versione stampabile <Ho studiato una
vita, conosco l’Europa, non ho interessi, vi parlo da tecnico >
Lettera di Natale e
per il Nuovo Anno
agli albergatori,
spesso disinformati Come salvare dalla chiusura le strutture esistenti e le
insidie della magistratura
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Guido Luccini |
Savona
– Mi
rivolgo a tutti gli albergatori liguri nella mia qualità di tecnico
interpellato dai blog Trucioli Savonesi e Uomini Liberi,
sulle modalità urbanistiche che attualmente disciplinano il contesto
alberghiero. Sulle laceranti polemiche. Sul clima di sfiducia che si è
venuto a creare. Supponiamo che ad
un certo punto della vita dell’albergo sia necessario intervenire
per l’adeguamento alle nuove normative igienico sanitarie e di
prevenzione.
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Tre, quattro mesi di lavoro su dodici, percentuali mediocri o modeste di occupazione delle camere, rimarranno tali e la tendenza volge al peggio. Chi fa previsioni diverse racconta frottole. Fa parte di quella folta schiera nota ad un vecchio detto < forza, partiamo lancia in resta e quando ti volti, è sparito>.
Con queste,
spero chiare, premesse qualsiasi conduzione aziendale non ha senso, non
ha sbocchi di razionale garanzia.
Infatti queste
aziende poste sul mercato, come è dimostrato, non hanno acquirenti in
quanto esistendo solo la possibilità della vendita complessiva
dell’albergo e, non essendo consentito alcun frazionamento
notarile-catastale, nessuno si sogna di investire il proprio denaro in
un’azienda destinata al collasso.
QUALE SOLUZIONE
POSSIBILE L’unica soluzione, fino a poco tempo fa, risultava il cambio di destinazione d’uso, cioè appartamenti, seconde case, monolocali e bilocali a peso d’oro. E tutti voi conoscete quante strutture ricettive abbiamo perduto. Nella sola provincia di Savona abbiamo superato il 50 per cento di trasformazioni del patrimonio ricettivo-alberghiero (quello tradizionale).Oggi la Regione Liguria (non mi interessa il colore politico di chi l’amministra) ha pensato bene di aiutare chi si trascina il problema da quattro anni, permettendo di cambiare destinazione in alloggi al 30 per cento del complesso, mantenendo il resto quale albergo e con tutta la buona volontà, non mi sembra la soluzione giusta, capace di trasformarsi in inversione di marcia. |
Esempio di aparthotel Encosta Do Vau |
QUESTO LO SCENARIOPer tentare di
farmi capire ho parlato di alloggi ed appartamenti
in quanto come gli albergatori sanno, per esperimenti eseguiti
sulla vostra pelle, che Residence, Aparthotel, R.T.A. C.A.V. sono
e rimangono appartamenti regolarmente inquisiti dalla Magistratura non
appena i proprietari di questi beni prendono o tentano di prendere ivi
la loro residenza. Ed è lampante che quando la trasformazione è totale,
la gestione di queste unità, che come minimo misurano 38 mq.
diventano oltremodo costose, e quindi impossibili, per i fruitori
turistici.
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LA MIA SOLUZIONE SUGGERITA
Normalmente
le camere d’albergo con bagno hanno dimensioni tra i 16 ed i
20 mq., ed è quindi, molto possibile ristrutturando il complesso,
poter inserire un piccolo blocco cucina. E qui occorre una
legge che consenta la semplice riduzione della struttura ricettiva da
38 a 15 mq., autorizzandone il frazionamento e quindi la vendita. Perché questa proposta? E’ frutto di quale ragionamento? A mio avviso, da tecnico che da una vita studia e conosce il settore, questo indirizzo consentirebbe di rientrare nelle normative internazionali, rimarco internazionali, che con il nome anche da noi a volte usato di “Aparthotel” identifica una unità immobiliare commerciale. DETTAGLI DELL’OPERAZIONEL’acquirente di tale unità avrà per contratto due soluzioni. La prima, concedere l’unità in locazione alla gestione-alberghiera. La seconda, prendervi la residenza con l’assoluto impegno di pagare tutti i servizi della stessa gestione alla pari degli altri fruitori. La seconda
soluzione cozza immediatamente
con i tre attuali mesi lavorativi dell’azienda. Il gestore si
sentirebbe obbligato a tenere in funzione
i servizi anche per una sola unità. Ma, se nel
corso della ristrutturazione si usa l’accortezza di rendere funzionali
ed indipendenti, come in molti casi condominiali, le varie unità, il
gestore non dovrà farsi carico dei servizi, accollandoli al proprietario
della nuova unità, concedendogli il solo accesso previsto in regime
condominiale. E’
evidente che qualora il gestore intendesse mantenere in funzione
l’azienda per tutto l’arco dell’anno il proprietario residente
nell’unità resterà sempre impegnato al pagamento dei servizi per lo
stesso periodo. CONCLUSIONI FINALIA questo punto qualsiasi gestore si augurerebbe di aver venduto tutta la sua azienda a stranieri residenti fissi e paganti, ma la cosa è peraltro utopistica. Rimane un fatto
incontrovertibile, certo, che prevedere nuove strutture turistiche
dotate dei servizi in oggi richiesti , l’Aparthotel delle stesse
dimensioni citate dovrebbe essere commercializzato al prezzo doppio del
mercato immobiliare limitrofo, mentre l’esistente albergo ristrutturato
sarebbe altamente concorrenziale potendo inserirsi agevolmente
nel mercato urbanizzato dove si trova. Se
qualcuno avesse dei dubbi e volesse chiarimenti, resto volentieri a
disposizione. Non ho interessi né economici, né partitici da difendere.
Non faccio parte di club del mattone o di lobby. Sono un
cittadino-professionista che ama la sua terra e pensa soprattutto alla
sorte dei nostri giovani, al loro futuro. Ai quali dedicherò volentieri
una prossima puntata. Guido Luccinie-mail
lucciniguido@libero.it
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