FUTURO TECNOLOGICO – Parte Quinta (Tra Intelligenza Artificiale e robot tuttofare

FUTURO TECNOLOGICO – Parte quinta
(tra intelligenza artificiale e robot tuttofare)

1. INTRODUZIONE: L’ERA DELLA MACCHINA PENSANTE
Nel 2025 ci troviamo nel pieno di una rivoluzione silenziosa, ma onnipresente.

L’Intelligenza Artificiale (IA) e la robotica non sono più oggetti di fantascienza, ma strumenti concreti che stanno ridefinendo il concetto stesso di lavoro, convivenza sociale e autonomia umana.

Se l’automazione industriale era il volto del XX secolo, oggi siamo di fronte a una nuova forma di “agenti autonomi”: sistemi cognitivi capaci non solo di eseguire, ma di decidere.

I robot non stanno arrivando. Sono già ovunque. Non urlano, non brillano, non fanno scena. Si integrano. Pulendo i pavimenti di un hotel, attraversando i corridoi, muovendosi tra le persone.
LG ha iniziato i test con un robot aspirapolvere sviluppato per Marriott. Pulizia autonoma, coordinamento con lo staff, ottimizzazione dei turni. Non è un prodotto futuristico. È uno standard in fase di adozione. E la routine quotidiana sarà la porta d’ingresso dell’automazione permanente.
Chi controlla i robot controlla la produzione. Ma chi produce i robot, controlla tutto. La filiera non è più una rete di attori: è un impero verticale. Dal software al prodotto finito. Nessuna dipendenza esterna, nessuna debolezza.
Hyundai ha annunciato l’acquisto di decine di migliaia di robot dalla sua controllata Boston Dynamics: i cani Spot per la manutenzione, gli umanoidi Atlas per l’assemblaggio. Tutti potenziati dai nuovi modelli AI di Nvidia. Producono automobili, ma anche gli operai che le assembleranno. E quando un’azienda si costruisce da sola i propri lavoratori, non resta molto spazio per gli altri.
La fabbrica non è più un luogo. È un’intelligenza mobile, distribuita, autonoma. I robot non stanno entrando nei vecchi modelli produttivi: li stanno spazzando via. Non serve più la catena di montaggio. Non serve più il capannone. Serve solo un algoritmo e uno sciame di macchine capaci di costruire mentre si muovono.

 

2. L’EVOLUZIONE DELL’IA: DALLA LOGICA ALLE RETI NEURALI
L’Intelligenza Artificiale moderna nasce nel dopoguerra, ma è con l’avvento delle reti neurali profonde e del deep learning che l’IA ha mostrato le sue potenzialità trasformative.

Dal 2010 in poi, l’accumulo di big data e la potenza computazionale hanno consentito l’addestramento di modelli linguistici, visivi e decisionali.

La corsa ai cervelli artificiali non si ferma più. E quando parliamo di “cervelli”, ormai, intendiamo davvero intelligenze capaci di ragionare, esplorare, rispondere. OpenAI ha appena reso pubblico BrowseComp, un benchmark pensato per misurare la capacità degli agenti AI di cercare informazioni difficili da trovare sul web. Non è una semplice verifica di ricerca: qui si testa se l’IA riesce a cavarsela in quelle situazioni in cui anche noi, umani esperti di Google, spesso falliamo. È un segnale chiaro: si sta costruendo un nuovo tipo di intelligenza, capace di usare il web in modo autonomo, quasi come un investigatore digitale. E questo cambia tutto.
Nel frattempo, ByteDance – la stessa che sta dietro a TikTok – ha presentato Seed-Thinking-v1.5, un nuovo modello da 200 miliardi di parametri, con 20 miliardi attivi, progettato per il ragionamento. Supera DeepSeek R1, ed è già su GitHub, pronto per essere testato e usato. È una mossa importante, perché significa che la Cina sta spingendo forte anche sul fronte dell’open source dell’intelligenza artificiale, ma con armi sempre più sofisticate. Seed-Thinking non è un assistente: è un pensatore.
E sarà interessante vedere cosa accadrà quando inizieremo a usarli in massa.

Oggi, con i cosiddetti foundation models (es. GPT-4, Gemini, Claude), l’IA può dialogare, scrivere in codice, analizzare mercati e gestire processi complessi in autonomia.

3. LA ROBOTICA: DALLA FABBRICA AL SALOTTO
Droni, umanoidi, esoscheletri, veicoli autonomi: la robotica si è diversificata. La svolta odierna è nella robotica generale: dispositivi capaci di operare in ambienti non strutturati.

