Acqua pubblica

L’acqua è vita? Stop alle privatizzazioni con le firme dei cittadini
Mappa aggiornata di Savona e Imperia, due Province e i Comuni
Come sono schierati le amministrazioni locali e i gruppi politici
In Sicilia anche un vescovo è sceso in campo. Il “caso” di Finale

L’acqua è vita? Stop alle privatizzazioni con le firme dei cittadini
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Savona – Dal 24 aprile 2010 è iniziata in tutta Italia, su iniziativa del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, costituito da centinaia di comitati territoriali insieme a numerose realtà sociali e culturali, la raccolta firme dei tre referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici.

In meno di due mesi, in tutta Italia, sono state raccolte più di 1 milione di firme. Un grande successo dovuto alle lodevoli iniziative promosse dai tanti Comitati sorti in tutto il territorio italiano, in collaborazione con le numerose Organizzazioni Onlus a livello nazionale.

Migliaia e migliaia di banchetti, con tanti volontari, sono stati presenti in tutte le più importanti piazze dei Comuni italiani e lo saranno ancora per un mese, sino al termine previsto per la raccolta firme.

Oltre ai banchetti è possibile andare a firmare per i tre referendum anche presso le Segreterie dei Comuni.

Con orgoglio, alla firma della milionesima firma, il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, si è dichiarato molto soddisfatto per essere entrati nella storia di questa nazione. L’obbiettivo degli Organizzatori è quella di portare almeno 25 milioni di italiani alle urne nella primavera del 2011.

Ha preso atto che il successo è dipeso dal grande entusiasmo, dovuta alla grande adesione, partecipazione e grande voglia di “bene comune”, dimostrata dai tanti cittadini che, il più delle volte, con cellulari, hanno fatto migliaia di “passaparola”.

A loro un milione di “grazie” i quali hanno firmato e hanno contribuito al raggiungimento di un “record” che entra nella storia italiana.

Da ricordare che la provincia di Savona, ad un mese dall’inizio raccolta firme, aveva più che raddoppiato l’obiettivo delle firme da raccogliere entro il mese di luglio. Un successo che l’ha piazzata al primo posto fra tutte le provincie italiane.

A Loano in quattro giornate di presenza (in due mesi) con banchetti, in collaborazione con il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e l’Associazione WWF Savona Onlus, sono state raccolte 1.123 firme. Non poche! Un grazie a tutti coloro che hanno creduto e collaborato per la raccolta firme dei tre referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici.  

E’ in corso un’iniziativa, altrettanto importante, che prevede la modifica degli Statuti comunali e Ordini del Giorno di adesione alla campagna referendaria “L’Acqua non si vende”, contro la privatizzazione dell’acqua.

In molte provincie e in centinaia di comuni sono stati approvati gli Ordini del Giorno e la modifica degli Statuti comunali con il riconoscimento dl Diritto umano all’acqua, ossia l‘accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico. Deve essere un servizio pubblico locale privo di rilevanza economica che garantisca l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini.

Le nuove norme che prevedono la gestione dei servizi pubblici, tra questi la gestione dei servizi idrici, impongono di dismettere entro il 31 dicembre 2011 ogni tipo di gestione pubblica.

Ne consegue che il gestore del rubinetto diventa il proprietario dell’acqua ben sapendo che la privatizzazione dei servizi porta a monopoli e questi comportano inefficienza, alti prezzi e dipendenza degli utenti.

La privatizzazione comporta una gestione mirata a garantire il profitto del gestore anche a discapito della salvaguardia della risorsa. La tutela dell’acqua non può essere affidata solo al prezzo di mercato. Le logiche commerciali portano alla vendita e al consumo di sempre maggiori quantità di acqua. La salvaguardia della risorsa richiede invece risparmio ed efficienza nel suo uso.

E’ risaputo che la gestione dei servizi idrici con fini di profitti comporta comunque una riduzione degli investimenti ed un aumento esponenziale dei prezzi. La città di Parigi, dopo 25 anni di privatizzazione, ha scelto di tornare ad una gestione pubblica. Ha subito abbassato le tariffe e aumentato gli investimenti. Esempio lampante che la privatizzazione penalizza i cittadini con la leva di continui aumenti nel mentre le Società distribuiscono sempre più i dividendi ai loro azionisti.

Com’è la situazione nelle provincie di Savona e Imperia?

Nel sito www.acquabenecomune.org sono riportati nell’elenco delle delibere, mozioni, O.d.G approvati e in fase di discussione (aggiornato al 25 maggio 2010) sono 9 i comuni nella provincia di Savona: Alassio, Boissano, Carcare, Celle Ligure, Pietra Ligure, Quiliano, Savona, Spotorno, Tovo San Giacomo e nella Provincia di Imperia sono 11 i comuni: Badalucco, Bordighera, Carpasio, Castellaro, Montalto Ligure, Pigna, Pompeiana, Taggia, Terzorio, Triora, Vasia.

