A Palazzo Ducale una mostra dedicata alla figura di Guido Rossa

C’è una piccola storia parallela che accompagna la storia più nota di Guido Rossa, la storia spesso ridotta alla tragedia, personale e collettiva, della sua morte. C’è quasi una vita parallela in cui la dimensione sociale e politica, per quanto coinvolgente, si rivela inadeguata a colmare una personalità inquieta, sensibile all’arte e alla poesia. Se il Guido Rossa consegnato alla storia risponde a un’immagine coerente con il decennio in cui ha trovato la morte, quegli anni Settanta carichi di entusiasmi e di conflitti, di impegno e di violenze, la mostra intende dar conto di altri aspetti della sua personalità. Rossa entra in fabbrica a quindici anni nel 1949 e, prima ancora di averne venti, sfida la gravità diventando una leggenda della montagna piemontese e praticando, da professionista, anche il paracadutismo; a Genova, l’ambiente stesso dell’Italsider di Cornigliano, in cui Eugenio Carmi è responsabile della direzione artistica e della comunicazione, rappresenta per lui non solo un contesto di lavoro, ma un’occasione per sperimentare la sua energia creativa: trova così nella fotografia un’occupazione mentale e manuale. La fotografia diventa presto uno spazio di libertà, un impegno silenzioso e intimo.

“In questa mostra ci sono molte foto che raccontano la parte personale di un uomo che ha fatto parte della storia italiana”, dichiara l’assessore alla cultura del comune di Genova Barbara Grosso, “e si ha una sua immagine inedita trasmessa dalle sue foto. Le foto mi emozionano perchè mostrano uno spaccato di vita che non c’è e raccontano cosa ognuno di noi vede in un certo momento; Guido Rossa viene visto come un uomo che vive in un periodo buio della storia ma nella mostra si vede una sua immagine privata”.

Stessa soddisfazione da parte di Serena Bertolucci, direttrice di Palazzo Ducale :”La mostra è importante perchè fa conoscere Guido Rossa come uomo e troppo spesso l’immagine delle vittime del terrorismo è legata alla morte; ora possiamo rendere viva la sua immagine e conoscerlo nelle sue passioni senza dimenticare l’attività politica. Lui era un operaio ed un sindacalista molto attento ai problemi legati al lavoro ma è stato ucciso dalle Brigate Rosse; qui si possono ricostruire le sue radici sentendo la sua voce. Guido Rossa amava fare alpinismo ed essendo di origine piemontese era molto legato alla montagna; per noi la mostra ha in sè un’importante lezione e ringrazio la famiglia che è stata molto disponibile. Bisogna conservare la memoria in modo attuale e la mostra contribuisce, attraverso le emozioni, a ricordare le piccole storie”.

“La mostra nasce da un’idea del curatore Sergio Luzzatto che ha raccolto materiale importante scegliendo 60 fotografie su circa 1000 scattate negli anni 60 e 70 e conservate presso l’archivio di famiglia”, afferma Sabina Rossa, figlia del sindacalista, “ma voglio dire che le foto dedicate al Nepal rappresentano maggiormente i volti che le vette. Le immagini di queste persone hanno un aspetto umano di una grande tragedia coinvolgendo le persone che vivono e muoiono per strada nel sud est asiatico; mio padre non ha voluto documentare questa piaga ma ha voluto fare qualcosa. Le foto del centro storico di Genova sono molto importanti poichè lui amava la Liguria e la raccolta delle immagini si chiama Nascita, sviluppo e morte di una città; non bisogna dimenticare il fatto che lui ha documentato la speculazione edilizia ed il degrado ricordando il suo impegno politico per combattere le diseguaglianze. La mostra è in controtendenza perchè solitamente le vittime del terrorismo sono ricordate con foto in bianco e nero mentre qui mio padre viene omaggiato con foto a colori sovrapposte e sostituite alle foto che ne documentano la morte che nascondono la persona”.

“Guido Rossa non era solamente una vittima del terrorismo e la sua figura manca a tutta la città”, sottolinea il curatore Sergio Luzzatto, “ma la mostra racconta la sua spedizione sull’Himalaya che lo ha cambiato. La seconda parte descrive il suo rapporto con il paesaggio e nonostante fosse parte delle lotte operaie amava fotografare; ho svolto una ricerca e sono entrato in contatto con la figlia e per lei questa mostra è l’occasione giusta per ricordare Guido Rossa da vivo e scoprirne la sensibilità.

E’ fondamentale non dimenticarlo poichè aveva molte passioni ed interessi; era un operaio ma anche un esploratore e, pur essendo un  alpinista, amava il mare. Le foto sono importanti e permettono di mostrare il suo rapporto con la natura; quando Guido Rossa è morto avevo 16 anni ed ho provato una sorta di torto affiancato da un riconoscimento che tutte le persone desiderose di vivere libere dovrebbero provare. Le immagini mostrano lo sguardo di un uomo partecipe e poetico ma non bisogna pensare solamente alla sua fine ed il catalogo della mostra può essere utile per conoscerlo”.

“La mostra è molto importante per la città poichè permette di mostrare cosa le Brigate Rosse hanno ucciso, il Guido Rossa uomo; troppo spesso viene identificato come vittima del terrorismo ma è prima di tutto una persona, un artista ed un alpinista. Questa esposizione è fondamentale perchè rende alla città Guido Rossa uomo”, conclude Luca Bizzarri, presidente di Palazzo Ducale.

SELENA BORGNA

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