Stanno arrivando i robot.
I robot non imparano più come una macchina. Imparano come un bambino. Non serve solo il sensore. Serve l’esperienza. E l’ordine in cui la vivono conta più della quantità di dati che ricevono.
Alla USC, i ricercatori del ValeroLab hanno scoperto che nelle mani robotiche, l’efficacia non dipende dai sensori tattili, ma dall’esperienza accumulata. È l’educazione, non la progettazione, a fare la differenza. Il futuro della robotica è fatto di memoria, adattamento e apprendimento. Non di meccanica.
Ma non quelli che siamo abituati a vedere: fermi, chiusi in gabbie di ferro e programmati per ripetere lo stesso gesto all’infinito. Stavolta parliamo di robot con le gambe, che camminano davvero e pensano. E lo fanno insieme a un’intelligenza artificiale avanzata firmata Google.
Ci sono numeri che vanno oltre le previsioni, e stavolta tocca ai robot industriali.
Secondo l’ultimo report di Future Market Insights, questo mercato – che oggi vale circa 55 miliardi di dollari – è destinato a crescere fino a 296 miliardi entro il 2035. Una cifra impressionante, che ci dice molto di più di quanto sembri. Perché dietro quei numeri non ci sono solo macchine che assemblano e saldano. C’è una trasformazione radicale del lavoro.
Sempre più industrie stanno automatizzando interi processi produttivi. Alcune per aumentare la produttività, altre semplicemente per sopravvivere in un mercato ipercompetitivo. Ma quello che colpisce è la velocità: robot più agili, intelligenti, programmabili, addestrati per adattarsi al contesto e collaborare con gli esseri umani. Non sono più solo bracci meccanici chiusi in gabbie d’acciaio. Sono compagni di linea, integrati in fabbrica, silenziosi ma potentissimi.
In California, H2 Clipper ha brevettato un sistema in cui sciami di robot costruiscono dirigibili a idrogeno senza usare strutture fisse. Assemblano, ispezionano, correggono gli errori in tempo reale grazie all’AI generativa. Niente linee di produzione, niente impianti.
Solo automazione flessibile e decentralizzata.
Mercedes ha deciso di testare tutto questo in Germania, a Berlino, nel suo Digital Factory Campus. Il protagonista è Apollo, un robot umanoide sviluppato da Apptronik, azienda americana che collabora anche con la NASA. E il cervello? Quello arriva da DeepMind, il laboratorio di Google, con un software capace di dare istruzioni fisiche ai robot, non solo leggere testi o riconoscere immagini.
Apollo può trasportare pezzi da una postazione all’altra, ma è solo l’inizio. Perché è bipede, si muove da solo e può essere riprogrammato per altri compiti, adattandosi alle esigenze della fabbrica. Un’idea lontana dai robot statici che conoscevamo finora.
Mercedes non si è limitata a un test. Ha messo sul piatto 85 milioni di sterline per Apptronik, segno che l’accordo è serio. E con i nuovi modelli Gemini Robotics e Gemini Robotics Extended Reasoning integrati nel sistema, la fabbrica potrebbe diventare sempre più autonoma.
Un altro passo verso un mondo in cui la produzione non sarà solo automatizzata, ma anche intelligente. E stavolta, con gambe e cervello.
Figure 01 è un esempio di robot umanoide che svolge compiti in cucina o in ufficio. CarryBot, sviluppato in Italia, automatizza la logistica interna in piccole imprese.
Boston Dynamics, Hyundai e Tesla Robotics stanno progettando robot domestici e di sicurezzza.
Amazon vuole spingere ancora più in là il limite tra uomo e macchina, investendo 15 miliardi di dollari per aprire 80 enormi centri logistici negli Stati Uniti, interamente progettati intorno a robot di nuova generazione.
Gli esseri umani stanno rapidamente scomparendo dalle fabbriche, dai magazzini e da molti altri lavori, e questa nuova mossa di Amazon accelera ancora di più il processo. Parliamo di strutture a più piani dove centinaia di migliaia di robot gestiranno completamente smistamento, confezionamento e inventari, lasciando sempre meno spazio agli operatori umani.
Tutto è già pronto: ci sono robot come Proteus, che si muove liberamente senza segnaletiche sul pavimento e lavora fianco a fianco con noi, o Digit, che solleva e sposta contenitori in autonomia, già in test avanzato.
Dietro questo piano c’è un obiettivo chiaro: accorciare ancora di più i tempi delle consegne Prime, già diventate il 65% più rapide lo scorso anno grazie all’automazione. E mentre Amazon corre verso questa logistica iper-tecnologica, i nuovi centri arriveranno a contenere dieci volte più robot rispetto ai magazzini attuali.
Il corpo è cambiato. I movimenti sono più fluidi, le articolazioni più versatili, i calcoli più potenti. Il robot umanoide non è più un’idea da laboratorio. È una macchina costruita per agire nel mondo, in tempo reale.
Sempre Amazon non vuole solo consegnarci i pacchi. Vuole anche guidarci in giro.
A Los Angeles ha iniziato a testare i suoi robotaxi, usando SUV Toyota Highlander trasformati in veicoli autonomi dal suo braccio tecnologico Zoox.
Non stiamo parlando dei classici furgoni per le consegne, ma di veri taxi senza conducente, che girano in città con a bordo solo i tecnici dell’azienda. Sono lì per controllare che tutto fili liscio, ma l’idea è chiara: il futuro del trasporto urbano, secondo Amazon, è fatto di auto che guidano da sole.

