A Savona manca l’ossigeno

DA STRASBURGO UNA BOCCATA D’OSSIGENO E FORSE…..
DI DIFESA DI UN PERDUTO  DIRITTO !!!!!!!!

DA STRASBURGO UNA BOCCATA D’OSSIGENO E FORSE…..
DI DIFESA DI UN PERDUTO  DIRITTO !!!!!!!!

A Savona manca l’ossigeno. 

Le ultime vicende circa l’approvazione dell’ampliamento della centrale a carbone, hanno portato i numerosi abitanti della Provincia di Savona, che da anni si oppongono alla combustione del carbone e alla conseguente “pandemia silenziosa” causata dalle emissioni nocive della stessa, ad avere la triste conferma dell’incapacità delle forze politiche a farsi carico delle problematiche del loro territorio.

 I politici al potere nelle diverse istituzioni e alla direzione delle federazioni dei partiti hanno scelto di non “smarcarsi” dalle pressanti richieste dell’Azienda, Tirreno Power, assumendo lo stesso atteggiamento compiacente perpetuato  per quarant’anni dai loro predecessori.

Dal Governatore Burlando della Regione Liguria, appartenete a un partito, il PD, che in periodo elettorale a Savona raccoglieva firme contro l’ampliamento, con l’unico obiettivo di accaparrarsi quell’elettorato più critico che al suo interno avrebbe potuto fare la differenza, al Segretario dello stesso partito, Di Tullio, che provenendo dalla formazione sindacale CGIL, ( ex Segretario), continua ad applicarsi con dedizione alla pratica del “ricatto occupazionale”.

 Lavoro o salute?  

Un assioma ancora condivisibile per troppi nel Sindacato e non solo, anche se, ormai troppe volte, è stato causa di tristi vicende nelle industrie italiane dove i lavoratori, e spesso gli abitanti di un intero territorio, non hanno finito per trarre quei vantaggi tanto esaltati, pagando invece, quest’assurdo ricatto, con malattia e morte in prima persona.

 Molti altri politici si sono distinti nella vicenda “centrale a carbone”.

Ci sono stati i trasformisti, gli equilibristi, i pavidi, gli indifferenti e gli assenteisti, ma anche due Sindaci, Caviglia e Ferrando, che coraggiosamente hanno voluto essere coerenti col loro mandato elettorale e per questo hanno preso le distanze dal Partito, andando incontro a critiche e minacce da parte di quest’ultimo.

C’è stato anche il Presidente della Provincia, Vaccarezza, del PDL, che sancendo quello che a Savona sembra ormai essersi profilato come asse

politico trasversale, scarsamente identificato, e con timide quanto opportunistiche connotazioni politiche, dichiarava da sempre la sua convinta approvazione all’ampliamento salutando l’intervento, come spesso ormai si usa fare, come manna per lo sviluppo dell’industria savonese.

Tutti indistintamente a propagandare la tesi della crescita industriale savonese, dove la centrale e la piattaforma Maerks sarebbero destinate a dare boccate d’ossigeno per almeno una decina d’anni, in modo sicuro.

Tutti lo hanno fatto, continuando con una visione miope, poco lungimirante, fallimentare e deleteria per il territorio e l’economia savonese.

Purtroppo è ormai troppo facile dover costatare che la realtà industriale savonese è già morente. La causa della grave crisi respiratoria sta nell’incapacità progettuale della classe industriale e politica, nella mancanza d’investimenti funzionali, nell’incapacità di trasformazione e d’innovazione tecnologica, di scarsa lettura della futura possibile vocazione territoriale.

Rinaldo Sorgenti

Troppo ossigeno ormai ci vorrebbe per cambiare le cose. Si potrebbero, intanto, cambiare le bombole per andare in un’altra direzione: quella del diritto alla salute dei cittadini e dell’ambiente. 

In Italia i grandi assertori della combustione di fonti fossili e nello specifico del carbone, continuano la loro campagna promozionale.

Alcuni, come Rinaldo Sorgenti, uomo non proprio sopra le parti, azzarda persino a volerci convincere sulla bontà del carbone e sulla nostra cattiva informazione, fonte di pregiudizio.

I tassi aumentati nei quarant’anni di malattia e morte nel territorio interessato dalla centrale di Vado, sarebbero quindi solo “luoghi comuni”. Il desiderio di salute, di aria e ambiente pulito sarebbero “falsi miti” o slogan. 

Le dissertazione pretestuose che il Vicepresidente dell’Assocarboni, elargisce sull’ inquinamento ridotto, prodotto  dalla combustione da carbone,  possono forse convincere chi non si è veramente mai occupato di questo argomento o chi se n’è voluto tenere alla larga. Chi da anni si documenta, studia, s’informa, sa che nessuno si è mai presentato nelle numerosissime assemblee, fatte a vario titolo nei diversi Comuni della Provincia, a contestare la validità dei dati scientifici allarmanti che via, via  venivano dichiarati pubblicamente da medici e scienziati.  

Le dissertazioni sulla produzione di energia elettrica nel mondo e di quanto sia importante l’ampliamento della centrale per produrne di più e sostenere la competitività del nostro Paese e anche in ambito locale, il fatto che non si debba produrre elettricità in modo autarchico, sono tutti argomenti già ampiamente trattati e contestati a suo tempo, che oggi non meritano più neanche una replica.

