atto nei loro confronti? Non rischiano queste misure di portare acqua (o fuoco) al loro mulino? E quali provvedimenti sarebbe opportuno prendere nei confronti di quel docente di carrara, aderente a Forza Nuova, che ha pensato bene di protestare contro la proposta di legge Fiano andando in cima prima al monte Sagro, poi sulla Brugiana, nelle Apuane, a sventolare la bandiera della Repubblica di Salò dopo aver ammainato la bandiera italiana e a pubblicare sulla sua pagina Facebook le foto che immortalano il suo bel gesto? Pensava che la rossa e antifascista Carrara non reagisse? Quel docente di disegno tecnico presso l’Istituto Domenico  Zaccagna  si è doluto per la mancata solidarietà dei colleghi  e degli allievi (salvo due, di cui uno, come ha riferito il  docente istesso, comunista) a fronte della denuncia per apologia di fascismo e vilipendio alla bandiera italiana che l’Anpi di Carrara ha sporto alla Procura della repubblica di Massa e al profluvio di insulti e di minacce che, dopo quel gesto, è piovuto addosso a lui e alla sua famiglia.


 La denuncia, si legge nell’esposto, è scattata dopo che il docente “si è fatto fotografare sulla vetta del Monte Sagro dove si trova il sacrario che ricorda l’eccidio di Vinca – 173 civili del paesino ai piedi del monte, ma anche di Equi e Monzone, in gran parte donne e bambini uccisi dai nazifascisti tra il 24 e il 27 agosto del 1944 – ammainando la bandiera italiana per issare il vessillo della Repubblica di Salò, postando subito dopo la foto su Facebook”. Una bella pensata, non c’è che dire. Anche perché l’estroso docente ha scelto per la sua impresa proprio un giorno vicino  a quello in cui si commemorano le vittime della strage nazista di Vinca. Ha scritto Pasolini, sempre nell’articolo sopra citato, che non bisogna essere razzisti con i giovani fascisti, perché non sono nati con quel marchio,  non sono nati per essere fascisti . “E’  un’atroce forma di disperazione e di nevrosi che spinge un giovane a una simile scelta; e forse sarebbe bastata una sola piccola diversa esperienza nella sua vita, un solo semplice incontro, perché il suo destino fosse diverso”. Evidentemente non è questo il caso di quel docente di Carrara. Chissà quali esperienze avrà vissuto, quali incontri avrà fatto, quali libri avrà letto… Ora non è più un ragazzo ma, dicono, un affermato professionista, ingegnere e, appunto, docente di disegno tecnico. Gli è stato chiesto da una giornalista freelance, Paola Orrico, se si è pentito. Ecco la sua risposta: “Assolutamente no, anzi, mi sono reso conto che il Paese  e molte persone che vivono in Italia, pensano al regime fascista come a un periodo di ricchezza e di benessere. Stiamo vivendo in una Italietta senza personalità né prospettive per i nostri figli, oberata da problemi economici e invasa, ogni giorno. Questi episodi e la popolarità di riflesso che ho avuto, hanno fatto sì che venissi cercato e contattato da moltissime persone che la pensano come me”. Che fare dunque? E’ ancora possibile ragionare con chi non conosce che la logica binaria, cioè non vel vel  ma solo aut aut? D’altra parte, quando si è in guerra, non si può essere insieme amici e nemici, o con gli uni o con gli altri, tertium non datur.


E allora bisogna scegliere “Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava su tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà  se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi”. (Da Il sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino)

 FULVIO SGUERSO 

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