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Zoox non è nuova nel settore. Ha già messo su strada veicoli completamente autonomi, senza volante né pedali, a Las Vegas e San Francisco. Ma Los Angeles è un banco di prova più impegnativo, con il suo traffico caotico e gli incroci infiniti.

Amazon ci sta investendo da anni. E mentre molti progetti simili arrancano, Zoox sembra spingere sull’acceleratore.
Anche se per ora non possiamo prenotare un robotaxi con un’app, è evidente che si stanno preparando a quel momento.
E quando accadrà, non ci sarà più bisogno di un autista: solo di una carta di credito e una destinazione.
Westwood Robotics ha presentato THEMIS, un umanoide con 40 gradi di libertà, braccia potenziate e 200 TOPS di potenza di calcolo. È progettato per fare. E quando un robot è progettato per fare tutto, è il contesto sociale a dover decidere cosa può e cosa non può fare. La tecnologia, ormai, è pronta.
Non è una scena da film di fantascienza. In Corea del Sud, i robot possono davvero camminare accanto a noi, legalmente, sui marciapiedi.
Grazie a una modifica al Road Traffic Act e all’introduzione dell’Intelligent Robots Act, i robot che rispettano determinati criteri ottengono lo “status pedonale”. Proprio così: se sono sotto i 500 chili, non superano i 15 km orari e passano i controlli di sicurezza, possono circolare tra la gente.
Ma non basta. Devono essere assicurati. E ogni robot deve avere un operatore responsabile. Insomma, non basta costruirli, serve anche addestrarli al traffico urbano.
Le aziende coreane non hanno perso tempo. I test sono già partiti: robot per consegnare pacchi, ma anche per pattugliare quartieri e monitorare situazioni critiche.

È un passaggio concreto verso una nuova quotidianità. Non teorico, non futuro. Presente.

4. SETTORI LAVORATIVI GIÀ TRASFORMATI
Sanità:
chirurgia robotica, diagnosi IA (radiologia, oncologia), assistenza anziani con robot sociali (es. Paro, temi).

Nel mondo iperconnesso e iperraffreddato dell’innovazione, la notizia più calda arriva da un oggetto ispirato a un animale a sangue freddo. All’Università del Missouri hanno creato un dispositivo indossabile a forma di stella marina che riesce a rilevare problemi cardiaci con il 90% di precisione, grazie a sensori guidati dall’intelligenza artificiale. Un esempio di tecnologia che non promette miracoli ma li avvicina, mettendosi al servizio della vita reale, del corpo, del cuore. La parte più umana del digitale.
Finanza:
robot-advisor, gestione portafogli automatizzata, identificazione frodi.
Logistica:
magazzini automatizzati (Amazon, Alibaba), droni per consegne, veicoli autonomi.
Servizi clienti:
chatbot, assistenti vocali, riconoscimento emozionale.
Manifattura:

cobot, manutenzione predittiva, sensoristica AI-driven.

5. I LAVORI CHE SARANNO DECISIVAMENTE TRASFORMATI ENTRO IL 2030
Educazione:
tutor IA personalizzati, piattaforme adattive, simulazioni in VR.
Giustizia e legaltech: automazione di contratti, previsioni giudiziarie, analisi normativa.
Difesa e sicurezza: sorveglianza automatizzata, decisioni strategiche assistite da IA.
Agricoltura:
robot da raccolta, sensoristica ambientale, analisi predittiva delle rese.

Energia e ambienti critici: manutenzione automatizzata in impianti nucleari, monitoraggio ambientale IA.

6. GLI EFFETTI A LUNGO TERMINE SULL’UMANITÀ

La delega cognitiva all’IA comporta una ridefinizione dell’agire umano. Il rischio è duplice: da un lato l’abbandono delle competenze da parte dell’uomo (deskilling), dall’altro una dipendenza passiva da sistemi opachi e proprietari.

L’etica algoritmica, la trasparenza e la giustizia predittiva sono ancora assenti nei framework normativi di molti Paesi.

