ADDIO AD AURELIO CAMINATI

 ADDIO AD AURELIO CAMINATI

ADDIO AD AURELIO CAMINATI

Sul finire della scorsa settimana è mancato il pittore Aurelio Caminati, artista genovese molto legato alle terre di Albisola dove si è dedicato  a lungo a una  notevole e intensa attività di ceramista, come testimoniano le opere esposte al Museo Mazzotti e il suo mosaico sulla passeggiata a mare. Caminati era nato a Genova nel 1924.

Dopo il suo periodo di formazione e di apprendistato artistico giunge alla notorietà con l’importante mostra del 1950 allestita alla Galleria Bergamini  di Milano. Nel 1956 è invitato alla Biennale veneziana, dove espone opere ispirate al “realismo sociale” e nelle quali compaiono umili figure di lavoratori e scene di vita quotidiana. La seconda fase della sua continua e inesausta ricerca artistica è quella dei cosiddetti “falsi ideologici”, cioè citazioni esplicite da quadri celebri, ma anche invenzioni figurative originali come le evanescenti presenze di strani fantasmini  affioranti dalla tela o dalla carta. Il 1963 è l’anno della Pop Art, interpretata da Caminati  come presa di coscienza della deriva consumistica ed omologante che già in quegli anni del cosiddetto “miracolo economico” si profilava all’orizzonte. Dalla Pop Art all’iperrealismo il passo è stato breve, dato anche l’interesse per le possibilità tecniche offerte dalla fotografia, intesa come mezzo di “trascrizione” e trasposizione di immagini tratte dai media in un contesto del tutto diverso con effetti di straniamento (ricordo un grande ritratto della regina Elisabetta a grandezza naturale con tanto di manto e di corona!), e la sua ammirazione dichiarata per la tecnica del trompe l’oeil e dei grandi dipinti celebrativi dei fasti napoleonici di Jacques- Louis David e di Antoine- Jean Gros, al Louvre. Negli anni Ottanta Caminati riprende a dipingere con le tecniche tradizionali, reinterpretando l’iconografia neoclassica – come ha osservato il critico Germano Beringheli – in chiave postmoderna. Nel 1990 dipinge i grandi affreschi nel foyer del teatro Carlo Felice di Genova. Dell’estate del  1998 è la mostra al Ducale “Aurelio Caminati. Opere dal 1947 al 1998” curata da Franco Sborgi. In quell’occasione si installarono dei video che documentavano le performances “concettuali” e le “trascrizioni animate” degli anni Settanta e Ottanta. Di lui ha detto, ancora  Beringheli che “conduce l’osservatore verso scoperte imprevedibili e che è, perciò, un po’ come Masson, continuamente mutevole, trapassa Pop Art, iperrealismo e il gusto del rischio suscitato dalle citazioni immaginarie di quelle ‘trascrizioni’ le cui dilatazioni rappresentative hanno avuto la fisicità del gesto, gli abbandoni e gli entusiasmi di un’iconografia che ha premuto oltre i confini del quadro”. E ora che sei andato oltre i confini della vita,  felice sia il tuo viaggio nel regno di Persefone, caro Aurelio.

Fulvio Sguerso

 


 

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