Lettura di un’immagine: Monumento (o stele) a Pertini

LETTURA DI UN’IMMAGINE 131
Monumento (o stele) a Sandro Pertini
Lastra monolitica in acciaio corten (2021)
di Gianni Lucchesi  Piazza Sandro Pertini – Savona

LETTURA DI UN’IMMAGINE 131
Monumento (o stele) a Sandro Pertini
Lastra monolitica in acciaio corten (2021)
di Gianni Lucchesi
Piazza Sandro Pertini – Savona

 L’opera dell’artista pisano Gianni Lucchesi dedicata a Sandro Pertini non è di facile lettura a cominciare dalla sua definizione: monumento o stele? La parola “monumento” deriva, come è noto, dal verbo latino monere che significa “far ricordare”, e difatti chiamiamo monumento un’opera soprattutto di scultura o architettura finalizzata a perpetuare la memoria di un personaggio o di un avvenimento storico particolarmente significativo per una determinata comunità. Chiamiamo “stele”, dal greco stéle che significa “colonna”, una lastra in pietra o in marmo adorna sovente di bassorilievi, con iscrizioni dedicatorie a una divinità o a un imperatore o a un defunto. In questo caso abbiamo una lastra in acciaio corten, il cui valore simbolico riferito al carattere del Presidente Pertini dovrebbe risultare evidente, compatta nella parte inferiore e traforata nella parte superiore con la tecnica dell’ossitaglio in modo da formare parole e frasi tratte dagli scritti e dai discorsi del Presidente Sandro Pertini, a futura memoria. Quindi è più corretto chiamare l’opera di Lucchesi stele più che monumento, anche per rispetto alla volontà del Presidente che non amava essere “monumentato” e che preferiva essere ricordato piuttosto per la coerenza e la fedeltà alle proprie idee, o meglio, ai propri ideali più duraturi e resistenti di qualunque effigie.

E fin qui l’idea dell’artista pisano di mirare all’essenza dell’uomo Pertini e non alla sua immagine esteriore, al suo carattere “inossidabile” e non a un momento particolare della sua vita, al suo proprio pensiero e non al personaggio pubblico o a quello che è stato detto e che anche oggi dicono di lui, non fa una grinza. Tuttavia, come sovente accade, tra una buona intenzione e la realizzazione della medesima, il diavolo può metterci la coda. Peccato che tra le frasi scelte e le singole parole messe in rilievo con una cromia più chiara e brillante e lievemente aggettanti rispetto al piano della lastra brillino per la loro assenza quelle che più caratterizzano il pensiero politico e gli ideali specifici per i quali Sandro Pertini ha vissuto e affrontato con orgoglio la prigionia e il confino. Sono le parole che leggiamo nella lettera alla madre del 23 dicembre 1929: “Se sapessi con quale gioia e con quanta fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della mia fede: ‘Viva il socialismo-Abbasso il fascismo’!“ Ecco, sarebbe bastato scolpire anche queste parole e nessuno, credo, avrebbe avuto niente da ridire. Perché l’artista pisano ha omesso parole come socialismo e antifascismo dalle frasi più rappresentative del pensiero di Sandro Pertini? Non c’era più spazio? Non si deve dire che Pertini era antifascista? Lo storico Paolo Pezzino, membro della giuria concordata tra San Paolo spa e Comune di Savona per la scelta dei bozzetti pervenuti in seguito al bando per il monumento non ha avuto niente da obiettare? Forse, fosse stata coinvolta l’Associazione Sandro Pertini di Stella San Giovanni ci saremmo risparmiate tante sgradevoli quanto inutili polemiche su questa stele che rischia di rappresentare un simbolo della discordia più che della concordia nel nome del “Presidente più amato dagli italiani”. 

     FULVIO SGUERSO  

 

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