Ma veramente c’è chi pensa che sia una gara umani contro robot?
Non è affatto così, e chi innesta la paura di questo fa un male a tutta la comunità.
Ad esempio in Cina è stato fatto un esperimento durante una maratona per testare alcuni robot creati apposta.
Anche nelle maratone normali si corre tutti insieme e l’atleta di 30 anni non si confronta con quello di 70, sono semplicemente categorie diverse.
Un po’ come per le Olimpiadi che devono attualmente risolvere assolutamente la situazione delle gare tra intersessuali e femmine o maschi.
Tra venti o trent’anni avremo qualcuno che si chiederà veramente se oggi, qualcuno come lavoro consegnava pacchi o distribuiva panini dietro a un bancone per ore e ore senza impazzire e con quelle ridicole retribuzioni.
Magari i nostri figli o nipoti lavoreranno alla manutenzione e gestione dei robot o delle applicazioni delle AI di un negozio o di un magazzino.

E questo perché semplicemente cambieranno i lavori, a noi non resta altro che adeguarci, adesso siamo nella fase delle gare, della promozione dei vari prodotti, della pubblicità e della preparazione del futuro prossimo.

7. UNA LETTURA CRITICA: TRA NEOCOLONIALISMO TECNOLOGICO E IPERCONTROLLO
Sotto al piano prettamente economico ed organizzativo, attualmente le big tech USA e i colossi cinesi stanno in piena competizione e senza quartiere, tracciando il futuro della società in assenza di governance democratica e drastiche leggi per proteggere la società del futuro.

La robotizzazione globale può diventare lo strumento definitivo di controllo delle masse, creando una “classe servile algoritmica”, solo se le nazioni non saranno lungimiranti e provvederanno al più presto l’autotutela e leggi adeguate che possano essere modificate in breve termine sempre per proteggere l’umanità.
Le tecnologie sono neutre solo in teoria: nella pratica, riflettono i rapporti di potere globali. L’Europa se non avvia progetti alternativi, (ma questo su tutto) altrimenti rischia di restare un consumatore passivo di qualsiasi prodotto anche dell’ innovazione, senza capacità sovrana.

 

8. CONVIVENZA UOMO-MACCHINA: UN NUOVO PATTO SOCIALE

Il futuro richiede una transizione intelligente: universale, inclusiva e sostenibile.
Servono politiche di formazione continua, redditi universali di base e modelli di co-design etico delle tecnologie.
L’obiettivo non deve essere sostituire l’uomo, ma aumentare il benessere collettivo attraverso nuove professionalità e redditi equiparati e sostitutivi, incoraggiando la formazione delle persone, e delle nuove professionalità implicate nel progresso tecnologico.
Ma la domanda cruciale che dobbiamo porci è un’altra.
Quando i robot produrranno gran parte dei beni e forniranno gran parte dei servizi al posto nostro, e quando gli esseri umani avranno sempre meno opportunità di lavoro, dove troveranno poi i soldi per comprare proprio quei beni e quei servizi prodotti dai robot?
Il nocciolo del discorso è proprio questo, soprattutto per la domanda e la risposta sugli acquisti e le modalità di consegna, perché chi fa le consegne dovrà sbattersi il doppio se la produzione e preparazione già oggi sono triplicate.
Ora i corrieri in Europa fanno scioperi continui per il trattamento e le condizioni di lavoro disperate, una volta che ci sarà la robottizzazione industriale, come faranno?
E noi? Siamo pronti ad aprire il marciapiede e le nostre case o i nostri supermercati e industrie ai robot?
E non è solo questione di costi.
I robot industriali non vanno in malattia, non scioperano, non si stancano.
Una tentazione forte per chi gestisce aziende.
Ma a quale prezzo?
Ogni linea automatizzata è un posto di lavoro umano in meno.
O, nel migliore dei casi, è un lavoro che cambia forma, richiede nuove competenze, nuove responsabilità.
Questa transizione è già in corso.
Il punto è capire se stiamo accompagnando le persone nel cambiamento… o se le stiamo semplicemente lasciando indietro.
Prima che tutte le nazioni possano permettersi di poter usufruire dei servizi e di queste tecnologie, potrebbero passare decenni, ma proprio per questo il divario che si aprirà tra quelle più avanzate e quelle più arretrate sarà un divario forse incolmabile.
Questo determinerà chi sarà la nazione o il gruppo economico, politico e socialmente dominante nel futuro.

9. CONCLUSIONI
Non esiste una sola IA, ma molti usi dell’IA.
La differenza la farà la cultura politica, etica e sociale che sapremo sviluppare intorno a queste tecnologie.
Il tempo per una presa di coscienza collettiva è ora.
Il 2030 è dietro l’angolo e per come queste tecnologie oggi stanno correndo, forse quella data sarà per molti già tardiva.

FONTI PRINCIPALI;
World Economic Forum, Future of Jobs Report 2023
McKinsey Global Institute, “The State of AI in 2024”
Luciano Floridi, “Etica dell’Intelligenza Artificiale” (Libro)
MIT Technology Review, Robotics 2025
OECD AI Policy Observatory

Paolo Bongiovanni
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