I comuni che hanno modificato e integrato lo Statuto sono:

Nella provincia di Savona il comune che ha modificato e integrato lo Statuto comunale è: Tovo San Giacomo.

Nella provincia di Imperia i comuni che hanno modificato e integrato Lo Statuto comunale sono: Bordighera, Carpasio, Montalto Ligure, Pompeiana, Taggia.

Interessante la dichiarazione fatta dal Sindaco di Bordighera, Arch. Giovanni Bosio riportata nella delibera del Consiglio comunale n. 2 del 18 febbraio 2010, oggetto: Affari Generali – Statuto comunale – Modifica integrativa in materia di servizio idrico: “Molti si saranno chiesti il significato di questa proposta di deliberazione finalizzata alla modifica dello statuto comunale. In merito alla tematica in esame si è fatto un gran parlare in quanto esiste una normativa che prevede la privatizzazione dell’acqua e l’affidamento della sua gestione ad una società a capitale misto, pubblico–privato, con capitale privato non inferiore al 40%.

La normativa nazionale esistente in materia, tuttavia, non contiene una classificazione esaustiva dei servizi privi ed aventi rilevanza economica, come invece richiesto con forza e da tempo dall’unione europea. Con questa proposta di deliberazione si vuole, dunque, modificare lo Statuto Comunale ed, in particolare, l’art. 8 al quale viene aggiunto il seguente comma 5 bis: “…il Comune riconosce il diritto all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico. La gestione del servizio idrico è servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, che deve garantire a tutti i cittadini l’accesso all’acqua…”. Noi vogliamo, in buona sostanza, che l’acqua continui ad essere gestita dal nostro acquedotto in forma pubblica, con prezzi e tariffe inferiori a quelle delle realtà limitrofe. Per fare questo abbiamo deciso, prima ancora di discutere la pratica relativa all’AATO, di precisare, attraverso una modifica statutaria proposta, che l’acqua è un bene pubblico e privo di rilevanza economica”.

Nella provincia di Savona il Consiglio comunale di Finale Ligure ha respinto la proposta presentata dai Consiglieri Brichetto Clara, De Sciora Franco, Piccardi Matteo, Simonetti Simona ad oggetto: Modifica dello Statuto comunale con l’aggiunta all’articolo 1 – Principi Generali – del seguente comma: “11. Il Comune di Finale Ligure riconosce l’acqua potabile come un bene comune ed un diritto umano universale e pertanto ritiene il servizio idrico un servizio privo di rilevanza economica da gestire in forma pubblica con la partecipazione delle comunità locali”.

Gli interventi dei proponenti sono stati lineari e in modo chiaro sono stati illustrati i motivi che avvallano la loro richiesta. La Consigliere Simonetti ha ricordato un avvenimento storico sul bene comune acqua avvenuta nel marzo 1903.

Capo del governo Zanardelli, su proposta dell’allora potente Ministro degli Interni Giolitti, venne approvata la legge nazionale per la municipalizzazione degli acquedotti. Una scelta scaturita dai problemi igienico-sanitari, dagli alti costi per i cittadini e dalla necessità di estendere il servizio alle fasce più povere della popolazione.

Alcuni passaggi della dichiarazione della Consigliere Simona Simonetti:  

“L’acqua, perché è di acqua che stiamo parlando, è l’oro blu del ventesimo secolo, è quello, è sicuramente quello che sostituirà il petrolio e sarà il principale argomento di business! Io non voglio sentire dire che le fonti sono pubbliche, quando si dà un servizio per trenta anni, che è addirittura un periodo di vita confrontabile con la vita dell’uomo, noi non possiamo… se per trenta anni il bene pubblico di cui ha bisogno di qualcuno, non mi interessa che la fonte sia pubblica, perché se io l’ho alienato per trenta anni, se il servizio l’ho dato via, a questo punto a tutti gli effetti è privato! […]

Quando il regime è monopolistico, fare entrare il privato, significa che il privato può fare profitti senza gli interessi dei cittadini, quindi il discorso di mettere in concorrenza e di avere la famosa virtuosità di mercato, non funziona per niente!