Non c’è più sordo di chi non vuol sentire e se poi il sordo è interessato al suo profitto come può esserlo al dialogo e al bene del territorio?

Le lezioni sulla bontà del carbone e sulla fiducia in una centrale moderna, come quella che Tirreno Power dovrebbe costruire, giungono, poi, fuori tempo, in un territorio che si sta abituando a diffidare anche delle strutture addette ai controlli della qualità dell’aria.

Dopo decenni di autocontrolli sulle emissioni da parte dell’azienda, di mancata trasparenza sulla vigilanza degli stessi, oggi si dispone che centraline Arpal debbano essere collocate sul territorio per garantire un nuovo monitoraggio pubblico ( che a poco servirà in quanto non rileverà polveri PM 2,5, proprio quelle della combustione da carbone).

Quelle poche presenti sul territorio sembrano ante-guerra e non si capisce, come quella sull’Aurelia ad Albisola, se funzionano veramente.

Quella di Noli, dopo una denuncia dei cittadini sull’inconsistenza delle sue apparecchiature, è stata immediatamente rimossa e non se ne sa più nulla.

Quale fiducia i cittadini possono avere nell’Azienda, ma anche negli Enti Pubblici preposti a controllare il suo operato ?  

Ricordiamo ciò che era dichiarato  dall’Ordine dei medici di Savona , nel gennaio 2010: 

 “.. Spesso viene favorita una interpretazione assolutamente non condivisibile, facendo intendere che i valori stabiliti per legge (i famosi 35 superi all’anno) assicurino anche una tranquillità dal punto di vista della protezione della salute,  mentre invece questo dato deve essere assolutamente contestato. 

Nel 2006 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito 2 concetti fondamentali:

il primo è quello della necessità di misurare anche le PM 2,5, (cosa che a Savona non avviene)mentre il secondo è quello che il limite massimo di superi consentiti per le PM 10 e le PM 2,5 è di 3 all’anno. Quindi, in base ai criteri stabiliti dall’OMS per la tutela della salute dell’uomo, l’aria di Savona non è affatto salubre, anche basandoci sui rilievi utilizzati assolutamente insufficienti della centralina di Corso Ricci, avendo oltrepassato di quasi 3 volte i livelli ritenuti accettabili dall’OMS”.

Forse una nuova bombola d’ossigeno c’è !!!!
La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, in questi giorni ha condannato l’Italia per la vicenda dei rifiuti in Campania.

In un primo momento può apparire estraneo alla vicenda legata all’inquinamento della centrale a carbone di Vado, ma così non è.

Questo fatto, infatti, apre Ie porte ad altri ricorsi per I’inquinamento dove le autorità italiane, come hanno fatto a Napoli, hanno violato il diritto al rispetto della vita e alla salute.

 

La prova che ciò potrà accadere sta in due punti.

Il primo è il fatto che la Corte di Strasburgo ha introdotto una nuova nozione di vittima che è chi lavora o anche chi abita in un luogo inquinato.

Il secondo è che i giudici hanno anche cambiato la giurisprudenza in argomento definendo “il deterioramento ambientale causa della violazione della Convenzione dei diritti dell’uomo, anche se non è dimostrata I’esistenza di un danno diretto per i ricorrenti.”

Questo ultimo punto risulta estremamente interessante perché vorrà dire che, a differenza di ciò che accade nella legislazione italiana , non sarà più necessario aver subito un danno diretto alla propria salute per sentirsi vittima del degrado ambientale e di una situazione di inquinamento .

Questa condanna è l’esito di una denuncia partita nel 1994, quando 18 abitanti di Somma Vesuviana si erano rivolti alla Corte europea rivendicando, la violazione dell’articolo 8 della Convenzione che garantisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare e per i ritardi della Giustizia Italiana che non era stata in grado di processare i responsabili.

II governo mise in campo una debole difesa sostenendo che i ricorrenti non potevano essere considerati vittime perché non avevano subito un danno diretto alla propria salute e che il semplice deterioramento delIa situazione ambientale non poteva determinare un ricorso alla Corte.

Una posizione respinta senza esitazioni dalla Corte di Strasburgo che ha cominciato a parlare di “benessere”, riconoscendo I’esistenza di un diritto a vivere in un ambiente salubre non solo a coloro che abitano in modo stabile in una determinata zona, ma anche a chi solo vi lavora.

I ricorrenti – osserva la Corte- sono stati costretti, per lunghissimo tempo, a vivere  in un luogo altamente  inquinato condizionando la qualità della vita, anche se  non ci sono prove certe di un rapporto causa effetto tra inquinamento e incremento dei tumori nella zona. Lo Stato in base all’articolo 8 della Convenzione ha obblighi che gli impongono di adottare misure adeguate a consentire una vita in un ambiente non inquinato.

La Corte ha condannato I’Italia anche per violazione dell’articolo 3 che assicura al cittadino il diritto alla tutela giurisdizionale  effettiva.

Certo, i tempi impiegati dalla Corte potrebbero demotivare un’azione in questa direzione, ma l’esito favorevole e l’esistenza di questo precedente potrebbe far ben sperare che l’ossigeno potrebbe venire proprio da Strasburgo.

         ANTONIA BRIUGLIA  

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