lìè pien de lüs, che el par d’ess a Natal…

lìè pien de lüs, che el par d’ess a Natal…

lìè pien de lüs, che el par d’ess a Natal…

Enzo Jannacci è morto a Milano il 29 marzo 2013 a 77 anni per un tumore; era ricoverato alla clinica Columbus. Grande il cordoglio espresso da personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport, di cui era noto appassionato. La camera ardente è stata allestita il 31 marzo e 1° aprile al foyer del Teatro Dal Verme. Il funerale è stato celebrato il 2 aprile nella basilica di Sant’Ambrogio  e il cantautore è stato sepolto nel Famedio del cimitero Monumentale.

 

 

Questo è l’ultimo periodo che potete leggere su Wikipedia alla voce “Enzo Jannacci”. La biografia che vi compare è quella usuale. Compositore, Cantante, Cabarettista …

In secondo ordine il fatto che fosse un buon Medico, con il “pallino” della poesia in musica in quel bel dialetto che tanto bene s’adatta ad esprimere alcune emozioni.  Un parallelismo con Antòn Cechov (anch’egli medico) non ci starebbe neppure male. Il primo a mettere in versi e in musica, sempre con una fine ironia, anche gli aspetti  più prosaici e neri dell’umanità, il secondo che partì con gli aspetti più banalmente allegri e frivoli per finire nella più cupa analisi dell’uomo e delle sue debolezze confinate nel lato più oscuro e meschino di ognuno.

Non avendo alcuna pretesa di fare “critica” (tanto meno letteraria) mi chiedevo, con quei CD di Enzo Jannacci a portata di mano, quali aspetti dell’umanità non abbia  toccato. Ci sono pressoché tutti, da quelli più intimi della persona, dei rapporti interpersonali, della guerra civile in Italia fino alla prostituzione affrontata quasi con benevolenza in “T’ho cumpràa i calsett de seda” e “Veronica” e a vere e proprie canzoni di satira politica (ricordate “Ho visto un re?”?), ma qui scompare l’uso del dialetto.  Il dialetto è proprio e solo riservato agli aspetti più intimi come “Ti te se no” di cui ho tratto il verso che dà il titolo a questo breve scritto. Mi ci sono persino trovato io stesso in “Ohe! Sun chi” riportandomi alla mia infanzia, quando dal Siracusano mi trovai in quarantott’ore di treno nella pianura lombarda già piena di nebbia dove mio padre prendeva servizio. Anche noi avevamo due valigie di cartone.

 

Tra non molto sarà il 25 aprile. Giorno che da un po’ di anni assume sempre più  una connotazione sempre più a margine. “6 minuti all’alba” descrive la storia di uno dei tanti, dopo l’otto settembre. Io non riesco più ad ascoltarla perché, probabilmente, mi suscita disagio interiore e valutazioni negative su alcuni errori storici che aggiunsero morte alla morte.  Ne propongo qui sotto il testo scritto da Enzo Jannacci con Dario Fo. Come sopra accennato,  i passaggi più intimi sono in dialetto, il resto è in Italiano.

 

 

Sei minuti all’alba

el gh’è gnanca ciar,

sei minuti all’alba,

il prete è pronto già.

L’è giamò mes’ura

ch’el va drè a parlà:

«Gliel’ho detto, padre, debun

mi hu giamò pregà».

 

Nella cella accanto

canten na cansun:

«Sì, ma non è il momento,

un pu’ d’educasiun!».

Mi anca piangiarìa,

il groppo è pronto già;

piangere, d’accordo, e perché:

mi han da fucilà.

 

Vott setember sunt scapà,

hu finì de fa el suldà,

al paes mi sunt turnà,

disertore m’han ciamà.

De sul treno caregà,

n’altra volta sunt scapà,

in montagna sono andato, ma l’altr’er

cui ribelli m’han ciapà.

 

Entra un ufficiale,

mi offre da fumar:

«Grazie, ma non fumo

prima di mangiar».

Fa la faccia offesa,

mi tocca di accettar,

le manette ai polsi son già,

quei lì van a drè a cantà.

 

E strascino i piedi

e mi sento mal;

sei minuti all’alba,

Dio, cume l’è ciar.

Tocca farsi forza,

ci vuole un bel final,

dai, allunga il passo, perché

ci vuole dignità.

 

Vott setember sunt scapà,

hu finì de fa el suldà,

al paes mi sunt turnà,

disertore m’han ciamà.

De sul treno caregà,

n’altra volta sunt scapà,

in montagna sono andato, ma l’altr’er

cui ribelli m’han ciapà.

 

Chissà se dov’è Enzo Jannacci, ora, lìè pien de lüs, che el par d’ess a Natal, ma temo proprio di no, purtroppo.

 

http://www.salvatoreganci.ssep.it

museodellascienza.s.ganci@gmail.com

http://www.restaurostrumenti.ssep.it

 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.