TRUCIOLI SAVONESI
spazio di riflessione per Savona e dintorni <Ho studiato
una vita, conosco l’Europa, non ho interessi, vi parlo da tecnico >
Lettera di
Natale e per il Nuovo Anno
agli
albergatori, spesso disinformati Come salvare dalla chiusura le strutture
esistenti e le insidie della magistratura
di Guido Luccini
Savona –
Mi rivolgo a tutti gli albergatori liguri nella mia qualità di
tecnico interpellato dai blog Trucioli Savonesi e Uomini
Liberi, sulle modalità urbanistiche che attualmente disciplinano
il contesto alberghiero. Sulle laceranti polemiche. Sul clima di
sfiducia che si è venuto a creare. Supponiamo che
ad un certo punto della vita dell’albergo sia necessario intervenire
per l’adeguamento alle nuove normative igienico sanitarie e
di prevenzione. L’intervento della Regione Liguria può arrivare al 40 % della spesa fatturata, ma, anche con questa agevolazione, la ristrutturazione non garantisce minimamente un incremento percentuale di clienti. Tre, quattro mesi di lavoro su dodici, percentuali mediocri o modeste di occupazione delle camere, rimarranno tali e la tendenza volge al peggio. Chi fa previsioni diverse racconta frottole. Fa parte di quella folta schiera nota ad un vecchio detto < forza, partiamo lancia in resta e quando ti volti, è sparito>. Con queste,
spero chiare, premesse qualsiasi conduzione aziendale non ha senso,
non ha sbocchi di razionale garanzia. Infatti queste
aziende poste sul mercato, come è dimostrato, non hanno acquirenti
in quanto esistendo solo la possibilità della vendita complessiva
dell’albergo e, non essendo consentito alcun frazionamento
notarile-catastale, nessuno si sogna di investire il proprio denaro
in un’azienda destinata al collasso. QUALE
SOLUZIONE POSSIBILE L’unica soluzione, fino a poco tempo fa, risultava il cambio di destinazione d’uso, cioè appartamenti, seconde case, monolocali e bilocali a peso d’oro. E tutti voi conoscete quante strutture ricettive abbiamo perduto. Nella sola provincia di Savona abbiamo superato il 50 per cento di trasformazioni del patrimonio ricettivo-alberghiero (quello tradizionale).Oggi la Regione Liguria (non mi interessa il colore politico di chi l’amministra) ha pensato bene di aiutare chi si trascina il problema da quattro anni, permettendo di cambiare destinazione in alloggi al 30 per cento del complesso, mantenendo il resto quale albergo e con tutta la buona volontà, non mi sembra la soluzione giusta, capace di trasformarsi in inversione di marcia.QUESTO LO SCENARIOPer tentare di
farmi capire ho parlato di alloggi ed appartamenti
in quanto come gli albergatori sanno, per esperimenti
eseguiti sulla vostra pelle, che Residence, Aparthotel, R.T.A.
C.A.V. sono e rimangono appartamenti regolarmente inquisiti
dalla Magistratura non appena i proprietari di questi beni prendono
o tentano di prendere ivi la loro residenza. Ed è lampante che
quando la trasformazione è totale, la gestione di queste unità, che
come minimo misurano 38 mq. diventano oltremodo costose, e
quindi impossibili, per i fruitori turistici. Sto parlando
di migliaia di situazioni in Italia in conseguenza di questo
selvaggio frazionamento alberghiero. Ciascuno di voi può verificare
in qualsiasi momento su Internet. Non solo favole, basta cliccare i
nomignoli attribuiti a quelli che noi persone normali abbiamo sempre
definito “alloggi”. LA MIA SOLUZIONE SUGGERITA
Normalmente
le camere d’albergo con bagno hanno dimensioni tra i 16 ed i
20 mq., ed è quindi, molto possibile ristrutturando il
complesso, poter inserire un piccolo blocco cucina. E qui occorre
una legge che consenta la semplice riduzione della struttura
ricettiva da 38 a 15 mq., autorizzandone il frazionamento e
quindi la vendita. Perché questa proposta? E’ frutto di quale ragionamento? A mio avviso, da tecnico che da una vita studia e conosce il settore, questo indirizzo consentirebbe di rientrare nelle normative internazionali, rimarco internazionali, che con il nome anche da noi a volte usato di “Aparthotel” identifica una unità immobiliare commerciale. DETTAGLI DELL’OPERAZIONEL’acquirente di tale unità avrà per contratto due soluzioni. La prima, concedere l’unità in locazione alla gestione-alberghiera. La seconda, prendervi la residenza con l’assoluto impegno di pagare tutti i servizi della stessa gestione alla pari degli altri fruitori. La seconda
soluzione cozza immediatamente
con i tre attuali mesi lavorativi dell’azienda. Il gestore si
sentirebbe obbligato a tenere in funzione
i servizi anche per una sola unità. Ma, se nel
corso della ristrutturazione si usa l’accortezza di rendere
funzionali ed indipendenti, come in molti casi condominiali, le
varie unità, il gestore non dovrà farsi carico dei servizi,
accollandoli al proprietario della nuova unità, concedendogli il
solo accesso previsto in regime condominiale. E’ evidente
che qualora il gestore intendesse mantenere in funzione l’azienda
per tutto l’arco dell’anno il proprietario residente nell’unità
resterà sempre impegnato al pagamento dei servizi per lo stesso
periodo. CONCLUSIONI FINALIA questo punto qualsiasi gestore si augurerebbe di aver venduto tutta la sua azienda a stranieri residenti fissi e paganti, ma la cosa è peraltro utopistica. Rimane un
fatto incontrovertibile, certo, che prevedere nuove strutture
turistiche dotate dei servizi in oggi richiesti , l’Aparthotel
delle stesse dimensioni citate dovrebbe essere commercializzato al
prezzo doppio del mercato immobiliare limitrofo, mentre l’esistente
albergo ristrutturato
sarebbe altamente concorrenziale potendo inserirsi agevolmente nel
mercato urbanizzato dove si trova. Se qualcuno
avesse dei dubbi e volesse chiarimenti, resto volentieri a
disposizione. Non ho interessi né economici, né partitici da
difendere. Non faccio parte di club del mattone o di lobby. Sono un
cittadino-professionista che ama la sua terra e pensa soprattutto
alla sorte dei nostri giovani, al loro futuro. Ai quali dedicherò
volentieri una prossima puntata. Guido Luccini
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