Accade a Ceriana
Accade a Ceriana. Con il contributo della Fondazione Carige
Progetto pilota nel paese del vescovo di Savona
Ettari di terreno incolti acquistati per la coltivazione
Distrutti da incendi e affidati ad una cooperativa sociale
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Accade a Ceriana. Con il contributo della Fondazione Carige
Progetto pilota nel paese del vescovo di Savona
Ettari di terreno incolti acquistati per la coltivazione
Distrutti da incendi e affidati ad una cooperativa sociale
L’entroterra ponentino, da sempre trascurato dalla politica e dalla finanza che amministrano scelte strategiche, potere e soldi, a volte riserva ottime sorprese. E’ il caso di quanto si legge su Il Sole 24 Ore NordOvest, del 12 luglio 2011, dove la sinergia tra più soggetti produce un piccolo miracolo. Forse il primo nella storia ligure per la sua caratterizzazione socio-economica.
Un incendio, nel 1990, aveva distrutto una zona di oliveti a Ceriana (IM), il paese natale del vescovo di Savona, Vittorio Lupi. Ebbene con un impegno finanziario di 100 mila euro sarà possibile riprendere la coltivazione su 2,5 ettari di terreni incolti. All’iniziativa hanno collaborato, la fondazione Riviera dei Fiori, il Comune di Ceriana, la fondazione Carige, la cooperativa Alpicella in cui operano 17 persone, 11 svantaggiate. Risultato: il fondo agricolo sarà gestito dalla cooperativa Alpicella e verranno messe a dimora 400 ulivi, 60 albicocche, fichi e piante officinali. Rodolfo Bosio, presidente della Fondazione Riviera dei Fiori e segretario generale della Fondazione Carige ha annunciato fiducioso che il progetto di Ceriana potrà essere ampliato ad altri terreni ed è probabile che la stessa fondazione Carige inserisca queste attività nel piano di finanziamenti del 2012. Un progetto pilota per recuperare terreni incolti che nei secoli hanno rappresentato fonte di vita per gli abitanti. Oggi intere aree del nostro entroterra sono state abbandonate come conseguenza dello spopolamento, ma anche del disinteresse ad incentivare la permanenza dell’uomo e quella produzione agricola che, secondo previsioni autorevoli, tornerà ad essere una necessità di sopravvivenza delle future generazioni. Insomma, si tornerà a coltivare la terra alla stregua dei nostri avi?
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