Acna di Cengio

Notizie poco divulgate/ La travagliata vicenda del sito e delle implicazione mediche
Il meritevole impegno dell’Associazione Lavoratori Acna
A Savona e provincia monitorata la salute di 402 ex operai 
Silenzi, omertà, disinformazione, intrecci di interessi ripropongono oggi la sorte riservata ai problemi dell’Italiana Coke  di Cairo e della ex centrale Enel di Vado

Notizie poco divulgate/ La travagliata vicenda del sito e delle implicazione mediche
Il meritevole impegno dell’Associazione Lavoratori Acna
A Savona e provincia monitorata la salute di 402 ex operai 
Silenzi, omertà, disinformazione, intrecci di interessi ripropongono oggi la sorte
riservata ai problemi dell’Italiana Coke  di Cairo e della ex centrale Enel di Vado

La storia dell’Acna per chi l’ha vissuta al suo interno, sulla sua pelle soprattutto (o nella veste di famigliari dei morti per cancro) e per chi ‘ha seguita all’esterno per diverse ragioni, di attivita professionale, rischia di perdersi, di affievolire i suoi terribili e devastanti ricordi. La vita di un’azienda che per decenni è stata fonte di sostentamento, di benesse economico per migliaia di famiglie. Ma che alla fine dei conti ha rivelato, con spaventosi ritardi ed omissioni, sottovalutazioni, l’opera di devastazione da “fabbrica di veleni, malattie, morte, sofferenze”. Drammi umani e famigliari. Lavorare, produrre e mettere a repentaglio la salute. Un prezzo da pagare? Accettabile da una società civile?

 

Il 15 ed il 19 settembre 2010, due articoli dell’inserto settimanale del prestigioso Il Sole 24 Ore (quotidiano della Confindustria italiana), ci ripropongono il tema Acna, il rischio della storia senza fine. Emerge che se ne parla molto, di più e con maggiore coinvolgimento istituzionale nel cuneese rispetto alla provincia di Savona. Del resto è sempre stato così, furono i sindaci, le comunità oltre i confini savonesi, a mobilitarsi in massa quando esplose la prima grande inchiesta, seguì il primo grande processo. Anche se alla fine si rivelò un flop.

 

Nell’articolo a firma di Filomena Greco  (vedi….)si ricorda che la bonifica è stata completata all’85 per cento, ma che si è creato uno stallo nel piano di reindustrializzazione. Insomma la politica del “fare” anzichè scontrarsi ogni giorno su polemiche spesso sterili, di visibilità personale, con botta e risposta insipienti, dovrebbe passare ai fatti lavorando senza sosta attorno alla definitiva soluzione Acna.

E’ su questi temi di grande spessore e di vasto interesse sociale che dovrebbero mobilitarsi, dimostrare la loro forza, la Regione ma soprattutto la Provincia di Savona che può contare su un governo centrale amico, sulla forte presenza leghista in Piemonte. Su tre sottosegretari del governo Berlusconi eletti in Liguria. E’ su questa realtà che dovrebbero marciare da carri armati organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste e movimentiste. Il pianeta partitico di maggioranza e di opposizione che si trovano sempre più emarginati dai cittadini in un clima di crescente sfiducia, disaffezione, per non dire “odio”.

Si parla e ci si mobilita troppo poco e con sporadicità attorno alla reindustrializzazione Acna. Voci ancora troppo isolate e senza molto seguito. Come quella di Lino Alonzo, navigato pubblico amministratore della sinistra e di un testimone qualificato quale il sindaco di Cengio, Ezio Billia. O ancora Maurizio Manfredi dell’attivissima associazione Rinascita della Valle Bormida.

Se bisognerebbe dunque spingere l’acceleratore al massimo, a tutti i livelli, con una mobilitazione assai più estesa e penetrante, per la grandissima posta in gioco, dall’altra occorre far tesoro dell’esperienza e delle ricadute del passato, per quanto riguarda la compatibilità ambientale di alcuni insediamenti produttivi. Seppure strategici o importanti nel tessuto economico e sociale. Interrogarsi sulla fuga delle industrie dal savonese per far posto a lauti profitti immobiliari, ma di breve durata sul piano dell’occupazione.

La Valbormida e Cairo non possono tollerare oltre una soluzione urgente per i problemi ambientali dell’Italcoke. Sottovalutati ed ignorati da decenni forse dolosamente. Non si possono ripetere i balletti che molti ricordano ai tempi dell’Acna. I soldi per la riqualificazione quando si vuole si trovano, sia a livello privato, sia pubblico.

E’ certamente un monito alle coscienze, a tutti i cittadini, leggere nel 2010 che resta aperto in tutta la sua forza il “fronte salute“. Il servizio a firma di Anna Cacciatore (vedi….), sempre nel supplemnto settimanale del Sole 24 Ore, offre ulteriori elementi di conoscenza, non molto diffusi e conosciuti.

Ebbene, i ripetuti gridi d’allarme sia per quanto riguarda la centrale di Tirreno Power di Vado, sia la meno chiaccherata Italcoke, dovrebbero far riflettere proprio sulla base dell’esperienza Acna, di quanto ci viene portato a conoscenza. Non attendere che sia sempre la magistratura ad intervenire, imporre soluzioni giudiziarie. 

Nell’articolo è scritto tra l’altro: “ Sulla base della ricerca dei lavoratori ex esposti, eseguita in questi ultimi anni dall’associazione lavoratori, i Servizi prevenzione  sicurezza ambienti di lavoro (Spresal) delle Asl Cn1 e Cn2 sono riusciti a  costituire una coorte di soggetti ex esposti ad ammine aromatiche pari a 24 persone, di cui 219 residenti sul territorio di Mondovi-Ceva. L’Ala ha poi rintracciato anche altre 402 ex esposti, residenti tutti nella provincia di Savona. Dal 2007 ad ora, i casi di tumore alla vescica diagnosticati nella coorte  delle due Asl cuneesi sono stati 5, più un sospetto….Un programma di controllo sanitario  sarebbe utile anche per gli ex esposti ad amianto, soprattutto manutentori Acna”.  Non conosciamo comunque gli esiti ricavati dai 402 savonesi. Non sono stati ancora resi noti.

Per concludere ci sono voluti anni per   prendere coscienza del “fronte salute”, come aspetto primario e non secondario al posto di lavoro. E alla corretta, puntuale informazione che si dovrebbe sempre assicurare, pur mettendo al bando gli allarmismi.

R.T.

 

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