UNA PROPOSTA PER LA REGIONE LIGURIA

I tempi sono maturi per avviare una riflessione ed un confronto sulla prospettiva di mettere assieme forze e intelligenze al fine di avanzare una proposta politica in grado di fornire in vista della tornata elettorale del 2025, un contributo progettuale e politico alla costruzione di un’ampia alleanza democratico – progressista.
Non si tratta però di impostare un discorso rivolto semplicemente in chiave elettorale.
Occorrerà muoversi in profondità per una vera e propria “costruzione di senso” e di visione riguardante il futuro del nostro angolo di mondo in relazione alle grandi modificazioni che ci attendono sul piano sociale, scientifico, tecnologico, ambientale: temi che dovrebbero essere raccolti e sintetizzati in un adeguato agire politico e in una elevata capacità di intreccio tra cultura e funzione di governo del territorio.
Limitiamo comunque l’espressione di un nostro punto di vista alla fase che ci attende nell’immediato.

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Quali possono essere allora i punti sui quali avviare questa auspicata riflessione da realizzarsi attraverso un vasto dibattito tra diversi soggetti politici, culturali, associativi?
Prima di tutto vanno formulati alcuni giudizi sul piano generale:
1) Il primo punto di criticità da analizzare riguarda il cosiddetto progetto di “autonomia differenziata”. Questa ipotesi appare pericolosa prima di tutto perché spezzerebbe l’unitarietà dell’intervento pubblico in campi delicatissimi e già in forte difficoltà come – ad esempio – scuola e sanità. L’autonomia differenziata aprirebbe la strada ad ulteriori invasioni di un “privato” tendente a fare di questi soggetti del welfare un terreno di caccia speculativo (come già sta avvenendo in forma molto pericolosa). In secondo luogo perché porrebbe in discussione il concetto stesso di rapporto tra Stato e sistema autonomistico già incrinato con l’affrettata modifica avvenuta a suo tempo del titolo V della Costituzione;
2) Il secondo elemento da analizzare sul piano generale è quello del modificarsi progressivo del ruolo dell’Ente Regione con un passaggio da soggetto di produzione legislativa e di indirizzo politico-amministrativo a Ente di nomina e di spesa. Nel frattempo dal punto di vista della capacità di intermediazione del sistema è venuta meno una vera e propria “qualità di governo” d’area vasta intermedia con lo scadimento di ruolo delle Amministrazioni Provinciali e la creazione della Città metropolitana (che appare proprio come soggetto istituzionale limitato in quelle funzioni di intermediazione e coordinamento tra territori cui si faceva cenno). Deve essere sottolineato anche il fatto che questa trasformazione dell’Ente nel suo muoversi attorno alle proprie coordinate di governo è stata enfatizzata dal meccanismo elettivo del Presidente della Giunta con l’elezione diretta (ruolo incautamente definito con vezzo giornalistico di “governatore”).
Entrando nel merito dei temi riguardanti la Regione Liguria e del giudizio che può essere formulato sull’attuale amministrazione è possibile affermare che proprio quelle caratteristiche di “nomina” e di “spesa” sono state assolutamente caratterizzanti l’amministrazione di centro – destra in carica dal 2015 in una mediocre versione di tipo corporativo e politicista.
Disponendo di questo appena enunciato punto di partenza può diventare allora possibile elencare alcuni elementi sui quali avviare un auspicato discorso di ricognizione orientato a favorire la necessaria progettualità:
1) Emergono come prioritari i temi dell’invecchiamento della popolazione e del deficit demografico: temi che richiamano la possibilità di utilizzare alcuni punti di forza presenti nella nostra Regione dal punto di vista dell’accoglienza delle nuove forme di lavoro legate alla digitalizzazione e dell’incremento e regolazione dei flussi migratori e relativi processi di integrazione considerati soprattutto sotto l’aspetto formativo;
2) rimane da sciogliere un nodo atavico che è quello di un discorso di unitarietà dei riferimenti regionali in presenza di un accertato ruolo di Genova come “Città Regione”: questo elemento appare fondamentale da affrontare in relazione ad alcuni temi i principali dei quali riguardano le infrastrutture per le quali è necessario sviluppare un progetto di equilibrio tra l’uscita dall’isolamento e l’orientamento verso le direttrici di traffico (non soltanto per le merci) ferroviario, stradale, marittimo. Va individuato un asse portante verso il Nord , verso l’Ovest (Genova – Nizza), ad Est in rapporto con il “nuovo triangolo” e la Mitteleuropa, facendo in modo che tutta la Liguria si trasformi nello sbocco naturale delle aree più forti economicamente dell’Europa continentale tornando parte integrante della zona economicamente più avanzata del Paese, dopo la fine del cosiddetto “triangolo industriale”;
3) Tre settori: quello portuale, quello turistico e quello sanitario possono rappresentare un nuovo volano di sviluppo a condizione che si superino – appunto – ristrette visioni corporative e privatistiche (emblematico il “caso balneari”) attraverso il recupero da parte dell’Ente Regione di una propria capacità programmatoria da inserire in un contesto molto più ampio di riferimento nazionale e sovra-nazionale;
4) La presenza di una possibilità di sviluppo nella relazione tecnologia/innovazione industriale. Anche in questo caso il discorso di dimensione regionale appare assolutamente imprescindibile in quanto appare necessario, per attuare una efficace programmazione, analizzare il tema delle aree industriali dismesse sulle quali proporre di avviare imprese ad alto livello di know-how che, ad esempio in una situazione come quella della Val Bormida, rappresenta un elemento assolutamente decisivo per qualsiasi prospettiva futura;
5) La Liguria ha sofferto nel corso del tempo di una forte accelerazione nella cementificazione del suo fragile territorio (non a caso proprio il processo di invasione del cemento fu definito a suo tempo come “rapallizzazione”). Si tratta di un punto che assume ancora fondamentale importanza anche soprattutto sotto l’aspetto del rapporto costa/entroterra con lo spopolamento di interi borghi e relativo depauperamento economico. Si rileva la necessità di un vero e proprio piano di recupero in questa direzione. Grande attenzione da questo punto di vista andrà posta alla viabilità interna.
Franco Astengo (Associazione “Il Rosso non è il Nero – Savona”)

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One thought on “UNA PROPOSTA PER LA REGIONE LIGURIA”

  1. Interessante articolo con buonissime proposte peccato che poi quando si va al potere le idee proposte si dimenticano come in questo caso visto che il “Rosso non è il nero” fa parte della disastrosa giunta di Savona

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