SIAMO TUTTI NELLA STESSA BARCA

Se no lo fossimo, nell’ ora
del naufragio prossimo venturo
ci sarebbero ancora,
insieme a tutti gli altri animali
in una nuova arca
privilegiati e carichi residuali,
figli di papà e figli di nessuno,
sommersi e salvati.
Ma la prossima volta non deve
salvarsi nessun resto di questa
disumana umanità, fin troppo
è durata la pazienza del creatore:
prenda atto di essersi sbagliato
e agisca di conseguenza.
D’altronde ci aveva pur avvisati:
“Se la vostra giustizia non supererà
quella degli scribi e dei farisei,
non entrerete nel regno dei cieli”.
Non solo non l’abbiamo superata
ma non l’abbiamo nemmeno osservata;
abbiamo preferito obbedire
al principe di questo mondo,
ci siamo costruiti degli idoli
e li abbiamo adorati come dei;
non ci siamo riconciliati per tempo
con i nostri nemici, abbiamo
continuato a odiarli dimenticando
che l’essere odiati fa odiare;
abbiamo creduto che la nostra
barca fosse inaffondabile e tanto
ci è bastato per navigare sicuri
finché non è arrivata la tempesta;
abbiam irriso chi ha preso
il largo per disperazione
quando ce ne stavamo a terra
ben riparati e al caldo,
come se meritassimo questo
favore e non potesse toccare
anche a noi, un giorno, di invocare
aiuto annegando tra onde gelate
vere e proprie o figlie dell’abisso
infernale in cui potremmo cadere
da vivi di fuori e morti di dentro,
quando dal fondo dell’angoscia
per non aver dato aiuto
a chi lo chiedeva, il nostro grido
risuonerà invano nella notte eterna.

Fulvio Sguerso

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3 thoughts on “SIAMO TUTTI NELLA STESSA BARCA”

  1. Tutti sulla stessa barca. Solo che ognuno, chi più chi meno, tende a leggere il concetto al modo di Sergio Endrigo:
    “Sarà come sull’arca di Noè:
    il cane il gatto io, e te”…

  2. Efficace linguaggio poetico. Parla al cuore. Ma la vita non è sogno, per dirla con un altro poeta, Quasimodo. Se gli aspiranti a salire sull’arca continuano a crescere di numero e sfidano il mare in tempesta per salirci ad ogni costo (in soldi a Caronte e annegati) trascineranno nell’abisso se stessi e l’arca con tutti i suoi occupanti. Con altra metafora, è inutile svuotare la vasca forata con la ciotola se il rubinetto getta sempre più acqua. Legge fisica, poco poetica, ma rende l’idea

  3. Veramente più che al cuore questi miei versi liberi parlano, o meglio, vorrebbero parlare, alla coscienza, prima che degli altri, della mia. In teoria credo nel valore della solidarietà, della giustizia, del coraggio, della pietà; ma se sono onesto con me stesso, mi chiedo quante volte ha prevalso in me l’egoismo, l’ignavia e la malattia mortale dell’accidia? Per questo ho pubblicamente coinvolto tutta l’umanità nel mio senso di colpa. Più egoista di così, si muore!

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