Residenze, seconde case o alberghi?

Le scelte obbligate sulle aree ex industriali e demaniali
Residenze, seconde case o alberghi?
Chi garantisce più posti di lavoro
La crisi mondiale potrebbe dare una spinta benefica per evitare nuovi errori

Le scelte obbligate sulle aree ex industriali e demaniali
Residenze, seconde case o alberghi?
Chi garantisce più posti di lavoro
La crisi mondiale potrebbe dare una spinta benefica per evitare nuovi errori

Savona-  Sarà arrivato il momento delle decisioni? I nuovi vertici degli albergatori si saranno finalmente convinti che occorre cambiare strategie senza le quali non ci sarà futuro, se non quello delle parole,  degli annunci sempre generosi di promesse?

Con la crisi in atto la situazione potrebbe ulteriormente precipitare. Ecco perché bisogna avere il coraggio di decidere.

Residenze, seconde case o alberghi?

Sicuramente qualche lettore avrà seguito le mie ultime disquisizioni nell’articolo dal titolo “Navi a terra”… vedi .

Forse per colpa mia non riesco a spiegare in modo chiaro e semplice i concetti che intendo esprimere, e farne partecipe la categoria degli albergatori savonesi ed imperiesi, a mio avviso le grandi “vittime” della distorsione dell’economia turistica-alberghiera.

1)    Se sulle aree ex industriali, demaniali o comunque a disposizione delle amministrazioni locali, in modo o nell’altro di pertinenza di politici di turno, si edificano  come per esempio a Salerno, sul mare, ed in Variante al Piano Urbanistico Comunale 15.000 mila mq.  di alloggi residenziali, il valore del terreno su cui si edifica può aggirarsi, a questo punto, attorno ai 3.750 mq di “alloggi chiavi in mano”.

2)    E la cittadinanza può cosi godere di una cinquantina di alloggi o del loro ricavato investito in opere pubbliche. Però i corrispondenti posti di lavoro creati possono assurdamente quantificarsi in un massimo di 5 o 6 unità.

3)    Se sulla stessa area a mare, si edifica un Hotel-Turistico della stessa superfice di 15000 mq, alla cittadinanza  non spetta nulla, però in compenso i posti di lavoro creati possono tranquillamente quantificarsi in 250 unità lavorative (vedi Trucioli n.222 del 15 novembre 2009).

4)    Se sulle restanti aree edificabili, di proprietà di cittadini privati, si continuerà a costruire, e solo ormai sui tragici versanti di cui a suo tempo ho accennato (vedi Trucioli 216 del 4 ottobre 2009); agglomerati tipo l’Artesina, Prato Nevoso, o Limone Piemonte, le coste del nostro Paese, della nostra Liguria ponentina in particolare, si ritroveranno con la moltiplicazione all’infinito dei tristi problemi occupazionali di queste contrade.      

Lascio agli albergatori, ma soprattutto alla classe politica più sensibile e oculata, le conclusioni.

Guido Luccini  

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