A CHI SI ADDICE L’EPITETO DI CODARDO?
L’aggettivo italiano ‘codardo’ deriva dal francese antico couard cioè ‘con la coda bassa’, e sta a indicare chi si ritira per pusillanimità, vigliaccheria, viltà d’animo et similia di fronte a rischi, a pericoli, a precisi doveri. In senso più specifico e tecnico, la voce ‘codardìa’ è usata, in diritto penale militare, per definire tutte quelle violazioni dei doveri di un militare dovute alla paura di subire un danno personale. Una persona codarda è altresì quella che evita di rendere conto di quello che dice o tace (e che scrive o non scrive) e di quello che fa o non fa, come se si trovasse a vivere in un’isola deserta. Codardo è anche chi lancia il sasso e nasconde la mano, o chi oltraggia qualcuno che non può difendersi, sia esso un prigioniero di guerra o un semplice detenuto, o chi maltratta un malato o un mendicante o un bambino o un inferiore o un anziano o anche un animale in stato di cattività oppure chi oltraggia un importante personaggio pubblico caduto in disgrazia o addirittura morto, come avvenne, tra gli altri, per Napoleone Bonaparte ( rispetto al quale il Manzoni si dichiara “vergin di servo encomio / e di codardo oltraggio”) e, si parva licet, per Benito Mussolini esposto a testa in giù al ludibrio della folla a Piazzale Loreto a Milano, dopo la sua cattura e sommaria esecuzione (a questo proposito sono del parere, come molti antifascisti, che sarebbe stato meglio processarlo quale criminale di guerra anziché fucilarlo subito senza dargli la possibilità di esporre le sue quali che fossero ragioni). Abbiamo letto , in tempi più recenti, di oltraggi come quello dell’ ex presidente americano Donald Trump che ha definito tanto il terrorista Abu Bakr al-Baghdadi ormai morto, quanto il suo avversario politico vivo Joe Biden un “coward”, cioè un codardo. Quando si dice moderare i termini!
Va detto, a onor del vero, che la figura del codardo è sempre esistita, così nella realtà come in letteratura; si pensi ad esempio a quei peccatori che Dante chiama ignavi e che colloca nel cosiddetto Antinferno, a significare la loro indegnità totale, in quanto da vivi non hanno mai preso posizione né per ciò che ritenevano fosse bene né per ciò ritenevano fosse male, non hanno mai manifestato idee proprie, tuttalpiù adeguandosi acriticamente a quello che oggi viene chiamato, in senso spregiativo, mainstream o “pensiero dominante” (senza peraltro essere in grado di definire in che cosa precisamente consista). Tra la folla degli ignavi Dante intravide e conobbe “l’ombra di colui / che fece per viltade il gran rifiuto” (Inf. III, 59-60); secondo i primi interpreti si tratterebbe di papa Celestino V, al secolo Pier da Morrone, un eremita che nel 1294 venne eletto al Soglio ma che per motivi mai del tutto chiariti, dopo pochi mesi rinunciò a quella alta carica, favorendo così l’ascesa dell’ambizioso cardinale Benedetto Caetani, che gli succederà assumendo il nome di Bonifacio VIII. Altri ipotizzarono che alludesse a Ponzio Pilato, che preferì non salvare la vita a Gesù, pur ritenendolo innocente, per non opporsi al Sinedrio; oppure a Esaù, che barattò la sua primogenitura per un piatto di lenticchie. Tra gli altri ignavi o codardi celebri in letteratura possiamo ricordare il personaggio di Tersite nell’Iliade, quello di Jago, nell’Otello di Shakespeare, di don Abbondio nei Promessi sposi e anche l’ufficiale russo Aleksej Svabrin nella Figlia del capitano di Pushkin.
Indifferenti o qualunquisti che Gramsci ha stigmatizzato nel celebre articolo del 1917 pubblicato nella rivista “La città futura” in cui il giovane pensatore rivoluzionario sardo esprime tutto il suo disprezzo per questi “Sciagurati che mai non fur vivi” (Inf. Iii, 64): “Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che ‘vivere vuol dire essere partigiani’. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente on può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti… L’indifferenza è il peso morto della storia…Opera passivamente , ma opera…La fatalità che sembra dominare la storia, non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo…”. Piccola questione: ci sono , oggi, in circolazione più codardi o più persone coraggiose? A leggere le cronache e a guardare i telegiornali (sui social, dove chiunque può impunemente insultare, minacciare, offendere chiunque, il tacere è bello!) l’impressione è quella di essere circondati da codardi e da vigliacchi: che cosa sono d’altro quelle persone che, a Civitanova Marche, invece di soccorrere il povero Alika, l’ambulante nigeriano pestato a morte e sottrarlo alla furia omicida dello psicopatico salernitano Filippo Ferlazzo, si sono fermate a filmare la scena con il telefonino? E che cosa sono d’altro quei neonazisti anonimi che hanno sfregiato la lapide dedicata alla partigiana Tina Anselmi, a Torino? Che cosa sono d’altro quei neonazisti anonimi che hanno divelto e rubato, a Roma, le venti pietre d’inciampo che ricordavano la famiglia Di Consiglio sterminata tra Auschwitz e le fosse Ardeatine? Che cosa sono d’altro quei no vax che hanno imbrattato con una scritta minacciosa, di notte, la sede de La Stampa a Torino? Che cosa sono d’altro gli anonimo odiatori della senatrice a vita Liliana Segre?
Che cosa sono d’altro gli anonimi odiatori e insultatori del Presidente Sergio Mattarella? Che cosa sono d’altro gli anonimi autori della lettera minatoria con tanto di proiettile inviata all’immunologa Antonella Viola?
Che cosa sono d’altro gli anonimi imbrattatori della lapide in ricordo degli undici partigiani assassinati dai nazifascisti alla Bolognina? Che cosa sono d’altro quegli ispettori e quei tecnici che hanno firmato perizie di comodo sulle condizioni in cui versava il ponte Morandi a Genova prima del crollo? Che cosa sono d’altro gli addetti alla sicurezza della cabinovia del Mottarone precipitata perché avevano trascurato da anni di verificare lo stato del cavo trainante? Che cosa sono d’altro quegli operatori sanitari che maltrattano gli anziani non autosufficienti nelle “case di riposo”? Che cosa sono d’altro quei quattro bulli palestrati che hanno aggredito e massacrato di botte fino a ucciderlo il giovane di colore Willy Montero Duarte solo perché aveva cercato di soccorre un amico in difficoltà? Che cosa sono d’altro quei mariti, o fidanzati o “compagni” che perseguitano e alla fine uccidono la moglie, o la fidanzata, o la compagna, che, con qualche buona ragione, intendevano separarsi o chiudere una relazione divenuta impossibile? Insomma, si può essere codardi, vigliacchi e irresponsabili in molti modi, ma in ogni caso al codardo è come se mancasse, oltre al coraggio, anche quello che i filosofi chiamano “senso del dovere”; per loro il “Tu devi!” kantiano è un mero flatus vocis; ma non si rendono conto (o, anche se ne rendono conto, se ne infischiano) che se tutti fossero privi come loro di coraggio e di senso del dovere, la società in cui anch’essi vivono si affloscerebbe come un castello di carte. Certo è che, di questo passo, se il coraggio e il senso del dovere dovessero cedere del tutto il passo alla viltà e alla codardia, addio umanità.