Perché noi con i contratti dell’acqua, quando diamo la gestione dell’acqua, la diamo per trenta anni e la diamo a un soggetto che sarà in regime di monopolio. […] Guardate che l’acqua era privata, gli acquedotti erano privati, 100 anni fa l’acqua era un diritto, una possibilità, che aveva solo il 2% della popolazione! Allora 100 anni fa gli acquedotti privati sono stati pubblicizzati, non da un governo di no global, da un governo liberale! Da Giolitti, che li ha comprati e non li ha comprati per qualche motivo particolare, li ha comprati e si é deciso di ripubblicizzare l’acqua, perché c’era una forte emergenza igienico sanitaria in tutto il paese, dovuta al fatto che le città si stavano popolando per la rivoluzione industriale, e le persone che vivevano in condizione di indigenza avevano comunque dei problemi gravissimi, si stava diffondendo una epidemia di colera negli anni di inizio secolo, ci sono state più di 600 epidemie di colera in 20 anni! […]

Ha riportato le parole dell’arcivescovo di Messina che ha dichiarato: “L’aria e l’acqua sono in assoluto i beni fondamentali e indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi, e ne diventano fino dalla nascita diritti naturali e intoccabili. L’acqua appartiene a tutti, e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto. Pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile”.

Limitiamo (anche per ragioni di spazio) l’intervento dell’Assessore Massimo Gualberti, scritto su tre pagine dattiloscritte della delibera, che è caratterizzato da una impostazione in cui sembra prevalere l’aspetto politico (interessi dei privati) più che amministrativo (interessi dei cittadini).    

L’Assessore Gualberti ha, fra l’altro, dichiarato: “Mentre la media internazionale è di circa due Euro al metro cubo, mentre a Arezzo, con una società francese che gestisce l’acquedotto è di circa un Euro al metro cubo, e mentre le previsioni dei vari comparti che ricordava prima Alberto si aggira intorno all’Euro, noi siamo nel comparto di Levante, non di Ponente, perché Finale è inserita più o meno correttamente nel comparto di Levante, era intorno all’1,05 – 1,03. A Finale, per i primi 100 metri cubi, 100 mila litri d’acqua, il costo è di 13 centesimi e 99, 14 centesimi a metro cubo! 14 centesimi di Euro ci fanno consumare o sprecare, vediamo poi quale è il verbo più corretto, mille litri d’acqua. E possiamo consumarne 100 mila litri spendendo 14 Euro. Ora la domanda è: ma questo è corretto?

Partendo dal presupposto, ripeto, che non è che quanto manca a coprire il servizio venga pagato da un marziano, viene pagato dalla comunità sempre!

Allora questa impostazione è corretta? No, non lo è!

Perché nel prossimo Consiglio Comunale dobbiamo approvare alcuni interventi per un po’ di centinaia di migliaia di Euro, che dovremmo sorreggere con mutuo, perché non abbiamo più possibilità di aspettare, perché l’acqua deve essere un diritto, ma deve essere un diritto effettivo! Perché colui il quale apre il rubinetto gli interessa poco quanto questa sera stiamo discutendo, gli interessa che dal rubinetto esca acqua che abbia eccellente qualità, che non sia salata, torbida, che arrivi alla giusta pressione, che insomma sia un servizio a cui ormai si è abituato, e quindi pretende che sia un servizio reso. (E’ questione di salute! Legittimo interesse tanto più che è pagato! E allora? Ndr)

E non va neanche a guardare sulla bolletta quanto costa! (?)

Né è veramente convinto, Assessore Gualberti,  che i finalesi (non solo!) e tutti i proprietari di seconde case non tengano conto di quanto è il costo dell’acqua, con tutte le spese aggiuntive accessorie? Ritiene quindi giusto che l’acqua pubblica sia oggetto di utili che le Società andranno a distribuire ai soci azionisti? Insomma, giustificato tornare indietro ai primi del 1900 quando l’acqua pubblica era totalmente in mano ai privati?

Il guaio per tutti gli utenti dell’acqua, nel ponente savonese e imperiese, è che il Presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza e il Presidente della Provincia di Imperia Luigi Sappa sono sostenitori del decreto del Ministro per le Politiche Comunitarie Andrea Ronchi il quale stabilisce che la gestione del servizio idrico sia affidato obbligatoriamente a soggetti privati attraverso gara o affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro dicembre 2015.

In parole povere il capitale privato, entro dicembre 2015, dovrà essere del 70% e il capitale pubblico del 30%. Sono questi gli interessi dei cittadini? Saremo così totalmente alla mercé dei privati i quali aumenteranno sempre più gli utili alla faccia dei sempre più poveri utenti! Prepariamoci quindi a pagare sempre più cara l’acqua pubblica.

L’unica e ultima speranza rimane l’esito favorevole dei tre referendum a cui tutti i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi nel 2011.

Torneremo sull’argomento “acqua pubblica e non privata”.

Gilberto Costanza

e-mail: gilberto.costanza@alice.it

 

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