A Coop private gli asili nido …
A Coop private gli asili nido
delle Piramidi e di Lavagnola
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RIFLESSIONI SUL PRESENTE E SUL FUTURO
(Ventitreesima parte)
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In data 24 febbraio 2018 È comparsa sul quotidiano La Stampa la seguente notizia A Coop private gli asili nido delle Piramidi e di Lavagnola Saranno le Piramidi di corso Mazzini e l’Aquilone di Lavagnola i due asili nido a essere dati ai privati. Accanto ai bimbi, cioè, non ci saranno le educatrici del Comune di Savona, ma personale esterno delle cooperative, individuate con gara d’appalto. Al termine dell’articolo, è, inoltre, possibile leggere questo breve inserto: “Resteranno a gestione diretta (pubblica) l’Arcobaleno di via Moizo, le Bollicine di Zinola, il Quadrifoglio della Chiavella. Le notizie, sopra riportate, hanno ricondotto, alla nostra memoria, un analogo articolo comparso sempre sul quotidiano “La Stampa” in data 6 gennaio 2016 a firma di Flavia Amabile così intitolato: Asili nido privatizzati a Roma
Ma, per tutti noi, è molto importante conoscere la parte iniziale di questo articolo: “Per il momento è un’ipotesi, tutta da costruire ma per la prima volta si parla di privatizzare gli asili nido di Roma in forma ufficiale, l’idea è contenuta nel documento unico di programmazione 2016-18 del campidoglio. Oltre alla privatizzazione degli asili nido, il commissario Francesco Paolo tronca vuole anche cedere allo stato le scuole comunali. Obiettivo; risparmiare 180 milioni solo nel 2016 e ridurre le liste d’attesa.” Ma, di fronte a queste drammatiche e sconvolgenti situazioni, che vedono concrete (e non soltanto ipotizzabili) le possibilità di giungere (non soltanto a Roma e a Savona ma in gran parte d’Italia) alla privatizzazione degli asili nido. Aldo ci ha fatto pervenire il seguente articolo (datato 8 marzo 1996) così intitolato Considerazioni sugli asili nido sulle scuole Sino a qualche anno fa, l’asilo-nido era visto unicamente come un bene-rifugio per la donna che doveva o voleva lavorare in un quadro di pari opportunità rispetto al partner maschile); per il bambino l’asilo-nido era considerato una specie di parcheggio, dove egli veniva custodito e tutelato nel miglior modo possibile. In omaggio a questa visione (alquanto ristretta, per la verità) il nido è stato, da sempre, classificato come un servizio socio assistenziale, arricchito di alcuni contenuti più specificatamente sanitari; non a caso la competenza nazionale sull’intera materia è stata attribuita (e continua ad essere attribuita) al Ministero della Sanità. Negli ultimi anni vi è stata, tuttavia, una radicale inversione di tendenza; abbiamo assistito ad una straordinaria evoluzione nella concezione del ruolo e dei compiti degli asili-nido, al punto che, oggi, essi (al pari delle scuole materne) sono considerati strutture fondamentali ed insostituibili della nostra società. A dimostrazione di quanto sopra affermato, desidero ricordare che la Regione Liguria, interpretando correttamente questa evoluzione culturale e scientifica, ha varato, in data 5 dicembre 1994, una Legge che disciplina il settore, attraverso una concezione moderna ed eticamente corretta dell’intera materia. Voglio sottolineare, sinteticamente, i punti che maggiormente caratterizzano il nuovo dettato legislativo: – L’asilo-nido è un SERVIZIO SOCIO-EDUCATIVO rivolto a TUTTI i bambini fino a tre anni di età, anche apolidi e stranieri che dimorano stabilmente nella nostra regione (Comma l° Articolo 2°); – E’ compito dell’asilo-nido promuovere lo sviluppo armonico delle potenzialità psicofisiche del bambino e dare, nel contempo, impulso al processo di socializzazione, in collaborazione con le famiglie, con gli operatori e con la scuola materna e dell’infanzia, secondo un PROGETTO PEDAGOGICO INTEGRATO (Comma 2° Articolo 2°); – L’asilo-nido, nell’ambito dell’integrazione con gli altri servizi educativi, sociali e sanitari, favorisce” la CONTINUITÀ EDUCATIVA in rapporto alla famiglia, all’ambiente sociale ed agli altri servizi esistenti, svolgendo altresì un intervento precoce finalizzato alla PREVENZIONE DI OGNI FORMA DI EMARGINAZIONE (Comma 4 ° Articolo 2°); – Il nido si caratterizza come CENTRO DI ELABORAZIONE E PROMOZIONE DI UNA ELEVATA E DIFFUSA CULTURA sulle tematiche relative all’infanzia (Comma 4° Articolo 2°); – L’asilo-nido è un servizio che tutela e garantisce l’inserimento dei minori che presentano svantaggi psicofisici e sociali, favorendone pari opportunità di sviluppo (Comma 5° Articolo 2°). I punti sopracitati meritano di essere adeguatamente analizzati e commentati. Quali considerazioni è possibile trarre al riguardo? Vediamo di procedere con ordine: a) L’asilo-nido (e con esso la Scuola Materna) non può più configurarsi come un “rimedio necessario”, bensì come un momento di promozione dello sviluppo della personalità di ogni bambino; questo intento va perseguito in collaborazione con la famiglia; non può esistere, quindi, una contraddizione o una contrapposizione tra questi servizi e le famiglie; si tratta, in realtà, di due nuclei interdipendenti e solidali tra loro, che lavorano per uno stesso obiettivo; in altri termini il dovere di allevare ed educare il bambino non deve essere più visto come compito riservato unicamente alla famiglia, ma tale dovere deve essere attribuito “anche” alla scuola ed alla comunità locale. Non si tratta, peraltro, di creare un modello stereotipo di bambino (una specie di collettivizzazione forzata della prima infanzia), ma, al contrario, di favorire l’esplicarsi e l’evolvere della personalità di ciascun bambino; occorre, in altri termini, affermando il principio della “eguaglianza delle opportunità”, mettere ogni bambino in condizioni di “parità di partenza” rispetto ai suoi coetanei e consentire, quindi, la piena estrinsecazione della sua specifica personalità; b) Ma l’asilo-nido (e con esso la Scuola Materna) diventa anche l’unico luogo, ove il bambino può (e potrà) dialogare e giocare con i propri coetanei; pensiamo alle straordinarie modificazioni intervenute, in questi ultimi anni, nella composizione delle famiglie: nella nostra provincia, al termine dell’ anno 1994, risiedevano 118.915 nuclei familiari, COMPOSTI MEDIAMENTE DA 2,36 PERSONE, il che significa che i pochi minori residenti in ambito provinciale sono FIGLI UNICI e quindi SOLI, impossibilitati a dialogare con i propri simili in ambito familiare; esiste il concreto pericolo che la solitudine, associata all’iper-protezione esercitata da parte dei genitori, possano condurre all’ accentuazione della cosiddetta “sindrome da figlio unico”, la quale, anche se non sfocerà nella vera e propria patologia, condurrà certamente alla formazione caratteriale di soggetti sempre più individualisti, sempre più egoisti, sempre più possessivi. Da queste considerazioni discende la funzione non soltanto educativa e formativa, ma anche SOCIALIZZANTE esercitata dagli asili-nido e dalle scuole materne; c) L’asilo-nido (e con esso la Scuola Materna) deve diventare un servizio fondamentale per la PREVENZIONE (non solo ai fini sanitari, ma soprattutto a fini sociali) di ogni forma di emarginazione fisica, psicologica e sociale; inoltre occorre ribadire che soprattutto in questa fascia di età deve intervenire il processo di integrazione di tutti quei minori che presentano disabilità (e non soltanto fisiche). Asilo di Lavagnola
Dall’analisi di queste riflessioni, discendono alcune conseguenti indicazioni operative, che sottopongo alla cortese attenzione degli amministratori locali e dei lettori: – Va modificata la Legge Nazionale del 1971, che dispone la dipendenza degli asili-nido dal Ministero della Sanità, misconoscendone la funzione educativa, formativa e socializzante; le competenze sulla materia vanno trasferite al Ministero della Pubblica Istruzione e, da questo, alle Regioni: a tal fine giacciono in Parlamento, in attesa di essere trasformate in Legge, una Proposta di iniziativa popolare ed una analoga Proposta presentata dalla Regione Veneto; – Va portato avanti, con lucidità e coerenza, il processo di integrazione tra asili-nido e scuole materne (e, più in generale, tra tutti i servizi rivolti all’infanzia); – Va progressivamente rivisto, per gli asili-nido, il concetto di “servizio a domanda individuale”, nel senso che queste strutture debbono rispondere sempre di più a bisogni collettivi (e sempre meno individuali) e, come tali, debbono essere finanziati, attraverso il normale (ed equo) gettito fiscale, dalle Istituzioni (Stato, Regione e Comuni) e sempre meno dalle famiglie. Mi auguro che questa tendenza abbia ad accentuarsi negli anni a venire; solo allora potremo dire di aver concretizzato una reale politica di sostegno ai minori ed alle loro famiglie. Savona, 8 marzo 1996 Asilo le Piramidi BREVE COMMENTO FINALE Le ipotesi programmatiche del commissario Tronca vanno decisamente contrastate; esse, infatti, sono dannose non soltanto sul piano educativo e sociologico, ma anche sul piano economico, perché il danaro che bisognerà spendere in futuro, per contrastare tutte le forme di emarginazione fisica, psicologica e sociale (insorte, nel prossimo domani, in seguito alla privatizzazione degli asili) sarà decisamente superiore a quello che oggi si vuole risparmiare. Identiche considerazioni ed identici giudizi negativi vanno rivolti verso l’operato ed i provvedimenti, che stanno per essere assunti, dei pubblici amministratori di Savona ALDO PASTORE 4 marzo 2018 |